Il punto di vista di Alimadhi sui beni culturali di Parma

Amministrare la cultura in una città come Parma significa promuovere la valorizzazione del patrimonio di arte e di architettura che qui si è stratificato nei secoli, anche se l’azione del Comune deve andare oltre.

Il destinatario dell’impegno amministrativo in campo culturale è infatti il cittadino di Parma nei confronti del quale è necessaria un’opera di formazione e di coltivazione dell’ identità, soprattutto se giovane o nuovo per provenienza. Perché fa parte dell’essere italiani e parmigiani vivere e fare proprie le bellezze e le testimonianze del passato. Ma la città d’arte si presta ad essere promossa naturalmente anche a fini turistici: va fatta conoscere, va considerata con attenzione la grande risorsa economica che può rappresentare.

I beni artistici e culturali di Parma fanno capo a diversi soggetti nello loro varie articolazioni: lo Stato, la Chiesa, l’Università, le Fondazioni il Comune medesimo. Il Comune per la sua funzione primaria nel territorio, deve porsi come interlocutore propositivo nei confronti degli altri soggetti, istituendo appositi tavoli di elaborazione progettuale, di interventi di promozione e di valorizzazione del patrimonio, che è patrimonio della comunità.

Il percorso consueto offerto al turista che si concede una fugace visita alla città comprende i principali monumenti della Parma Nuova, e può abbracciare la Pilotta col Teatro Farnese e la Galleria Nazionale (ma non si dovrebbero dimenticare il Museo Archeologico, la Biblioteca Palatina e il Museo Bodoniano), il percorso Correggesco con la Camera di S. Paolo e le Cupole della Cattedrale e di S.Giovanni, e naturalmente il Battistero, la Steccata e il Teatro Regio.

Lungo questo percorso occorre focalizzare, da parte del Comune, l’attenzione (non è una novità) sul grande e problematico convento di S. Paolo, oggi sede anche di due Musei Comunali, la Galleria Stuard e il Museo dei burattini. Il S. Paolo esige restauri importanti ed una rivisitazione delle destinazioni d’uso, dell’utilizzo delle parti inutilizzate e dei percorsi interni.

E’ ingiustamente ignorata dal turista occasionale la bellezza dell’Oltretorrente. Anche qui vanno proposti percorsi di visita e di uso che comprendano le importanti chiese farnesiane dell’Annunciata, del Quartiere e l’Oratorio delle Grazie, naturalmente il Giardino Ducale con il relativo Palazzo e il Palazzetto Eucherio S. Vitale. Ma l’Oltretorrente manca ancora di un centro forte di attrazione, che pure non è difficile individuare: è l’Ospedale Vecchio. Questo insigne edificio va mantenuto interamente all’uso pubblico. Va fatto oggetto di un restauro di alta qualità, che ne valorizzi la bellezza e la metta in relazione all’uso che se ne vuole fare. Le funzioni già individuate in un passato non troppo lontano vanno rese più incisive. Esse possono essere ricondotte a quelle di centro vivo della Memoria: sede centrale e operativa degli Archivi dello Stato e del Comune, sede di un Museo della Libertà, dedicato alla Parma post unitaria e focalizzato sulla sua storia di città che ha sempre combattuto la sopraffazione. L’Ospedale Vecchio deve poi ribadire con accresciuti servizi di essere la sede centrale del sistema bibliotecario cittadino.
Va tentato il recupero di bellezze semidimenticate (la chiesa francescana di S. Francesco, la chiesa di S. Luca degli Eremitani e altro ancora). Particolare attenzione va posta al sistema bibliotecario cittadino.

Anzitutto per estendere la distribuzione delle biblioteche nella città, coprendo la carenza che riscontriamo nei quartieri a nord e a sud della medesima; per sviluppare e meglio definire il modo di funzionare delle biblioteche. Bisogna fare delle biblioteche, più ancora di quanto già non siano, un elemento vitale della quotidianità dei quartieri e della città. La biblioteca come luogo in cui ci si ritrova, che offre sede agli incontri di reciproca conoscenza, di condivisione del sapere, di apprendimento delle lingue, di alfabetizzazione informatica.

Penso in questa chiave anche ad un ampio utilizzo del volontariato ed alla messa in circolo di tante esperienze che attendono di essere riconosciute e valorizzate.

Gentian Alimadhi

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