Ichino a Collecchio: “Perchè votare sì al referendum”

Nella sala consigliare del Comune di Collecchio si è tenuta una vera e propria lezione sulla Costituzione italiana. I comitati “Basta un SI Collecchio” e “Parma che dice SI” hanno invitato il Senatore Pietro Ichino che in quaranta minuti ha spiegato ai presenti la genesi della nostra Carta, fin dalla Costituente.

“Anche allora, ha affermato il senatore del Partito Democratico, i giudizi che furono espressi da figure di rilievo come Gaetano Salvemini e Giuseppe Dossetti sulle conclusioni che portarono ad approvare un testo che prevedeva due camere – Senato e Camera dei Deputati – che facevano la stessa cosa, fu giudicato un pasticcio che avrebbe creato problemi politici per governare il paese . Il contesto storico del tempo che coincise con la rottura del governo di Unità Nazionale del 1947 tra DC, Fronte Popolare (PSI e PCI) e partiti laici impose di arrivare alla approvazione di un testo ampiamente condiviso da tutte le forze antifasciste.con due camere che fanno le stesse cose, la ricerca di continui compromessi in parlamento per governare, ha prodotto in sessantanove anni ben sessantatré governi.

L’instabilità del quadro politico italiano ha creato quindi governi deboli alle prese con evidenti difficoltà nel dare continuità all’azione riformatrice necessaria per fare crescere il paese. Di riformare la Costituzione e di superare il bicameralismo che fa le stesse cose ne ha parlato autorevolmente l’On. Nilde Jotti come Presidente della Camera dei Deputati – in un discorso a Piombino nel 1979. I tentativi di modificare la seconda parte della Carta, negli ultimi trent’anni sono stati diversi e tutti hanno fallito. Oggi con il referendum gli italiani possono dare un forte impulso alle riforme e rafforzare il ruolo della Camera dei Deputati nella formazione delle leggi. Il Senato diventerà la sede nella quale le regioni e i comuni acquisiranno un ruolo importante nella formazione delle leggi che hanno riferimenti diretti sull’attività amministrativa delle autonomie locali.

Non va dimenticato il ruolo del Presidente Giorgio Napolitano che in un momento drammatico della vita politica del paese accettò l’incarico per un secondo mandato, sulla base di un impegno di tutte le forze politiche ad approvare le riforme istituzionali, sempre promesse ma mai attuate, nel settennato precedente. Fu rieletto con un largo consenso del parlamento e costituì una commissione di quaranta saggi per elaborare un contributo per le riforme istituzionali. Il Governo Renzi all’atto del suo insediamento ricevette il mandato dal parlamento per un progetto di riforma istituzionale sulla base del lavoro elaborato dalla commissione dei quaranta.

Il testo elaborato divenne la base della proposta del Ministro Boschi. Il Parlamento dopo due anni di discussione e l’accoglimento di molti emendamenti approvò il testo definitivo con un’ampia maggioranza che oggi viene sottoposto a referendum confermativo. Quindi il testo approvato è un testo parlamentare.

In conclusione Ichino ha fatto esplicito riferimento alla presa di posizione della CGIL, contraria al testo votato dal parlamento quando, nel documento congressuale del maggio 2014 approvato dai delegati, tra i punti proposti dalla CGIL per quanto concerne le riforme istituzionali si indica il superamento del bicameralismo paritario e l’istituzione del Senato delle autonomie locali; il riordino delle competenze tra Stato e Regioni previste dall’art.117 del titolo V° e la riforma dell’istituto referendario prevedendo un sistema con quorum mobile legato all’affluenza delle ultime elezioni dell’organo che legifera. Tutte proposte ampiamente contenute nel testo che ora viene sottoposto a referendum confermativo.

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