Coltelli e pugni nell’immobile occupato di Borgo Bosazza

L’immobile Sant’Ilario di Borgo Bosazza a Parma, di proprietà dell’Università di Parma e occupato da aprile da circa dieci famiglie senza casa, è stato ieri teatro di un grave episodio di violenza.

Pare che due famiglie marocchine per futili motivi (la richiesta di riparare una porta a cui è stato risposto :”Tu non mi dici cosa devo fare”) siano andati in escandescenza e abbiano accesso una rissa con altre famiglie e i membri dell’associazione Rete diritti in casa (che all’interno svolgono anche la funzione di mediatori sociali, oltre ad essere sempre stati attivi per risolvere casi di emergenza abitativa). Un ragazzo dell’associazione sarebbe stato minacciato con un coltello di cucina alla gola. Una bambina sarebbe stata pure usata come scudo. Tre giovani sono stati portati al Pronto soccorso, e ad una ragazza è stato rotto il dito medio.

La rissa è stata interrotta dall’intervento della Polizia.

A questo punto le due famiglie violente saranno allontanate dall’immobile, perchè – dichiara Katia Torri di Rete Diritti in Casa – anche nelle case occupate ci sono delle regole e questi comportamenti non sono accettati”.

PrD

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Quanto avvenuto nella giornata di venerdì alla residenza S.Ilario occupata deve rappresentare un campanello d’allarme per tutti coloro che in questi mesi hanno cercato di superare il proprio ruolo con annesse funzioni e competenze.

Lo hanno fatto gli studenti occupanti, cui non compete di sostituirsi ai servizi sociali del Comune di Parma, lo ha fatto l’assessore Rossi che, anche se non coinvolta direttamente nel caso, ha in questi mesi cercato di risolvere il problema delle occupazioni abusive e dei senza tetto ospitati all’interno di queste strutture creando di fatto le condizioni per una stagione in cui ai servizi sociali ufficiali se ne sono affiancati altri, erogati da non si sa chi e non si sa come. Lo ha fatto, nel caso specifico, il rettore Borghi che ha scelto di destinare un edificio universitario all’emergenza abitativa concedendone l’uso agli occupanti.

“Vorrei che l’Università diventi soggetto attivo nella gestione dell’emergenza umanitaria” dichiarava ad aprile e noi già allora obiettammo che non è compito dell’Ateneo occuparsi di questi problemi. La nostra non era e non è una critica fatta per puro spirito polemico ma una presa di posizione dettata dal buon senso: le istituzioni devono svolgere al meglio il compito per le quali sono state create che nel caso in questione significa che l’assessorato ai Servizi sociali deve occuparsi dei servizi sociali e l’Università degli studenti e della didattica. Travalicare questi ruoli significa letteralmente avventurarsi in territori pericolosi senza averne la necessaria preparazione e competenza. Un errore madornale che, come dimostrato dai fatti di venerdì, rischia di creare situazioni pericolose e ingestibili.

L’emergenza umanitaria è una cosa seria, che necessita di interventi pianificati, strutturati e gestiti da personale preparato e competente. È proprio l’ultimo dei temi del quale occuparsi affidandosi all’improvvisazione e alla buona volontà. Il rischio – lo abbiamo visto – è quello di vanificare le proprie buone intenzioni ritrovandosi a dover gestire fatti di cronaca che nulla dovrebbero avere a che fare con l’emergenza abitativa.

Roberto Ghiretti

Nicola Dall’Olio

perlavalbaganza