Prestigioso riconoscimento a ricercatore di Parma

27/08/2009
h.11.30

Alessio Lodola, ricercatore di chimica farmaceutica del Dipartimento Farmaceutico dell’Università di Parma, ha ottenuto un importante riconoscimento presso il convegno internazionale “Gordon Research Conference” sulla funzione degli endocannabinoidi nel sistema nervoso centrale.
Il convegno, tenutosi a Biddeford, nel Maine (USA) dal 2 al 7 agosto 2009, fa parte di un circuito internazionale di prestigiose riunioni scientifiche in cui ricercatori che hanno ottenuto risultati rilevanti su temi di frontiera si confrontano per condividere e discutere le scoperte più recenti e promettenti.
Nelle “Gordon Research Conferences”, che si tengono dal 1931 su diversi argomenti di chimica, fisica e biologia, i coordinatori, nominati dalla comunità scientifica, decidono i temi da discutere ed invitano i relatori, scelti tra chi ha ottenuto importanti risultati su tali temi, a presentare gli ultimi sviluppi delle proprie ricerche.
Nel convegno di Biddeford, l’Università degli Studi di Parma ha avuto il privilegio di annoverare tra i relatori il Prof. Marco Mor e, tra i giovani ricercatori selezionati per presentare una relazione orale, il Dott. Alessio Lodola, entrambi chimici farmaceutici presso il Dipartimento Farmaceutico.
Il Dott. Lodola, selezionato tra una ristretta cerchia di giovani ricercatori, ha presentato gli ultimi risultati sullo studio del meccanismo d’azione di una classe di composti agenti su un enzima detto Fatty Acid Amide Hydrolase (FAAH), e, al termine di una valutazione tenuta dai coordinatori delle diverse sessioni del convegno, ha ricevuto un premio riservato alle migliori relazioni dei “New Investigators”.
L’enzima FAAH, presente in diverse aree cerebrali, è responsabile della degradazione di un importante neurotrasmettitore endogeno, l’anandamide, il quale esercita alcune azioni positive che potrebbero essere sfruttate per il trattamento del dolore, della nausea, dell’ansia, della depressione e della schizofrenia, senza però presentare i noti effetti negativi dei derivati della cannabis (ottundimento delle funzioni cognitive e motorie, alterazioni imprevedibili dell’umore, dipendenza).
In particolare, la relazione del dott. Lodola ha descritto, come risultato di ricerche da lui condotte presso il gruppo di chimica farmaceutica del Dipartimento Farmaceutico, l’applicazione di tecniche computazionali al chiarimento del meccanismo chimico con cui alcuni composti inibiscono l’enzima FAAH.
Il più noto di questi inibitori, conosciuto come URB597, era stato in precedenza scoperto nell’ambito di un progetto di ricerca che ha coinvolto il gruppo di Parma in collaborazione con un gruppo di ricerca di Urbino, coordinato dal Prof. Giorgio Tarzia, e con il gruppo di farmacologi del Prof. Daniele Piomelli presso l’Università di California di Irvine.
Tale composto, che produce un aumento dell’anandamide naturalmente generata da alcuni circuiti cerebrali, è considerato una sostanza di riferimento per le ricerche sui cosiddetti endocannabinoidi (o cannabinoidi endogeni), ed è oggi impiegato in uno studio clinico per possibili future applicazioni terapeutiche. Le ricerche sviluppate nell’ambito di una cooperazione inter-universitaria potrebbero così portare al primo farmaco, agente sul sistema endocannabinoide, ad essere impiegato come analgesico, anti-ansia o antidepressivo.

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