Presentata a Felino la cassa d’espansione sul Baganza

Avrà una superficie di 860mila metri quadrati e potrà contenere 4,7 milioni di metri cubi d’acqua per laminare le onde di piena e mettere in sicurezza il nodo idraulico di Parma e Colorno. Costo: 55 milioni di euro.

Sono questi i numeri della cassa d’espansione sul torrente Baganza, un doppio bacino circondato da oltre tre chilometri di argini, con una diga dotata di paratoie che nel punto più alto raggiungerà i 16 metri, inserito tra gli interventi del Piano del dissesto idrogeologico come “determinante e improrogabile” per la messa in sicurezza di vaste aree urbanizzate e densamente infrastrutturate (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 15 settembre 2015).

L’opera, assicura la Regione Emilia-Romagna, sarà la soluzione definitiva per evitare che possano ripetersi alluvioni disastrose come quella del 2014. Ma la sua realizzazione, di cui si parla fin dagli anni ’90, suscita preoccupazioni tra gli amministratori della Pedemontana e i cittadini, sia per l’impatto ambientale, sia perché non risolve i problemi degli abitati a monte dell’invaso che verrà: da Sala Baganza a Berceto. Preoccupazioni che sono state affrontate in occasione della presentazione pubblica del progetto definitivo della cassa, organizzata dall’Unione Pedemontana nel pomeriggio di mercoledì 15 marzo in un affollatissimo Teatro comunale di Felino, per permettere agli abitanti della Val Baganza di conoscere i dettagli dell’invaso nella massima trasparenza.

In platea i sindaci di Sala Baganza, Berceto, Calestano e Terenzo, rispettivamente Aldo Spina, Luigi Lucchi, Francesco Peschiera e Danilo Bevilacqua, il comandante della Polizia Pedemontana e della Protezione civile, Franco Drigani, il consigliere regionale Barbara Lori, i rappresentanti dell’Autorità di Bacino del Fiume Po e di diverse associazioni ambientaliste.

Per spiegare il progetto e rispondere alle domande, sono arrivati a Felino l’assessore regionale alla Difesa del suolo Paola Gazzolo, la dirigente regionale di Aipo Area Emilia Ovest, Mirella Vergnani (Rup del progetto), e il responsabile del Servizio Tecnico dei Bacini degli Affluenti del Po, Francesco Capuano.

A parlare in rappresentanza dei sindaci dei comuni dell’Unione, è stato il primo cittadino di Felino Elisa Leoni, che non ha nascosto quanto il rapporto con la “cassa” sia sempre stato tormentato: «Si tratta inoltre di un progetto impattante per il nostro territorio, sul quale non abbiamo mai nascosto le nostre perplessità. Pur condividendo la necessità dell’intervento in una logica di sussidiarietà – ha aggiunto Leoni –, l’alluvione del 2014 ha dimostrato come ci siano problemi lungo tutta l’asta del Baganza ed è per questo che chiediamo rassicurazioni sul fatto che verranno realizzati altri interventi di messa in sicurezza a monte dell’invaso».

L’assessore Gazzolo ha promesso che verrà fatto tutto il necessario e che gli impegni verranno mantenuti. In particolare, a monte dell’invaso che sorgerò tra i territori di Sala Baganza e Collecchio, apriranno 4 cantieri, per 450 mila euro, per la regimazione e il ripristino di opere idrauliche danneggiate nei comuni di Calestano e Berceto (300mila euro), oltre alla messa in sicurezza e interventi di difesa del versante a salvaguardia della viabilità comunale Molino Secchione-Cà Sana e Marzolara (150mila euro).

«Questo progetto – ha aggiunto Gazzolo – è stato predisposto in tempi rapidi, con una stretta collaborazione tra tutti gli enti coinvolti, e rappresenta una priorità. Il nodo idraulico di Parma-Colorno è uno dei 5 più critici e complessi riconosciuti dalla pianificazione di bacino in Emilia-Romagna e, per garantirne la sicurezza, dal 2010 sono già investiti circa 11 milioni, necessari all’adeguamento del Ponte Ferroviario di Colorno, alla sistemazione dei tratti urbani del Baganza e del Parma».

Sul perché non siano state possibili soluzione alternative all’invaso, come richiesto a più riprese in questi anni dagli amministratori dei comuni coinvolti e dalla Provincia, è intervenuta Vergnani: «Le casse vengono realizzate quando non ci sono altre possibilità. E per limitare l’altezza delle dighe, garantendo comunque un volume d’acqua sufficiente alla laminazione delle piene, in questo caso pari a 4,7 milioni di metri cubi, non possono realizzate in montagna».

Sui tempi di realizzazione della cassa, Gazzolo ha tracciato il cronoprogramma. Entro l’autunno di quest’anno verranno acquisiti i pareri e le osservazioni, a questo proposito il sindaco di Felino ha invitato tutti i cittadini a comunicarle al Comune, per arrivare, a fine 2018, alla progettazione esecutiva e all’affidamento dei lavori che dovrebbero terminare entro il 2022.

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