“Mission: Impossible – Rogue Nation” esce nelle sale

La CIA ha deciso di chiudere la divisione di Ethan Hunt e compagni, giudicandone i metodi troppo caotici e i risultati dettati più dalla fortuna che della professionalità. Basta vedere il casino che hanno fatto al Cremlino (M:I 4), ghigna soddisfatto il direttore (Baldwin), che non ha mai avuto l’IMF in simpatia.
Hunt però non ci sta e si condanna a ricercato pur di continuare le indagini sul cosiddetto “Sindacato”, un gruppo di agenti addestrati e pericolosi, per lo più dichiarati morti, e invece attivissimi in ogni settore del terrorismo contemporaneo.
J.J. Abrams produce, scrive Christopher McQuarrie (Oscar per I soliti sospetti), che dirige anche, mentre Tom Cruise, al solito, è il supereroe di questo quinto compendio di supereroismi, dall’apnea prolungata alla corsa vertiginosa in moto senza casco, dal travestimento che non ti aspetti al disegno artistico a matita: non c’è nulla che Tom Cruise non sappia fare, tanto che, nonostante le minacce titaniche, sono tutti tranquilli (la CIA lo cerca con tutti i mezzi? “Non lo troveranno mai”).
Non è baldanza né tantomeno ingenuità, è invece parte integrante di un discorso sopra le righe che permea il film di sana ironia. In questo senso, il teaser pre-titoli -con il nostro che entra in scena all’ultimo secondo sul jingle del franchise e si aggrappa a mani nude alla carrozzeria di un aereo in volo-, sequenza che poteva far presagire il peggio, si configura in realtà come lo zenit di questo tipo di ironia, piazzato in apertura per chiarire da subito le cose, e anche, per nostra fortuna, per poi procedere ad occuparsi d’altro.
“Altro” è una parola grossa, perché sempre di correre e saltare si tratta, restando il più vaghi possibile sul fronte dell’intreccio. Basterà dire che il Sindacato è un’organizzazione terroristica che usa come braccia altre organizzazioni terroristiche, in tutto il mondo, per ritorcersi con immenso odio verso chi l’ha creata (gli USA) per altri scopi: credibile è credibile, e attuale quanto basta.
Riguardo a salti e corse, invece, quelli van fatti con stile, perché sono la vera sostanza, e McQuarrie non delude: all’Opera di Vienna così come sui tornanti fuori Casablanca, combina sapientemente adrenalina e punti macchina, tempistiche da cardiopalmo e tacite promesse di romance.
E se poi la love-story finisce continuamente rimandata, tanto meglio, funziona di più (cos’è la sequenza dell’inseguimento in moto se non un corteggiamento coi fiocchi?)
Rebecca Ferguson, volto nuovo ma “bondgirl” nata, è generosamente eletta ad alter-ego femminile di Hunt, nei panni della britannica Ilsa Faust, e regge la responsabilità con meritevole aplomb, scendendo giusto dai tacchi all’occorrenza delle botte da orbi. Moderna Turandot, non ha più un pugnale per fermacapelli ma un rossetto Usb.

(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
Clicca qui per conoscere la programmazione nelle sale di Parma.

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