Violenza in gravidanza, cresce la rete di protezione

Il suono della fisarmonica di Brunella Bardi e la voce di Paola Ferrari accompagnano una platea ammutolita a toccare quel ventre colpito da calci e pugni di un marito violento che nemmeno il regalo di una vita riesce a placare. In quel racconto – che ha aperto il convegno “Screening violenza domestica in gravidanza” – la futura madre trova la forza di fuggire dopo anni di maltrattamenti, ma recenti dati Istat stimano che subisca violenza in gravidanza una donna su quattro. Un numero allarmante sottolineato anche dal Prefetto di Parma Giuseppe Forlani presente alla partecipata iniziativa tenutasi questa mattina presso la sala congressi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Un momento di confronto voluto dalle due aziende sanitarie per avviare un percorso di formazione degli operatori sanitari affinché diventino sempre più sentinelle nel cogliere i segni di un disagio troppe volte nascosto. “E’ nostro dovere formare operatori che sappiano accompagnare donne vittime di abusi e maltrattamenti in un percorso che metta in rete competenze e risorse di cui è ricco il nostro territorio”, ha dichiarato Elena Saccenti, direttore generale Azienda Usl di Parma.
“I servizi svolgono un ruolo fondamentale nel costruire la cultura delle diversità – ha rimarcato Massimo Fabi direttore generale del Maggiore di Parma –. Attivare questi percorsi significa compiere un salto di civiltà. E sulla nostra capacità di intervento, perché abbiamo il dovere di intervenire, si misurerà il nostro livello di responsabilità sociale”.
Sono state 188 le donne che si sono rivolte al Centro antiviolenza di Parma dall’inizio dell’anno ad oggi, di ogni etnia e classe sociale. “Anche in Emilia Romagna, così come nei Paesi del nord Europa, le violenze contro le donne sono elevate perché sembra prevalere la difficoltà ad accettare l’emancipazione femminile”, spiega Samuela Frigeri, presidente del Centro.
Gelosia controllo, onore: sono le parole utilizzate dal sociologo dell’Università di Parma Marco Deriu che va alla ricerca dei perché. “Quando la donna rimane incinta è il momento in cui si scatenano nell’uomo i dubbi sulla paternità. Quel figlio sarà mio? È il primo fantasma che affiora accompagnato dal timore di essere superfluo in un rapporto che si fa sempre più stretto tra madre e figlio”. E le donne subiscono, nascondono, accettano. Talvolta lanciando timidi segnali di aiuto, ed è da questi segnali che le dottoresse Carla Verrotti, responsabile Programma Salute Donna Ausl Parma, e Antonella Vezzani, presidente Comitato Unico di Garanzia Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, vogliono partire affinché gli operatori siano in grado di coglierli e guidarli verso un nuovo futuro possibile, per la madre e il suo bambino.

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