“L’Università di Parma non si lamenti, ma lavori per migliorare”

28/07/2009
h.18.10

“Per le università italiane inizia finalmente l’epoca del merito. Il Governo, ed in particolare il ministro Gelmini, ha avuto il coraggio di cambiare, di fare quello che da tanto tempo si aspettava, cominciare a premiare con maggiori finanziamenti gli atenei in base alla qualità della ricerca e della didattica. Per chi è rimasto fuori dalle risorse premiali come l’Università di Parma, l’atteggiamento più sbagliato sarebbe quello di abbandonarsi alla semplice lamentela per l’esclusione, evitando di verificare se per migliorare ed entrare nei più qualificati atenei italiani non debba modificare qualcosa”.
Così il Vice Presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e Coordinatore provinciale del PDL, Luigi Giuseppe Villani, è intervenuto nella vicenda per cui l’ateneo di Parma sarà escluso da quella parte dei fondi ministeriali per il funzionamento delle università che verranno ripartiti tra i gli atenei migliori secondo i criteri che vogliono premiare la qualità della ricerca e della didattica.
“Sappiamo che l’università è fondamentale per lo sviluppo del nostro territorio e quindi non solo il mondo universitario ma tutto il mondo politico, sociale ed economico locale devono riflettere su questa esclusione ed attivarsi insieme perché ricerca e didattica dell’ateneo possano migliorare – ha quindi proseguito l’esponente del PDL – Limitarsi a verificare i parametri prescelti dal Ministero che avrebbero più o meno sfavorito Parma allo scopo neanche tanto velato di contestarli, come fa il PD, sarebbe oltre che riduttivo controproducente. È la prima volta che nel mondo accademico italiano si vuole puntare sul merito per superare il corporativismo baronale e clientelare oltre che il localismo che tanto male hanno fatto all’università italiana ed è comprensibile che i criteri adottati, seppure rispondano a valutazioni attualissime e siano stati elaborati tenendo conto dei parametri utilizzati da tutte le classifiche internazionali, possano essere perfettibili.
Questo lo sa prima di tutto il governo che infatti ha proprio in questi giorni varato una riforma per avere in futuro valutazioni ancora più oggettive che prevede di sostituire unendoli in un istituto più autonomo ed indipendente, l’Anvur, i due comitati che hanno fatto le valutazioni sulla qualità di ricerca e didattica, rispettivamente Civr e Cnvsu. Ma il Governo stesso sa anche che vista la situazione di precarietà delle università del nostro paese, non si può continuare ad aspettare all’infinito di applicare il principio del merito per cambiarle, perché i criteri di valutazione sono da perfezionare e perché si ha paura di creare scontenti. Così si farebbe solo il gioco di chi vuole difendere corporativismo e localismo che nel mondo della globalizzazione non hanno più significato”.

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