“Somnia” ovvero quando gli incubi diventano realtà

Cody ha otto anni, ha perso la mamma a tre ed è stato affidato a una coppia che, secondo l’assistente sociale, si è rivelata poco adatta. Una successiva coppia addirittura lo ha abbandonato senza spiegazioni. Desiderosi di riavere un figlio dopo averne perso uno in circostanze drammatiche, Jessie e Mark lo prendono in affidamento sperando di ricostruire la loro vita e di riassestare il loro rapporto di coppia. Il primo approccio è ottimo: Cody è un bambino educato, gentile e affettuoso. Ha però un problema: ha paura di dormire e perciò prende stimolanti per stare sveglio. Il motivo è che ritiene che, nel sonno, arrivi l’Uomo Cancro, un mostro che ha mangiato sua mamma. Jessie lo tranquillizza, ma presto cominciano ad accadere cose strane, a partire da una curiosa invasione serale di farfalle (Cody è appassionato di farfalle). Più inquietante è l’apparizione notturna di quello che Jessie identifica come Sean, il figlio morto, ritenendo che sia arrabbiato perché l’hanno sostituito con Cody. Al gruppo di sostegno psicologico, spiegano a Jessie che si tratta di un sogno a occhi aperti, non di una cosa reale, ma la sera dopo Sean ricompare, in piena vista, e anche Mark lo vede. Subito però, come le farfalle, scompare. Compare invece Cody per scusarsi, ma come può avere un ruolo in quello che è successo? I coniugi lo scopriranno presto e non sarà una bella scoperta.
Tra La zampa di scimmia (il desiderio di riportare in vita chi non c’è più attraverso metodi soprannaturali), Il killer di Satana (il desiderio di vivere in forma vicaria emozioni e sentimenti sfruttando qualcun altro come “vettore”), il recente Babadook (per il rapporto tra un bambino e una presenza mostruosa e “impossibile”), Shining (per l’imperscrutabile “dono” posseduto dal bambino) e altre ascendenze più o meno velate, il gioco emozionale che vede per protagonisti due genitori tormentati dalla perdita del loro figlioletto e un nuovo bambino strano e gentile fa presagire sviluppi interessanti per la vicenda, poi in parte disattesi per entrare in una più confortevole e scontata, ai fini horror, zona Freddy Krueger.
I diversi atteggiamenti dei genitori adottivi – Mark, più realista e meno psicologicamente turbato, e Jessie, incapace di superare il trauma della perdita del figlio e più sensibile alle lusinghe di un passato che potrebbe tornare – aiutano comunque a mantenere la tensione drammatica e far sentire reale il senso della perdita, anche quando i meccanismi si fanno più usurati e prevedibili. Il risvolto finale riporta tutto all’interno di una logica parzialmente consolatoria insolita nel genere horror e, per questo, benvenuta, per il tentativo di cercare soluzioni meno battute e di mantenersi coerente con il pathos accuratamente costruito nel corso della prima parte del film. Certo, è una soluzione cui si arriva attraverso un procedimento investigativo un po’ facile e con scorciatoie emozionali un po’ ripide, ma non è disprezzabile.
Il cast offre una buona prova, nel complesso. Kate Bosworth era stata un’affascinante Lois Lane in Superman Returns e qui si conferma attrice bella e sensibile. Thomas Jane ha un compito più facile, in un ruolo più aderente alle convenzioni, e lo svolge in modo efficiente. Spicca la prova del piccolo Jacob Tremblay, misurato ed efficace. Mike Flanagan si era fatto notare in campo horror con Oculus – Il riflesso del male e ribadisce una buona propensione per il genere, aiutato dalla suggestiva fotografia di Michael Fimognari che eccelle nella creazione di un’atmosfera cupa e inquietante e si concede qualche surreale sprazzo visionario nel finale. Particolare cinefilo: a un certo punto i coniugi vedono in Tv La casa dei fantasmi, un classico di William Castle con Vincent Price.

(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
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perlavalbaganza