Convegno su “Sicurezza, bellezza, immigrazione, terrorismo”

“Parma non ha paura”, con la collaborazione di “Parma chi”, organizza per lunedì 26 settembre al Workout Pasubio di via Palermo (WOPA), alle ore 18, il convegno “Sicurezza, bellezza, immigrazione, terrorismo”. Interverranno due esperti di fama internazionale, Andrea Di Nicola, criminologo studioso di sicurezza urbana, fondatore di eCrime e Stefano Dambruoso, giudice impegnato nella lotta al terrorismo, deputato e questore della camera, inserito dalla rivista Time nel numero degli “eroi europei”. Leggi dettagli evento!

Abbiamo intervistato Luigi Alfieri, scrittore, giornalista e cofondatore di “Parma non ha paura”.

Perché questo convegno?
“Parma non ha paura” è partita come un movimento di denuncia. Quando siamo nati, lo scorso febbraio, ci siamo posti un primo obiettivo: risvegliare l’opinione pubblica. Fare capire che non si può più accettare il dilagare dei furti in abitazione e dello spaccio dei cavallini lungo le strade, il ripetersi continuo di truffe ai danni di anziani; non si può più sopportare il degrado in città: rifiuti per strada, topi, scarafaggi e zanzare tigre ovunque, verde pubblico devastato, piazzale della Pace impraticabile, erbacce sui monumenti, fontane secche. Non si può più giustificare l’inattività delle autorità preposte a ordine e sicurezza. In pochi mesi, ci siamo riusciti.
Abbiamo organizzato camminate in città che hanno raccolto fino a 600 persone. Il mio profilo Facebook è diventato uno “sfogatoio”, frequentato da migliaia di persone ogni giorno che denunciano situazioni di ogni tipo. Tutti i partiti e i movimenti politici, ora, parlano di sicurezza e degrado. Diciamo che la protesta è generale. Solo le autorità restano ferme. Adesso noi vogliamo passare dalla protesta alla proposta. Dalla lamentela all’elaborazione di un progetto.

Cioè?
Abbiamo elaborato una serie di idee in materia di sicurezza, di degrado urbano, di immigrazione e, certi che quando si fa “politica” non bisogna improvvisare come stanno facendo in tanti a Parma e in Italia, ci siamo messi in contatto con esperti di massimo livello per arrivare ad elaborare un progetto evitando gli errori tipici del dilettante. Se in giro ci sono persone che hanno studiato per anni il fenomeno, hanno accumulato esperienze significative, conoscono gli studi più avanzati delle grandi università di tutto il mondo, perché non farsi dare una mano a uscire da un’ottica provinciale nell’affrontare i problemi?

Che risultati ha dato questo confronto? Cosa diranno gli esperti?
Non voglio anticipare troppo, ma qualcosa è bene dire; il messaggio più importante è questo: non è vero che le amministrazioni locali non possono fare niente per la sicurezza senza l’impegno del Governo, dei prefetti e dei questori, senza lo spiegamento di ingenti forze di polizia. I sindaci possono fare… eccome. C’è un sindaco, Rudolph Giuliani, che, quasi da solo, servendosi dei consigli di grandi esperti, ha bonificato una città come New York, facendo cose ripetibili in qualsiasi città del mondo, grande o piccola non importa. Quando è salito al potere, nel 1994, c’erano interi quartieri come Harlem e il Bronx in mano alla malavita. La metropolitana era un inferno dominato da spacciatori, accoltellatori, borseggiatori. Attraversare Central Park, di notte, era come giocare alla roulette russa. Quando se ne è andato, nel 2001, la Grande Mela era tra le metropoli più sicure del mondo.

In poche parole cosa si deve fare?
Bisogna puntare sulla bellezza e sul decoro urbano. La bellezza genera sicurezza. Il degrado genera comportamenti sociali negativi. La maggior parte dei politici lo ignorano, ma gli studiosi lo sanno da decenni. Da quando è stata elaborata la teoria “della finestra rotta”, su cui l’università di Stanford lavora dal 1969 e che è stata enunciata in modo ufficiale nel 1982. Giuliani l’ha studiata e l’ha applicata a New York: i risultati sono stati sorprendenti, dimostrando nella pratica la correttezza delle tesi degli studiosi di scienze sociali. Essa dice che quando un ambiente, che sia una singola piazza, un quartiere o un’intera città, è ordinato, pulito, ben tenuto, bello, nessuno osa commettere crimini e atti di teppismo. Dove c’è sporco, disordine, degrado, la malavita prospera. Solo abbandonare i sacchetti di rifiuti per strada, anche ad orari prestabiliti, è un elemento che turba l’equilibrio cittadino, che attira non solo topi e scarafaggi, ma malintenzionati.

Quindi Parma?
Non voglio anticipare le conclusioni dei relatori del convegno nel dettaglio, sarebbe come svelare il nome dell’assassino a chi sta per leggere un giallo, ma Parma con il suo sistema di raccolta di rifiuti, con le fontane secche, coi prati dei parchi sbruciacchiati, col laghetto del parco Ducale zozzo, con topi e scarafaggi in circolazione, con le sue nuvole di zanzare tigre, col trionfo del brutto, coi bivacchi di nullafacenti ai piedi dei monumenti è il terreno ideale per il germogliare dell’insicurezza e del disordine pubblico. Gli amministratori devono smetterla di dire che la colpa è solo e soltanto delle carenze di prefettura e questura, dei carabinieri (che di colpe ne hanno), ma rimboccarsi le maniche e fare la loro parte. Devono tenere in ordine la città, curarsi della sua bellezza e, da subito, Parma sarà più sicura. Ci sono piccole misure che costano poco…

Per esempio?
Per esempio la luce. La luce è il nemico numero uno di spacciatori e ladri. Andrea Di Nicola mi ha spiegato che oggi, grazie alla tecnologia led, spendendo poco, si possono ottenere risultati clamorosi illuminando le aree dello spaccio. Portando in Oltretorrente, al Pablo, sotto i portici della Pilotta, a San Leonardo sistemi di illuminazione potenti e moderni. Spingendo anche i privati a illuminare case e cortili. E’ solo uno dei rimedi proposti da eCrime. Al convegno avremo un quadro articolato e completo. Per molti sarà una sorpresa. Spero che venga anche Pizzarotti con la sua Giunta, avranno molto da imparare. Ma spero vengano tutti i politici di Parma. Ci vuole umiltà, bisogna imparare da chi sa, da chi ha studiato, da chi ha fatto. Dalle grandi università di tutto il mondo. Questo significa non essere provinciali essere non solo europei, ma globali.

Tra i temi del convegno avete messo l’“immigrazione” perché?
Non tanto e non solo perché tra immigrazione e sicurezza ci sono dei rapporti. Piuttosto, perché a Parma la parola immigrazione è un tabù. Non se ne è mai parlato in modo serio. Tutti hanno paura, parlando di stranieri, di essere tacciati di razzismo. Bisogna finirla con questi preconcetti. Si può parlare del tema in modo corretto e sereno. A Parma non lo si è mai fatto. E così non è mai stata elaborata una politica seria nei confronti degli immigrati. Tutto è lasciato “al caso”. Non mi ricordo, da sempre, una Giunta che abbia fatto una pianificazione. Che abbia studiato una strategia di gestione del fenomeno. La presenza degli immigrati si è sviluppata spontaneamente senza una logica. Nel 2015 nella città di Parma esistevano 29659 immigrati regolari. Una popolazione pari a quella di Fidenza. Il 15,5 per cento degli abitanti totali. Nel 2005, gli immigrati regolari erano la metà: 14630. Il numero è cresciuto con una progressione straordinaria, senza che Parma abbia mai elaborato un vero progetto di accoglienza. Senza che si siano studiate a fondo le conseguenze su welfare, sulla casa, in campo religioso (costruire o no le moschee… se si, costruirne una o più?). Senza che sia stato fatto uno studio sulla convivenza nell’ambito cittadino di culture tanto diverse. Sulle relazioni tra il nostro essere parmigiani e le abitudini e le tradizioni di chi arriva. Non va bene. Proprio no.

Bisogna parlare dell’argomento, anche perché i numeri “reali” sono ben più grandi: agli immigrati regolari vanno aggiunti i clandestini, che sono migliaia. Quante migliaia nessuno lo sa. E di sicuro di stranieri ne arriveranno ancora tanti; di sicuro, in proporzione, nasceranno più figli di immigrati che di parmigiani. Probabilmente nel giro di non molti anni avremo un sindaco di origini straniere. A Londra è un islamico. A Parma eravamo e siamo impreparati a questa ondata, ai suoi effetti, e Stefano Dambruoso ci potrà dare dei consigli preziosi. Sarebbe bene che venissero in tanti ad ascoltarlo. Come farà bene a tutti ascoltare Andrea Di Nicola spiegare le dimensioni del business che sta alle spalle dell’immigrazione.

Vale a dire?
Le rispondo riportando quanto Di Nicola ha scritto in un suo libro: “Dietro le decine di migliaia di migranti che ogni anno arrivano in Europa c’è un’industria fatta di grandi professionisti del crimine, gente in doppiopetto, uomini d’affari il cui fatturato mondiale è secondo solo a quello della droga”. Queste sono cose che bisogna sapere.

Qualcuno ha criticato la scelta di mettere la parola terrorismo nel titolo del convegno accanto alla parola immigrazione…
Lo so. Intanto tra immigrazione e terrorismo c’è una virgola… E la virgola, nella scrittura ha un significato preciso. Di separazione. Ma devo dire che negare un rapporto tra immigrazione e terrorismo è ottimistico. Gli ultimi attentati in Europa, da Parigi a Nizza, sono stati compiuti da immigrati di seconda e terza generazione. Dobbiamo impedire che questo succeda in futuro. Dobbiamo capire perché è accaduto e trovare un rimedio. Credo che i nostri relatori abbiano delle idee in proposito. Quindi quella virgola è un auspicio.

Il convegno permetterà un’analisi esaustiva della realtà parmigiana?
No. Non abbiamo inserito uno dei temi caldi da dibattere in città. Un tema che da noi è un secondo tabù: la povertà. A Parma, secondo uno studio di straordinario interesse del Centro pastorale diocesano, esistono poco meno di 11mila poveri. Quasi 30mila in provincia. Questi dati giustificano un convegno a parte. Una riflessione profonda. Noi parliamo di sicurezza e di bellezza. Chi ha fame non ha lo spirito per gustare la bellezza e poco gli importa della sicurezza.
Dobbiamo fare in modo che accada quello che chiedeva Mario Tommasini: che ogni cittadino possa godere della sua quota di bellezza. Fare in modo che attraverso il sistema del Welfare, che in passato è sempre stato un vanto di Parma, i bambini possano frequentare il nido e gli asili, i giovani abbiano un lavoro e gli anziani siano accuditi e curati. Ma su questo torneremo con nuove idee e nuove iniziative. PrD

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