Pensare Oltre: cercare nuove strade per dislessia e disturbi cognitivi

“Come Comune abbiamo il dovere di dare spazio a tutti e ascoltare tutti, quindi ospitiamo volentieri questo convegno e siamo qui per sentire idee e proposte legate ad un’efficace azione educativa per tutti i bambini. Si tratta di temi delicati, legati a come affrontare i disturbi dell’apprendimento. Per parte nostra posso dire che continueremo a seguire le linee guida tracciate dalle leggi dello Stato. Questo è l’unico confine che abbiamo tracciato”: con queste parole la vicesindaco Nicoletta Paci ha aperto il convengo “C’è bisogno di Pensare oltre: la scuola ripensata, dove rifiorisca il valore del sapere, per un nuovo Rinascimento dell’Infanzia”, organizzato dal’omonima associazione culturale, patrocinato dal Comune di Parma e ospitato nella sala, consiliare del Municipio.
L’appuntamento fa seguito a quello dello scorso maggio al Senato della Repubblica, di celebrazione dei dieci anni di attività dell’Associazione con il lancio del nuovo Libro dal titolo: “Disturbi? Quali Disturbi? Manuale elementare per genitori, insegnanti e non solo”. www.pensareoltre.org
L’Associazione No-Profit, che ha sede a Milano, si propone di attuare nella scuola e nella famiglia, un cambiamento culturale verso l’infanzia e i bambini, etichettati sempre più spesso come affetti da disturbi, per ogni problema o difficoltà di apprendimento (dislessia, discalculia, disgrafia ecc.) o di comportamento (iperattività, deficit di attenzione ecc.).
“La Mission di Pensare oltre – ha spiegato la presidente del Movimento Elisabetta Armiato, già prima ballerina alla Scala, che ha fatto riferimento alla sua personale esperienza – è informare, dissipare la moda dei disturbi e affermare nella scuola e nella famiglia i valori educativi, quali arte sport, valida didattica, relazione con la natura, per favorire un nuovo rinascimento per l’infanzia”. “La mia irrefrenabile vivacità da bambina – ha continuato Armiato – è stata la chiave dei miei successi sul palcoscenico. Se la scuola produce “disturbi” c’è qualcosa che non funziona La scuola non deve essere il luogo di medicalizzazione della vita per i bambini classificati come dislessici, che, con la certificazione medica, si portano dietro il marchio come una sorta di carta di identità. Vanno ricercate altre strade: per i bambini di oggi, uomini e donne di domani, c’è bisogno di pensare oltre adesso, sapendo che ciascuno ha talenti da valorizzare e che dobbiamo avere la capacità di attendere, senza ansie di prestazione di cui caricare i nostri figli”.

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