17 marzo 1948: nasce il gruppo di motociclisti Hells Angels

Il 17 marzo 1948 a San Bernardino, California, nasce il gruppo di motociclisti Hells Angels.

L’Hells Angels Motorcycle Club (HAMC, letteralmente in italiano “club motociclistico angeli dell’inferno”) è un’associazione motociclistica (moto club) nata negli Stati Uniti e oggi diffusa in tutto il mondo, i cui membri, tradizionalmente, utilizzano motociclette Harley-Davidson. L’associazione è considerata un’organizzazione criminale dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America. Contro questa decisione e contro il divieto di ingresso negli Stati Uniti per i membri stranieri del club, gli Hells Angels hanno presentato nel 2012 un ricorso in tribunale.

Tutto nasce da un gruppo di reduci della seconda guerra mondiale, che per una ragione o per l’altra non riuscivano ad accettare il ritorno alla società e vivere una vita “normale”. Al momento del rientro negli Stati Uniti d’America formarono vari gruppi motociclistici passando la maggior parte del tempo viaggiando, bevendo, creando risse e vivendo ai limiti del legale. Vi erano molti club “fuorilegge”, tutti contraddistinti da nomi irriverenti e rabbiosi, come i Pissed-Off Bastards Of Bloomington (POBOB), gli Outlaws MC (tuttora esistenti), i Market Street Commandos MC, i Gypsy Jokers MC (anch’essi tuttora esistenti), i Satan’s Slaves MC, e i Booze Fighters MC (anch’essi tuttora in attività).

Il 17 marzo 1948, a San Bernardino (in California), i POBOB cambiarono nome in Hells Angels. Il nome deriva da un film del 1927 con Ben Lyon e Jean Harlow; diretta e prodotta da Howard Hughes, la pellicola Gli angeli dell’inferno narrava la storia di un gruppo di aviatori della prima guerra mondiale. Durante il secondo conflitto mondiale, tra l’altro, era divenuta pratica comune tra gli stormi dei bombardieri dell’esercito statunitense rinominare i propri aerei (Memphis Belle, ecc.) e i propri equipaggi (Panda Bears, Flying Tigers, ecc.) con nomi di fantasia, che sottolineassero il carattere coraggioso e impavido dei militari.

Un gruppo comandato dal Capitano Irl Baldwin adottò il nome Hell’s Angels. Si narra che Baldwin stesse girovagando con i suoi uomini, cercando di trovare un nome “intelligente”, e alla fine fece una proposta che riscontrò il favore di tutti gli aviatori del suo equipaggio, ovverosia nominare il proprio stormo di bombardieri usando il titolo del film di Howard Hughes. Un aviatore disse che suonava bene, dato che sembrava «il nome più vicino all’inferno (in inglese hell) che nessuno avesse mai avuto». Tale stormo di bombardieri si guadagnò ben presto la fama di un gruppo feroce, impavido, sanguinario, avvezzo al pericolo e alla violenza, oltre che all’abuso di alcolici e alla consuetudine di indossare uniformi non conformi a quelle dell’esercito americano.

Tutti elementi, a detta degli attuali Hells Angels, completamente frutto di fumose ed inattendibili leggende di guerra, in realtà per niente confermate dai dati concreti delle ricerche storiche effettuate sinora (rimane, tra l’altro, senza una conferma precisa l’ipotesi che alcuni membri dei vecchi Pissed-Off Bastards Of Bloomington avessero realmente fatto parte dello stormo di bombardieri B-17 nominato, per l’appunto, Hell’s Angels dal Capitano Baldwin). Tornando al club, i ranghi aumentarono soprattutto dalla fine degli anni cinquanta, con sedi a San Francisco nel 1954 e Oakland nel 1957.

Il presidente e fondatore del charter (“sede”, nel gergo degli Hells Angels, al contrario di tutti gli altri club motociclistico che sogliono definire le loro sedi col termine chapter) di Oakland era Ralph “Sonny” Barger. Fu la sua ambizione e anticipata visione delle cose che aiutò a trasformare gli Hells Angels nel più potente e conosciuto club motociclistico del mondo, producendo tutto quell’insieme di cultura biker underground (definita in certi casi anche come “Kustom Kulture”) che si diffuse a 360 gradi tra tutti gli altri club motociclistici “irregolari” statunitensi prima e mondiali poi, alcuni già esistenti da decenni e quindi precedenti agli stessi Hells Angels (come quello degli Outlaws MC, fondato nei pressi di Chicago nel 1935).

Assolutamente da citare l’invenzione, da parte degli Angeli dell’Inferno, della cosiddetta “moto customizzata” o più semplicemente chopper (dal verbo inglese to chop, “tagliare”). Un modello di motociclo che partiva dal telaio delle famose Harley-Davidson degli anni Cinquanta e Sessanta (del tipo in dotazione alla polizia americana, e che veniva denominato full dresser nel gergo dei motociclisti, ovverosia un motore ancora completo di accessori e meccaniche “superflue”), il quale veniva liberato (da qui l’uso del termine “chopper”) da tutte le varie meccaniche accessorie come i parabrezza, i parafanghi anteriori, le borse da viaggio, ecc. e quindi arricchito da un manubrio esageratamente alto, che avvantaggiava il riposo delle braccia del pilota nelle lunghe corse rispetto ai manubri più bassi, e dalla celebre bitch bar, lo schienale alto in dotazione alla postazione del passeggero (prerogativa quasi assoluta delle donne dei membri del club).

I chopper si contraddistinguevano anche per le spettacolari aerografie eseguite sulle marmitte posteriori allungate verso l’alto e i serbatoi dei motori, i quali, nella maggioranza dei casi, venivano decorati con il simbolo del club in questione (nel caso degli Hells Angels, il famigerato teschio con l’elmetto alato visto di profilo). Un modello di motociclo, quindi, certamente entrato nella storia e tributato in pellicole cinematografiche leggendarie come il film Easy Rider, interpretato da Peter Fonda, Dennis Hopper e Jack Nicholson, i quali guidano, in questa famosa produzione underground hollywoodiana, proprio alcuni tra i primi e più classici prototipi di chopper.

Nel 1959 Ralph “Sonny” Barger, in particolar modo, organizzò assieme ai presidenti degli altri charter del club un meeting da condurre assieme a tutte le altre forze rappresentative di tutti i maggiori club motociclistici “irregolari” della California, e propose una sorta di alleanza dalla quale avrebbero beneficiato tutti. Gettando un occhio al futuro Barger, nei fatti, propose un’operazione di “regolarizzazione” della situazione allora vigente, a scapito del continuare a sopravvivere come gruppi motociclistici disorganizzati, e al fine di creare una vera e propria organizzazione nazionale facente capo a tutti i club motociclistici considerati “fuorilegge” dall’opinione pubblica del tempo.

Fu ugualmente di Barger l’idea di suggellare tale alleanza appena sancita tramite il famigerato distintivo a forma di rombo con la dicitura “1%” al suo interno. E fu così che egli divenne anche il primo “biker” ad aver tatuato sul braccio tale simbolo ormai celebre in questo ambiente. L’idea originaria di costituire una gigantesca e compatta corporazione motociclistica “irregolare” in alternativa all’American Motorcyclist Association non andò poi in porto per una serie di ragioni, ma il simbolo dell'”1%” fu completamente adottato da tutti i “club fuorilegge” dell’epoca che non si volevano assolutamente riconoscere nella visione perbenista e di vita della moto a livello hobbistico-familiare, reclusa nelle regole della società americana del tempo, che l’A.M.A. proponeva come sua immagine e attraverso i suoi eventi.

Il termine “1%” (Onepercenters) fu, per l’appunto, involontariamente coniato da alcuni esponenti dell’A.M.A., ovverosia l’associazione motociclistica istituzionale e regolare per tutti gli americani appassionati delle due ruote (i cui associati venivano dispregiativamente appellati dagli appartenenti ai vari “club fuorilegge” come i “motociclisti della domenica”). In seguito ad un paio di manifestazioni indette dall’A.M.A., durante le quali accaddero disordini e risse, per lo più causati da appartenenti ai suddetti “club fuorilegge” che intervennero in questi raduni senza alcuna autorizzazione o invito ufficiale (come nel caso del famigerato raduno californiano di Hollister, avvenuto nel 1947, il quale ha costituito l’ispirazione principale per la famosa pellicola de Il selvaggio con Marlon Brando), la stessa A.M.A., cercando di difendersi dagli attacchi della stampa statunitense del tempo, la quale tendeva ad individuare in tutto l’insieme indistinto dei motociclisti la causa di tali disordini, produsse una dichiarazione ufficiale nella quale, generalisticamente, si affermava che il 99% dei proprietari di moto era costituito da “gente per bene”, mentre solo l’1% era formato da individui tendenti a comportamenti criminosi e ad atti di vandalismo e disturbo della quiete pubblica.

Quello che l’A.M.A. non aveva previsto fu che i vari motociclisti che formavano i molti “club fuorilegge” considerarono questa affermazione come una sorta di vero e proprio riconoscimento d’onore. Difatti, oggi si può vedere il simbolo dell'”1%” indossato in tutto il mondo dalla maggior parte dei membri dei club motociclistici “non regolari” (e quindi al di fuori delle varie associazioni sportive o di mototurismo ufficiali di ogni paese, come la suddetta A.M.A. statunitense o la Federazione Motociclistica Italiana).

lombatti_mar24