“Rivedere il DM albo restauratori”

21/11/2009
15.10

A poco più di un mese dalla scadenza del termine per la presentazione delle domande per il riconoscimento della qualifica di restauratore, come previsto dal DM n.86 del 26 maggio scorso, regna una situazione di caos: le Sovrintendenze ai Beni Architettonici non sono tutte in grado di fornire le documentazioni necessarie ai liberi professionisti e la compilazione della domanda risulta macchinosa in particolare per l’inserimento dei periodi lavorativi. Inoltre la presentazione può essere effettuata solo in via telematica mediante accesso e registrazione al sito www.restauratori.beniculturali.it. e i documenti allegati in formato PDF. Oltre a presentare tali complessità pratiche che ostacolano la presentazione nei tempi e nei modi previsti, la normativa metterà in difficoltà numerose piccole imprese (e non solo) che da molti anni operano in questo settore.
Confartigianato riconosce senza dubbio la necessità dell’istituzione di un Albo per i Restauratori, ma ha già inoltrato una richiesta di proroga dei termini di presentazione delle domande e una revisione del Decreto.
“Ancora una volta – dichiara Marco Granelli, presidente di Confartigianato Emilia-Romagna e di Apla Parma – è uscita una norma burocratica che appesantisce oltremodo il lavoro delle imprese e, come sempre, auspichiamo una semplificazione che non causi un ulteriore aggravio economico. La preclusione alla carriera, non solo per chi opera da anni, porterebbe inoltre ad un inevitabile impoverimento delle figure professionali e a un mercato in mano a pochi”.
Il DM, di stretto interesse per la categoria artigiana dei restauratori, definisce i profili professionali degli operatori che eseguono interventi conservativi su beni di interesse artistico culturale.
Un’identica situazione di caos riguarda i dipendenti dello stesso Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che da anni lavorano al recupero e al restauro del patrimonio pubblico, ai quali però viene richiesto di documentare i lavori eseguiti e il tempo occorso per ciascuna opera, le sole buste paga non ritenute documenti sufficienti.
Un altro “vuoto” riguarda il riconoscimento dei diplomi: sono infatti riconosciuti validi solo quelli rilasciati dall’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro di Roma e dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze (o dalla relativa distaccata Scuola per il Mosaico di Ravenna).
Il D.M. non cita ad esempio l’Istituto Statale d’Arte Ballardini della Ceramica, lasciando quindi una lacuna in questa specializzazione.

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