Pubblicato uno studio parmigiano su “Current Biology”

08/10/2009

Gli scambi intensi tra mamma e piccolo, tipici della specie umana, potrebbero avere le loro radici più profonde nei suoi parenti più stretti, i macachi. Questo è quanto riportato da uno studio pubblicato giovedì 8 ottobre dall’importante rivista inglese Current Biology, tra le riviste più importanti nel settore della biologia, che vede tra gli autori il Prof. Pier Francesco Ferrari del Dipartimento di Biologia Evolutiva dell’Università di Parma.
La nuova scoperta mostra che le madri del macaco e i loro piccoli hanno interazioni nel primo mese di vita che somigliano molto a quelle dell’uomo. «Cosa fa una madre o un padre quando guarda il proprio figlio nei primi giorni di vita?», si chiede Pier Francesco Ferrari.
«Sorridono ed esagerano i gesti attraverso sorrisi, giochi di sguardo e addirittura attraverso la modificazione della propria voce, che assume un tono buffo (il cosiddetto ‘mammese’). Inoltre il contatto fisico è molto intenso.
Proviamo a pensare a quanto baciamo i nostri figli. Ebbene, quello che abbiamo trovato nelle madri del macaco è molto simile: esagerano i gesti facciali, incrociano gli sguardi del piccolo ed esplorano intensamente il loro viso. E spesso mostrano dei comportamenti che tecnicamente si chiamano contatto bocca-viso ma, di fatto, assomigliano a dei veri e propri baci che sembrano aver lo scopo di ripulire il viso del proprio piccolo».
Nell’uomo, queste interazioni comunicative sono bidirezionali. I neonati sono molto sensibili alle espressioni della madre, ai suoi movimenti e alla voce, dimostrando inoltre di essere capaci di scambiare in maniera efficiente le proprie emozioni.
«Per anni si è pensato che queste capacità fossero prerogative umane», continua Ferrari, «o condivise in parte solo con gli scimpanzé». Le nuove scoperte estendono queste capacità anche ad altre scimmie, suggerendo che i macachi neonati potrebbero “avere un mondo interno molto ricco” che solo ora iniziamo a vedere.
La ricerca, che nasce da una collaborazione ormai consolidata tra l’Università di Parma e il National Institutes of Health di Bethesda (USA), si basa su uno studio su 14 coppie madre-piccolo che sono state seguite per i primi due mesi di vita del piccolo.
Le madri passano più tempo a guardare il viso dei propri piccoli che gi altri membri della colonia. Inoltre nelle prime tre settimane di vita le madri emettono espressioni facciali di natura affiliativa alle quali i piccoli spesso rispondono.
I ricercatori hanno inoltre osservato che le madri cercano attivamente lo sguardo del proprio piccolo, a volte tenendo loro la testa e gentilmente allontanandola per poter osservare meglio il viso.
In altre occasioni, quando i piccoli si separano dalla madre per compiere i primi passi, la madre si avvicina al piccolo con la propria faccia ed emette una serie di espressioni facciali esagerandone l’intensità, come per rendere il segnale più chiaro e visibile.
Sorprendentemente, questi scambi spariscono quando il piccolo raggiunge il mese di età. «Non è molto chiaro il perché di questo», dice Ferrari, «ma dobbiamo considerare che lo sviluppo motorio del macaco è molto più rapido che quello dell’uomo. Le competenze motorie di una scimmiettina di due settimane sono comparabili a quelle di un bambino di 12 mesi. Quindi, l’indipendenza dalla madre viene raggiunta molto prima. Quello che accade in seguito è che il piccolo diviene più interessato ai compagni di giochi e la madre diventa più un riferimento per il proprio nutrimento e protezione».
I risultati dello studio offrono nuove prospettive sulle possibili origini del comportamento tra madre e piccolo nell’uomo e sulle possibili implicazioni nel campo dello sviluppo del bambino in relazione alle prime esperienze sociali. «I nostri risultati», conclude il ricercatore dell’Ateneo parmigiano, «dimostrano che la specie umana non è l’unica ad avere evoluto un sistema di comunicazione emozionale così complesso tra madre e piccolo.
I macachi sembrano offrire un modello molto importante per capire la funzione di queste prime esperienze comunicative, prima ancora che si stabilisca una vera e propria relazione di attaccamento con la madre.
Si pensa che la mancanza o carenza di queste prime esperienze possa avere una ricaduta sullo sviluppo psicologico ed emozionale del bambino o del piccolo macaco. Forse le prossime ricerche sul macaco ci aiuteranno a capire più in dettaglio questo aspetto fondamentale dello sviluppo».

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