Edilizia, Ancpl: “Quadro d’insieme positivo pur tra luci e ombre”

Nel 2015 il settore cooperativo delle costruzioni «ha vissuto l’anno più drammatico di questa interminabile crisi, con la liquidazione coatta di realtà storiche che affondavano le proprie radici all’inizio del secolo scorso. Ma, accanto a questi eventi traumatici, registriamo le buone performance di altre cooperative del comparto, che avevano scelto per tempo la strada della specializzazione e della internazionalizzazione, e delle cooperative dell’industria manifatturiera. Da sottolineare anche il diffondersi di cooperative che nascono dalla crisi di aziende private, il cosiddetto workers buyout, salvando così la continuità produttiva e l’occupazione»: lo ha ricordato il presidente Carlo Zini in apertura dell’assemblea dell’Associazione nazionale delle cooperative di produzione e lavoro (Ancpl) che si è tenuta questa mattina a Bologna presso l’Auditorium Unipol Banca.

I lavori sono stati presieduti dal presidente di CMC, Massimo Matteucci, aperti da un saluto del presidente del Gruppo Unipol Pierluigi Stefanini, e proseguiti con la relazione introduttiva del presidente di Ancpl Carlo Zini. Il viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti hanno inviato un videomessaggio. Sono intervenuti il viceministro alle Infrastrutture e ai traporti Riccardo Nencini (che ha ricordato il ruolo positivo della cooperazione: «Dove vi ho incontrato – ha detto – ho sempre fatto bella figura»), Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative nazionale. Dopo alcuni interventi di cooperatori, ha chiuso i lavori Mauro Lusetti, presidente di Legacoop Nazionale.

I dati richiamati da Zini sono stati evidenziati anche dalla indagine congiunturale dell’Ufficio studi di Ancpl condotta su un panel di 220 cooperative che ha confermato, tra luci e ombre, il miglioramento e la stabilizzazione del sentiment delle imprese nel corso del secondo semestre del 2015 – mentre nelle prime settimane del 2016 sembra prevalere la cautela – con un incremento del +2,2% degli occupati dal giugno 2014 alla fine del 2015, quale risultante tra il saldo positivo del manifatturiero e quello negativo nell’edilizia.

«I valori complessivi di fatturato (+3,1% sul 2014) e produzione (+4,1% sul 2014) – viene spiegato nella nota dell’Ufficio studi Ancpl – risultano influenzati da una prestazione meno performante delle imprese di grandi dimensioni rispetto alle cooperative medio-piccole. L’andamento particolarmente positivo della redditività pare invece attribuibile ad alcune grandi imprese (redditività operativa 12,3%; utile +45,6%), dalle industriali (redditività operativa 10,4%; utile +30,6%), mentre risulterebbero ancora in sofferenza le cooperative del comparto dell’edilizia (redditività operativa – 3,5%; utile -9,1%) e di piccola dimensione (redditività operativa -4,4%; utile -5,4%)».

La propensione all’investimento in chiusura d’esercizio è risultata meno positiva rispetto alle aspettative manifestate negli ultimi semestri.

Il mercato e i bisogni della popolazione sono dunque cambiati, sono cambiate le sensibilità, le norme, come quelle sugli appalti, sul consumo di suolo e, per quanto riguarda il comparto dell’edilizia, ha sottolineato Zini, «ci si dedicherà soprattutto alla rigenerazione urbana e del territorio e sempre meno alla realizzazione di nuove costruzioni».

Una tendenza che va però accompagnata da un apparato nomativo adeguato, procedure più rapide, accesso a finanziamenti per piani d’area e anche per interventi più limitati. Un tema sul quale si farà il punto il 14 marzo in un convegno promosso da Ancpl, Legacoop Emilia-Romagna e Legacoop Bologna.

Un contesto nel quale assumono un ruolo nuovo anche i consorzi cooperativi «che dovrebbero recuperare pienamente la loro missione commerciale caratteristica» e offrire soluzioni integrate che tengano assieme produzione, servizi, manutenzione, sociale, cultura.

Consorzi, dalle costruzioni ai servizi, che devono sempre più integrarsi tra loro, così come accadrà per le associazioni cooperative della produzione e lavoro e dei servizi, Ancpl e Legacoop Servizi, destinate a fondersi in una unica associazione anche in vista della imminente nascita dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, la casa unitaria nella quale dal 2017 confluiranno pienamente Legacoop, Confcooperative e Agci.

Un ampio passaggio della relazione è stato dedicato al tema delle risorse finanziarie e della capitalizzazione, da sempre punto dolente nelle strategie delle imprese cooperative che, per natura giuridica, non possono ricorrere al mercato privato dei capitali. «Occorre –ha detto Zini – riflettere sul rapporto tra la proprietà cooperativa e le nuove necessità finanziarie anche alla luce delle esperienze realizzate in tema di costituzione di società di capitali a controllo cooperativo e di emissione di strumenti finanziari complessi. È evidente che il mercato in cui si opera, specie se a livello internazionale, pone esigenze non convenzionali. C’è bisogno di interventi, anche normativi, per crescere e far in modo che il sistema cooperativo possa essere realmente competitivo sui mercati globalizzati, con i quali deve ormai confrontarsi non solo per svilupparsi, ma anche per non perdere le posizioni raggiunte».

Giudizio positivo sull’azione del Governo per quanto riguarda l’Europa e per una serie di riforme (Job’s Act, Pubblica amministrazione, appalti, Cooperazione internazionale).

Forte contrarietà per la riforma delle Banche di credito cooperativo in quanto viene violato «un principio sacrosanto dell’ordinamento cooperativo, ossia l’indivisibilità delle riserve accantonate nel tempo, patrimoni accumulati dalle generazioni passate e che appartengono alle generazioni future». Un punto cruciale, sul quale Zini ha chiesto al Governo un ripensamento.

«Non ci nascondiamo una duplicità di sentimenti in questo momento – ha detto Zini concludendo –. Il primo non è lieto, perché rispecchia la grave preoccupazione per tutte le cooperative colpite dalla crisi, per i tanti posti di lavoro persi. Il sentimento lieto che proviamo invece è nel proporci un obiettivo unitario, integrando settori per essere competitivi nelle nuove sfide che il mercato ci pone e per dare nuovi valori alle nostre attività d’impresa. Se oltre mezzo secolo di vita del settore di produzione e lavoro sarà al servizio di questo nuovo progetto strategico anche il pensiero di dover chiudere quest’esperienza è superato dalla volontà di andare avanti per una nuova impresa che ci auguriamo più grande. È una sfida difficile. Nel nostro linguaggio, non dovremo essere semplici costruttori, pur grandi, ma imprenditori cooperativi con una visione globale dello sviluppo e del fare impresa».

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