25 novembre 1974: muore il cantautore Nick Drake

Il 25 novembre 1974 muore Nick Drake. Nicholas Rodney “Nick” Drake è stato un cantautore inglese.

Poco noto in vita, a molti anni di distanza dalla prematura scomparsa la sua opera e il suo personaggio sono stati riscoperti divenendo in breve tempo oggetti di culto per generazioni di musicisti e appassionati, in virtù della superba qualità del suo songwriting, della delicata e malinconica poesia dei suoi versi e delle sue abilità con la chitarra.

Nick Drake nacque a Yangon, in Birmania, dove il padre Rodney, ingegnere, si era trasferito per lavoro insieme alla moglie Molly e alla figlia Gabrielle, sorella maggiore di Nick, in seguito attrice nota per aver interpretato il tenente Gay Ellis nella serie televisiva UFO degli anni 1969 e 1970. Drake trascorse l’infanzia e l’adolescenza a Tanworth-in-Arden, nel Warwickshire, e frequentò il Fitzwilliam College dell’Università di Cambridge, dove studiò letteratura inglese. Fin da piccolo dimostrò un grande interesse per la musica, passione trasmessagli dalla madre. Di carattere schivo e riservato, a metà degli anni sessanta iniziò a suonare la chitarra con i compagni di college e ad incidere pezzi folk-rock, in cui emergevano già i riferimenti che avrebbero caratterizzato la sua produzione futura: il blues, la passione per Bob Dylan, la poesia simbolista francese e il romanticismo inglese.

Negli anni del college ha l’opportunità di esibirsi più volte dal vivo con i Fairport Convention. Proprio Ashley Hutchings dei Fairport Convention gli procura nel 1968 un’audizione con il produttore Joe Boyd, che lo mette sotto contratto per la Witchseason Production. Nel 1969 esordisce con l’album Five Leaves Left, prodotto dallo stesso Boyd, che però riceve un’accoglienza di pubblico e critica piuttosto tiepida.

Per promuovere l’album, Boyd organizzò per lui una serie di concerti in giro per l’Inghilterra, ma Drake non era pronto a sostenere il brusco contatto con la gente dei pub o dei piccoli teatri. Ogni canzone richiedeva un’accordatura diversa e, quindi, tempo. Drake non si poteva definire un animale da palcoscenico anzi, si limitava a sedersi e a sussurrare le sue canzoni guardando per terra, mentre il pubblico beveva, parlava ad alta voce e faceva rumore ignorando la sua musica.

Scoraggiato dal risultato della tournée, a metà delle date Drake abbandonò il tour e ritornò a casa dei genitori iniziando il suo declino.

Il secondo lavoro, Bryter Layter, fu pubblicato l’anno successivo. Più maturo e brioso, ricco di sfumature jazz e orchestrali, l’album si avvaleva di collaborazioni prestigiose quali quelle di Richard Thompson, Dave Mattacks e Dave Pegg dei Fairport Convention e quella di John Cale, ex-Velvet Underground. Nonostante il risultato artistico, anche questa volta il lavoro passa quasi inosservato. Poco più tardi, Joe Boyd vende la Witchseason Productions alla Island Records e lascia l’Inghilterra per recarsi a lavorare negli USA. È questo il momento in cui Drake cade seriamente in depressione e inizia a dipendere dai farmaci. Nel 1972, con il tecnico del suono John Wood in veste di produttore, e tra mille difficoltà legate alla sua condizione clinica, dà alla luce il suo terzo album, Pink Moon: un disco struggente, innovativo e inquieto fatto di canzoni per sola chitarra e voce (a parte qualche nota di pianoforte nella title-track), vero e proprio testamento musicale di un pur così giovane autore. Alcuni mesi dopo, un soggiorno in Francia sembra quietarlo ma per poco. Nel 1974, telefona a John Wood dicendogli che si sente pronto per registrare altre canzoni. Joe Boyd, tornato nel frattempo in patria, accetta di presenziare alle sessioni di registrazione.

Il 25 novembre del 1974, nella grande casa dei genitori (Far Leys) a Tanworth-in-Arden, nei pressi di Birmingham, dove era ritornato a vivere dopo l’esperienza a Londra, Drake viene ritrovato morto da sua madre a causa di un’eccessiva dose di Amitriptilina, un antidepressivo triciclico. Sul piatto dello stereo girava un disco dei Concerti brandeburghesi di Bach e sul comodino una copia de Il mito di Sisifo di Albert Camus. L’ipotesi più accreditata resterà sempre il suicidio, anche se la mancanza di biglietti e la presenza in casa di farmaci ben più potenti e indolori per il medesimo scopo lascia aperti molti interrogativi.

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