Cumulo pensionistico gratuito, Pagliari interroga il Ministero

Dal 1 gennaio scorso il cumulo gratuito dei contributi previdenziali è legge e le ricongiunzioni onerose sono una facoltà, non più una “estorsione”. Chi ha virtualmente maturato i requisiti (di vecchiaia o anzianità) ma ha carriere previdenziali spezzettate e contributi versati a diverse gestioni, può andare in pensione senza più essere costretto a pagare due volte i contributi, come invece ha dovuto fare dal 2010 per effetto della legge Sacconi-Berlusconi. Ora al maturare del requisito ogni gestione dovrà pagare pro-rata il proprio pezzo di pensione. Ma l’applicazione piena del cumulo gratuito alle condizioni di miglior favore per gli iscritti, è ancora tutta da conquistare.

L’Inps e le Casse dei professionisti, a cominciare dall’Inpgi dei giornalisti, danno interpretazioni riduttive della nuova norma, dicono che va applicata “sulla base dei requisiti più restrittivi previsti dalle gestioni che concorrono al cumulo” (l’Inps), ovvero “secondo le regole della legge Fornero” (l’Inpgi) che prevedono 42 anni e 10 mesi di contributi per le pensioni anticipate (ex anzianità) e non secondo le regole più vantaggiose delle Casse privatizzate (ad esempio, 38 anni di contributi e 62 di età dal 2017 per i giornalisti).

Questo mentre a livello legislativo resta irrisolto il problema di chi in questi sei anni non avendo avuto l’alternativa del cumulo gratuito i contributi li ha dovuti ricongiungere in modo oneroso pagando cifre da capogiro. La nuova legge, infatti, prevede che chi ha in corso una ricongiunzione e non è ancora pensionato possa aderire al cumulo e richiedere la restituzione delle somme versate, ma non prevede risarcimenti o sanatorie per chi dal 2010 a oggi ha già pagato o è già andato in pensione.

Per ottenere chiarezza e maggiore giustizia sull’argomento, l’onorevole Maria Luisa Gnecchi e il senatore Giorgio Pagliari hanno depositato nei giorni scorsi alla Camera e al Senato interrogazioni al Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Pagliari, in particolare, sottolinea che il cumulo non modifica i criteri d’accesso alla pensione anticipata o di vecchiaia fissati dai regolamenti in essere degli enti previdenziali privatizzati.

Chiede perciò al Ministero “se non ritenga opportuno chiarire che l’applicazione del cumulo gratuito dei contributi da parte delle diverse gestioni coinvolte non comporta l’uniformazione al regime generale (legge Fornero), ma, al contrario, può avvenire nel rispetto dei regolamenti autonomi dei diversi enti, garantendo il principio dell’erogazione delle pensioni alle condizioni di miglior favore per gli iscritti”.

C’è poi il caso delle disparità tra chi ha dovuto fare il ricongiungimento oneroso e chi oggi può chiedere il cumulo gratuito. Sia Pagliari sia Gnecchi chiedono di sapere “quanti sono coloro che dal luglio 2010 hanno dovuto optare per la ricongiunzione verso l’INPS o le Casse privatizzate” e qual è “l’onere medio della rateizzazione che viene trattenuta mensilmente dalle pensioni” (fino alla metà dell’assegno per le pensioni inps, anche di più per quelle Inpgi), quanti sono “i soggetti che hanno già terminato di pagare il relativo debito all’Inps e alle Casse autonome” e quanti quelli che stanno ancora pagando.

Pagliari chiede anche se il Ministero e il Governo “non ritengano opportuno proporre un provvedimento che consenta a chi ha dovuto necessariamente ricorrere al ricongiungimento oneroso per poter accedere alla pensione, di chiedere la retroattività della facoltà di cumulo o, comunque, misure a compensazione della disparità di trattamento subita”.

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