Provinciali, “la lista del PD la più forte… e la più ipocrita”

Shadow 2.0
Finalità del Progetto
Elenco dei
membri del Governo Ombra
___
11/05/2009

Il presente intervento è a titolo personale e i suoi contenuti non impegnano in nessun modo il Governo Ombra del Comune e della Provincia di Parma Shadow 2.0.

La lista del Partito Democratico è a mio avviso la più forte tra quelle depositate sabato scorso che parteciperanno alle elezioni provinciali del 6-7 giugno. Il PD locale ha calato alcuni assi potenti, a partire dai suoi primi cittadini. E così, scorrendo i nomi della lista, troviamo i sindaci in carica di Collecchio Giuseppe Romanini, di Sala Baganza Cristina Merusi, di Trecasali Nicola Bernardi, di Lesignano Michele Perlini, di Mezzani Meuccio Berselli, di Felino Barbara Lori, di Busseto Luca Laurini… A questi si aggiungono Pierluigi Ferrari, vicepresidente della Provincia, già sindaco di Borgotaro e macchina da voti in Valtaro, altri attuali o ex amministratori di vari comuni del parmense (Stefano Urbini, Amedeo Tosi, Stefano Mulazzi…), i consiglieri provinciali uscenti…
Nulla da dire… Vincenzo Bernazzoli ha messo in piedi una compagine molto competitiva che va a rafforzare la sua candidatura che i sondaggi accreditano già forte e credibile di per sé.
Questa lista, però, tradisce ancora una volta i cavalli di battaglia e le motivazioni stesse per le quali era stato costituito il Partito Democratico, subordinando di fatto le convinzioni alle convenienze. Perché i principi conclamati se non sono le premesse di azioni concrete diventano stravaganze, propaganda, per non dire inganni.
Abbiamo tutti la memoria corta ma non è difficile richiamare gli slogan che avevano accompagnato la nascita del PD che i dirigenti nazionali e locali avevano ripetuto come dei pappagalli per mesi e mesi (magari qualcuno in buona fede che ci credeva c’era pure).
Il PD doveva essere il partito delle “candidature contendibili” tramite lo strumento delle primarie. Di primarie per la scelta delle candidature nei collegi provinciali neanche l’ombra, tanto per cambiare.
Il PD doveva essere il partito “aperto” che favoriva la partecipazione e l’allargamento delle responsabilità. Nell’art 19 “Incandidabilità e incompatibilità” dello Statuto del PD dell’Emilia Romagna si legge che “gli iscritti al Partito Democratico non possono far parte contemporaneamente di più di un’assemblea elettiva e di un organo esecutivo”. I nomi sopra ricordati dimostrano l’esatto contrario, ovvero che il PD non è tanto un partito di popolo quanto di amministratori, un ceto politico chiamato a passare da un ruolo all’altro, esercitandone anche due o tre contemporaneamente.
Il PD doveva essere il partito della parità di genere, al punto che nel preambolo del suo Statuto “si impegna a rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla piena partecipazione politica delle donne, assicurando, a tutti i livelli, la presenza paritaria di genere in tutti gli organi del Partito, e favorendo la medesima presenza nelle istituzioni”. E’ impossibile dimenticare l’enfasi dell’annunciata rivoluzione che avrebbe dovuto trasformare l’intera politica italiana secondo la quale da ora in poi tutte le liste del PD sarebbero state composte per il 50% da uomini e per il 50% da donne. Orbene, per le provinciali si contano 9 candidate rosa su 30… un po’ pochino per chi voleva fare il paladino delle donne. A questo punto, a riguardo, mi aspetto che nei prossimi giorni il coordinamento delle donne del PD di Parma, tanto attivo sulla stampa locale nella rivendicazione della rappresentanza durate la fase costituente, protesti pubblicamente e si ribelli contro questa composizione della lista… perché altrimenti potrebbe sorgere il sospetto che le richieste di cooptazione di allora non fossero motivate da una giustissima battaglia per le donne, ma per assicurare la poltrona ad alcune di loro.
Sempre l’art 19 dello Statuto recita che “non è ricandidabile da parte del Partito Democratico a cariche pubbliche in assemblee o esecutivi in Regione, Province e Comuni superiori a 15.000 abitanti chi abbia già ricoperto le medesime cariche per la durata di due mandati pieni consecutivi”. In altre parole, la regola del limite dei due mandati. Quindi si comprende la mancata candidatura degli assessori provinciali uscenti Manuela Amoretti e Tiziana Mozzoni, ma parimenti non si capisce perché, ad esempio, Agostino Maggiali e Giovanni Bertocchi siano stati ricandidati in Consiglio per il terzo mandato consecutivo. A dire il vero lo Statuto prevede che “la deroga a questo limite può essere concessa soltanto sulla base di una relazione che evidenzi in maniera analitica il contributo fondamentale che, in virtù dell’esperienza politico-istituzionale, delle competenze e della capacità di lavoro, il soggetto per il quale viene richiesta la deroga potrà dare nel successivo mandato”… con tutto il rispetto per gli amici Maggiali e Bertocchi non penso che neppure loro abbiano la presunzione di ascriversi a tale eccezione.
Altra bandiera del PD, la territorialità delle candidature. Ma allora perchè la segretaria provinciale del PD Barbaro Lori (sindaco di Felino) è stata catapultata nel collegio di Cortile San Martino a Parma, così come l’altro big del partito, Mario De Blasi, Presidente uscente del Consiglio provinciale, nel collegio blindato del Montanara.. come se il circolo del Montanara, storicamente una delle sezioni più forti della sinistra, non fosse in grado di esprimere alcun suo elemento?
Per concludere, Bernazzoli ha fatto benissimo a promuovere una lista di questo tipo, perché è la più forte possibile dal punto di vista elettorale. Tra l’altro si sa che il Presidente è uno che bada al sodo ed evidentemente prima di altri aveva capito che tutti quegli annunci di partito nuovo e di innovazione della politica erano solo balle e fumo per gli elettori a cui era giusto dare il peso che meritano.
Cambiando campo, presenta spunti interessanti la lista dell’UDC ma oggi non mi dilungo oltre.
E la lista del PDL? Qui la faccio breve e la chiudo subito, perché è così misera e grigia che non saprei neppure come commentarla… 

lombatti_mar24

Provinciali, “la lista del PD la più forte… e la più ipocrita”

11/05/2009
h.10.10

La lista del Partito Democratico è a mio avviso la più forte tra quelle depositate sabato scorso che parteciperanno alle elezioni provinciali del 6-7 giugno. Il PD locale ha calato alcuni assi potenti, a partire dai suoi primi cittadini. E così, scorrendo i nomi della lista, troviamo i sindaci in carica di Collecchio Giuseppe Romanini, di Sala Baganza Cristina Merusi, di Trecasali Nicola Bernardi, di Lesignano Michele Perlini, di Mezzani Meuccio Berselli, di Felino Barbara Lori, di Busseto Luca Laurini… A questi si aggiungono Pierluigi Ferrari, vicepresidente della Provincia, già sindaco di Borgotaro e macchina da voti in Valtaro, altri attuali o ex amministratori di vari comuni del parmense (Stefano Urbini, Amedeo Tosi, Stefano Mulazzi…), i consiglieri provinciali uscenti…
Nulla da dire… Vincenzo Bernazzoli ha messo in piedi una compagine molto competitiva che va a rafforzare la sua candidatura che i sondaggi accreditano già forte e credibile di per sé.
Questa lista, però, tradisce ancora una volta i cavalli di battaglia e le motivazioni stesse per le quali era stato costituito il Partito Democratico, subordinando di fatto le convinzioni alle convenienze. Perché i principi conclamati se non sono le premesse di azioni concrete diventano stravaganze, propaganda, per non dire inganni.
Abbiamo tutti la memoria corta ma non è difficile richiamare gli slogan che avevano accompagnato la nascita del PD che i dirigenti nazionali e locali avevano ripetuto come dei pappagalli per mesi e mesi (magari qualcuno in buona fede che ci credeva c’era pure).
Il PD doveva essere il partito delle “candidature contendibili” tramite lo strumento delle primarie. Di primarie per la scelta delle candidature nei collegi provinciali neanche l’ombra, tanto per cambiare.
Il PD doveva essere il partito “aperto” che favoriva la partecipazione e l’allargamento delle responsabilità. Nell’art 19 “Incandidabilità e incompatibilità” dello Statuto del PD dell’Emilia Romagna si legge che “gli iscritti al Partito Democratico non possono far parte contemporaneamente di più di un’assemblea elettiva e di un organo esecutivo”. I nomi sopra ricordati dimostrano l’esatto contrario, ovvero che il PD non è tanto un partito di popolo quanto di amministratori, un ceto politico chiamato a passare da un ruolo all’altro, esercitandone anche due o tre contemporaneamente.
Il PD doveva essere il partito della parità di genere, al punto che nel preambolo del suo Statuto “si impegna a rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla piena partecipazione politica delle donne, assicurando, a tutti i livelli, la presenza paritaria di genere in tutti gli organi del Partito, e favorendo la medesima presenza nelle istituzioni”. E’ impossibile dimenticare l’enfasi dell’annunciata rivoluzione che avrebbe dovuto trasformare l’intera politica italiana secondo la quale da ora in poi tutte le liste del PD sarebbero state composte per il 50% da uomini e per il 50% da donne. Orbene, per le provinciali si contano 9 candidate rosa su 30… un po’ pochino per chi voleva fare il paladino delle donne. A questo punto, a riguardo, mi aspetto che nei prossimi giorni il coordinamento delle donne del PD di Parma, tanto attivo sulla stampa locale nella rivendicazione della rappresentanza durate la fase costituente, protesti pubblicamente e si ribelli contro questa composizione della lista… perché altrimenti potrebbe sorgere il sospetto che le richieste di cooptazione di allora non fossero motivate da una giustissima battaglia per le donne, ma per assicurare la poltrona ad alcune di loro.
Sempre l’art 19 dello Statuto recita che “non è ricandidabile da parte del Partito Democratico a cariche pubbliche in assemblee o esecutivi in Regione, Province e Comuni superiori a 15.000 abitanti chi abbia già ricoperto le medesime cariche per la durata di due mandati pieni consecutivi”. In altre parole, la regola del limite dei due mandati. Quindi si comprende la mancata candidatura degli assessori provinciali uscenti Manuela Amoretti e Tiziana Mozzoni, ma parimenti non si capisce perché, ad esempio, Agostino Maggiali e Giovanni Bertocchi siano stati ricandidati in Consiglio per il terzo mandato consecutivo. A dire il vero lo Statuto prevede che “la deroga a questo limite può essere concessa soltanto sulla base di una relazione che evidenzi in maniera analitica il contributo fondamentale che, in virtù dell’esperienza politico-istituzionale, delle competenze e della capacità di lavoro, il soggetto per il quale viene richiesta la deroga potrà dare nel successivo mandato”… con tutto il rispetto per gli amici Maggiali e Bertocchi non penso che neppure loro abbiano la presunzione di ascriversi a tale eccezione.
Altra bandiera del PD, la territorialità delle candidature. Ma allora perchè la segretaria provinciale del PD Barbaro Lori (sindaco di Felino) è stata catapultata nel collegio di Cortile San Martino a Parma, così come l’altro big del partito, Mario De Blasi, Presidente uscente del Consiglio provinciale, nel collegio blindato del Montanara.. come se il circolo del Montanara, storicamente una delle sezioni più forti della sinistra, non fosse in grado di esprimere alcun suo elemento?
Per concludere, Bernazzoli ha fatto benissimo a promuovere una lista di questo tipo, perché è la più forte possibile dal punto di vista elettorale. Tra l’altro si sa che il Presidente è uno che bada al sodo ed evidentemente prima di altri aveva capito che tutti quegli annunci di partito nuovo e di innovazione della politica erano solo balle e fumo per gli elettori a cui era giusto dare il peso che meritano.
Cambiando campo, presenta spunti interessanti la lista dell’UDC ma oggi non mi dilungo oltre.
E la lista del PDL? Qui la faccio breve e la chiudo subito, perché è così misera e grigia che non saprei neppure come commentarla… 

lombatti_mar24