La montagna difende le proprie scuole

.
15/04/2009
h.16.20

Non ci sta la montagna a correre il rischio della chiusura delle proprie scuole. Non ci sta perché il pericolo è quello di un ulteriore spopolamento e impoverimento di quelle zone. L’hanno detto chiaramente questa mattina i Sindaci dei Comuni, i due Presidenti delle Comunità montane che insieme a genitori, insegnanti e dirigenti scolastici si sono dati appuntamento in Prefettura.
Obiettivo quello di consegnare al rappresentante del Governo in questo territorio un documento che contiene le preoccupazioni e le relative richieste delle terre alte. All’incontro questa mattina a palazzo Rangoni, con il prefetto Paolo Scarpis è intervenuto anche il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli.
Noi abbiamo investito molto come Provincia in montagna, perché riteniamo quelle zone una parte del nostro territorio a pieno titolo, in cui i cittadini devono avere pari diritti e pari opportunità. Per questo lì l’investimento procapite che abbiamo fatto è stato sei volte superiore rispetto all’area di pianura – ha commentato il presidente Bernazzoli Per noi la montagna è un investimento che può rendere nel medio periodo e infatti i primi risultati cominciano ad arrivare.
La nostra è una provincia che vince la scommessa della competizione globale se mette in campo tutto quello che ha, compreso la montagna che ha caratteristiche sue spendibili: l’ambiente, le produzioni tipiche, l’agroalimentare, ecc.
Tutti questi investimenti crollano se non si riescono a garantire i servizi sanità, scolastici e sociali. Noi abbiamo investito anche in questi settori, dal sanitario e sociale alle scuole. Certo che se si affronta il tema dei servizi scolastici in un’ottica puramente economicistica allora si vanificano gli sforzi fatti e si reca un grave danno alla montagna”.
All’incontro è intervenuto anche il Dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Armando Acri. Nel documento consegnato al Prefetto di Parma vengono avanzate diverse richieste a partire dalla necessità di correggere i parametri consentendo la formazione di plessi di montagna al di sotto dei 50 alunni, con numero di alunni minimo 25 e, dove non sia possibile, sia garantito il diritto allo studio con mantenimento del plesso con un numero minimo di bambini non inferiore a 6.
Si chiede inoltre che per la formazione delle classi delle scuole di montagna, si passi da un minimo di 10 alunni a 7 alunni; per la costituzione di sezioni di scuole dell’infanzia a un numero minimo 7 bambini; per la formazione delle pluriclassi che il minimo sia di 7 alunni e il massimo 15; che vengano mantenute, le sperimentazioni in essere; che venga garantito il regolare funzionamento delle scuole di montagna attribuendo ai dirigenti scolastici organici di personale docente e ATA che consenta il proficuo svolgimento dell’attività didattica e della vita della scuola.

lombatti_mar24