Presentato il rapporto Almalaurea 2008

12/03/2009

Durante il convegno “Occupazione e occupabilità dei laureati. A dieci anni dalla Dichiarazione di Bologna”, che si è tenuto a Bari giovedì 12 marzo, è stato presentato l’XI Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati italiani.
Per quanto riguarda i nuovi laureati post-riforma (primo livello e specialistici), l’analisi restituisce un’istantanea relativa all’anno 2007 e non un quadro di tendenza, tenendo conto che si tratta di laureati che solo da pochi anni si sono affacciati al mondo del lavoro.
In particolare, nel caso degli specialistici biennali, è la prima volta che viene analizzata la loro condizione occupazionale a un anno dalla laurea.
In generale, l’analisi dell’occupabilità dei laureati post-riforma, soprattutto se confrontati, pur con tutte le cautele del caso, con quelli dei laureati pre-riforma degli anni precedenti, mostra segnali positivi, a testimonianza di un mercato del lavoro che, prima della crisi mondiale, sembrava ben accogliere i laureati figli della riforma senza particolari penalizzazioni tra i titoli di primo e secondo livello.
E’ bene infatti ricordare che il periodo di osservazione dell’indagine AlmaLaurea, conclusasi nell’autunno 2008, ha solo sfiorato la crisi più acuta, ma i suoi segnali sono già presenti nel Rapporto che viene presentato in questi giorni.

LA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI LAUREATI DI PARMA

I neolaureati specialistici biennali a un anno dal conseguimento del titolo
Sono 832 i neolaureati specialistici biennali dell’Ateneo di Parma coinvolti nell’indagine. Tra i laureati specialistici del 2007 gli occupati sono l’80,9%, contro il 75% del dato complessivo degli Atenei (tale dato si ottiene sommando sia coloro che hanno iniziato a lavorare dopo aver conseguito la laurea, sia coloro che continuano a studiare in formazione retribuita).
A un anno dalla laurea guadagnano mediamente circa 1.150 euro (poco più della media nazionale, che si assesta sui 1.100 euro), ma la vera nota dolente è la stabilità del lavoro.
Appena il 34% dei neolaureati specialistici dell’Ateneo di Parma ha una posizione di lavoro stabile, ovvero a tempo indeterminato o con lavoro autonomo; il lavoro atipico (o con forme di apprendistato o formazione lavoro) coinvolge invece ben il 63,5% degli intervistati.

I laureati di primo livello a un anno dal conseguimento del titolo
Sono 2.278 i laureati di primo livello dell’Ateneo di Parma coinvolti nell’indagine. Di questi, il 48,5%, a un anno dal conseguimento del titolo, dichiara di essere occupato, e, all’interno di questo 48,5%, il 18% dichiara di essere contestualmente iscritto a un Corso di laurea specialistica.
In quersto caso il dato di Parma si discosta poco dal dato nazionale, che vede la percentuale di laureati di primo livello che lavora assestarsi al 47,9%, con il 16,3% di iscritti a una Laurea specialistica.
Per quanto riguarda la stabilità dell’occupazione, il 35,7% dei laureati di primo livello dell’Ateneo di Parma dichiara di avere un lavoro stabile, a fronte di un 56,8% che si trova in una situazione di precarietà.
A livello nazionale la forbice è molto più stretta: il 41,6% dichiara di avere un lavoro stabile, e il 49% una situazione precaria.

I laureati pre-riforma a 5 anni dal conseguimento del titolo
Sono 698 i laureati pre-riforma dell’Ateneo di Parma coinvolti nell’indagine. A 5 anni dal conseguimento del titolo, la stragrande maggioranza degli intervistati (88,8%) lavora, e dichiara un guadagno mensile medio di 1.389 euro (1.638 euro per gli uomini e 1.205 euro per le donne), a fronte dell’85% del dato nazionale, che evidenzia un guadagno mensile medio di 1.348 euro (1.566 euro per gli uomini e 1.203 per le donne).
Il dato sulla stabilità ci dice inoltre che hanno un lavoro stabile il 76,8% degli intervistati dell’Ateneo di Parma (70,4% la percentuale nazionale) e un lavoro precario il 22,4% (28,3% la percentuale nazionale.

In aggiunta alle comparazioni tra i dati nazionali e quelli dell’Università di Parma, si rivela particolarmente interessante uno degli approfondimenti del Rapporto AlmaLaurea 2008: “Laureate, lavoro e figli”.
La scelta delle laureate di diventare madri modifica il loro approccio nei confronti del mercato del lavoro? L’approfondimento, disponibile solo su base nazionale, riguarda le laureate del 2003, intervistate a cinque anni dalla laurea, e rileva che le laureate con figli, per lo più coniugate e residenti al Sud, sono penalizzate dal punto di vista occupazionale, non solo perché meno occupate (74% contro 84% delle laureate senza figli), ma anche perché escono dal mercato del lavoro una volta divenute madri (17%). E se comunque riescono a continuare a lavorare ricorrono al part-time (31% contro 17%).
Inoltre le caratteristiche del lavoro svolto influenzano la tendenza delle donne a fare figli. Tra le donne che già ad un anno dalla laurea potevano contare su un lavoro stabile, la maternità è significativamente più elevata: nel quinquennio successivo alla laurea, il 22% delle laureate contrattualmente stabilizzate ha scelto infatti di divenire madre, rispetto al 14% rilevato tra le donne ancora precarie.
Tutto ciò conferma la fragilità delle politiche a sostegno delle famiglie e l’inadeguatezza di normative a favore della crescita demografica, collocando l’Italia tra gli ultimi posti dell’Unione Europea sia per numero di figli per donna che per investimenti in servizi di cura all’infanzia.

perlavalbaganza