Ultimi giorni per Art Parma Fair con la mostra di Betty Bee

Eclettica, provocatoria, forte: una vera performer-artista. E’ Betty Bee che con la sua mostra “Confini” costituisce uno degli eventi più attesi della 3ª edizione di Art Parma Fair, la grande rassegna dedicata all’Arte moderna e contemporanea ospitata da Fiere di Parma presso il Padiglione 7 di viale delle Esposizioni 393a in concomitanza con la tradizionale rassegna Mercanteinfiera.

Da venerdì 9 a domenica 11 ottobre con apertura dalle 10.00 alle 19.00, sarà possibile ammirare l’allestimento curato da Raffaella A. Caruso ed Eidos Immagini Contemporanee.

E’ una presenza destinata a lasciare il segno nei collezionisti, appassionati e visitatori di Art Parma Fair quella di Elisabetta Leonetti alias Betty Bee, 52enne artista napoletana con alle spalle un vissuto di scogli e ostacoli che ha saputo sempre superare con quella vigoria che ne permea, non a caso, un’intera e apprezzata produzione che passa dalla fotografia documentaristica alla video-arte, dalle installazioni alle realizzazioni grafiche e pittoriche. Un’arte sempre tesa al limite, analisi visiva e metaforica ed elaborazione stessa del concetto di “soglia”, confine invalicabile e al contempo rassicurante territorio di protezione.

Va letta così l’intera sua attività, ma ancor più un’installazione in particolare, diventata ormai celeberrima, che sarà proposta con “Confini” ad Art Parma Fair: il suo Cristo Nero del 2006. Un crocifisso, sì, ma con un Gesù nero e per giunta rivolto di schiena all’osservatore. Una postura che riesce persino a rafforzare la drammaticità dell’immagine e a fare scorrere sulla pelle tutto il dolore dell’Uomo che muore sulla croce. Guardandola. Un simbolismo che non può lasciare indifferenti. Tanto meno in questi giorni nei quali un’umanità sofferente dall’Asia e dall’Africa volta le spalle anch’essa. Le volta alla propria terra dove ormai regnano solo distruzione, dolore, odio e morte, per cercare un futuro in Occidente mettendo comunque a rischio la propria vita. Troppe volte perdendola. Un’umanità che implora al mondo di non voltarle le spalle.

E’ con opere come questa, ma non solo, che Betty Bee, la “Moll Flanders di Napoli”, amata e osannata finanche più all’estero che nella sua regione (d’altronde i suoi esordi come performer conducono a Vienna), ha saputo imporsi. La sua vitalità e la sua personale sfida che la spinge a varcare ogni soglia, anche quella del comune senso del pudore, e a confrontarsi indifferentemente con umano e divino in un viaggio spesso impietoso e doloroso, ma a tratti pure ironico e dissacrante, costituiscono ormai un punto di riferimento per tanti altri artisti. Anche perché alla base delle sue creazioni ci sono sempre una ricerca intima, profonda e approfondita e un’analisi formale, acuta ed estremamente sofisticata, dei simboli pittorici.

Note biografiche:

Nata a Napoli nel 1963, Betty Bee all’inizio degli anni ‘90 realizza in Italia le prime mostre, coinvolta dal gruppo degli “Eretici sfrattati”. Nel ’92 Luca Castellano la propone nella mostra Città del Monte con una forte ed emblematica foto che attira l’attenzione dei Galleristi Raucci e Santamaria con i quali lavora per lunghi anni, dal ’93 con una mostra collettiva, e in più mostre personali successivamente. Subito notata, si susseguono numerosi gli articoli sulle riviste d’Arte contemporanea e tra questi quello dell´autorevole rivista specializzata americana Artforum. Tra il ’95 e il ’97 continue sono le affermazioni e i successi.

Con il video-documentario Betty Bee (sopravvivere d’arte) ‘Ciao Bucchì (1999) vince il primo premio al Festival Cinema Giovani Torino e nel 2001 viene chiamata da Achille Bonito Oliva per rappresentare l’Italia alla Biennale di Valencia. Nello stesso anno la Metropolitana di Napoli acquista, per la stazione di “Quattro Giornate” una sua istallazione. Nel 2004 inaugura la personale Incantesimo Lunare al Museo Castel Nuovo (Maschio Angioino) di Napoli. La mostra è anche l’occasione per presentare il nuovo progetto editoriale dell’artista: un catalogo che è anche un diario, una biografia costruita attraverso frammenti eterogenei.

Nel 2007 espone a The Food Show al Chelsea Art Museum di New York e al MAXXi di Roma in una mostra dal titolo Evanescence dove indaga il problema dell’anoressia nel mondo della moda, creando con l’utilizzo del proprio corpo, pezzi di corpo di donna in sagome realizzate con materiali diversi che in progressione arrivano all’evanescenza. Nel giugno del 2007 espone al Festival di Ravello, scelta da Achille Bonito Oliva, in La Passione Secondo ABO. Lo stesso anno è anche fra i protagonisti della mostra Arte e Omosessualità da von Gloeden a Pierre et Gilles, a cura di Vittorio Sgarbi a Milano prima e a Firenze dopo.

Nel 2009 è in India per la mostra Home Sweet Home presso la Arts.i Religare Initiative Limited di New Delhi, a cura di Ombretta Agrò Andruff, sul tema della violenza sulle donna. Nel 2011 è scelta da Vittorio Sgarbi per la 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia al Contemporary Art Museum di Casoria dal titolo Campania Senses. Betty Bee, sempre nel 2011, è l’unica artista campana contemporanea a rappresentare l’arte nelle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità in Testimonianze d’Italia I 150 anni dell’Unità in mostra al Vittoriano.

Nel 2014 espone alla fondazione Morra Greco di Napoli con la personale Second Life e partecipa ad I HAVE A DREAM a Palazzo Reale, Milano, collettiva promossa dal Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights Europe, a cura di Melissa Proietti e Raffaella A. Caruso. Quest’anno, infine, Cristo Nero e altre sue opere storiche sono esposte con Eidos Immagini Contemporanee a Bologna Arte Fiera, in un progetto dedicato alla presenza dell’ “imprevisto” nella storia dell’arte.

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