Il centrosinistra di Parma ce la fa ancora a perdere e mette a segno la sconfitta più colpevole

La serie di sconfitte del centrosinistra di Parma alle comunali pare una maledizione senza fine scandita da due vittorie di Ubaldi, una di Vignali, due di Pizzarotti.

A Parma si è arrivati a 25 anni di sconfitte, 1/4 di secolo. E’ un ciclo storico, purtroppo ancora aperto.

Quella di domenica scorsa è stata, però, la disfatta più eclatante del centrosinistra di Parma, ammesso che la coalizione di Scarpa si potesse definire di centrosinistra.

Nel 1998 la vittoria di Elvio Ubaldi contro Stefano Lavagetto ci poteva stare: la città, sulla base di motivazioni più o meno fondate, voleva svoltare, e un cambiamento in politica è nelle cose, fisiologico.

Nel 2002 Ubaldi era un sindaco amatissimo in città e nessuno si stupì quando vinse al primo turno contro la senatrice Albertina Soliani, una reggiana catapultata all’ultimo minuto a Parma che conosceva poco o nulla della città, e meno ancora della macchina amministrativa.

Nel 2007 con Ubaldi a trainare da capolista un movimento civico che portava il suo nome (“Per Parma con Ubaldi”) e con dei candidati consiglieri che raccoglievano migliaia di voti di preferenza ciascuno, era inevitabile che Vignali vincesse. Alfredo Peri non sfigurò, ma l’onda era troppo alta.

Nel 2012 il candidato del centrosinistra Vincenzo Bernazzoli fece il suo e il pieno al primo turno raccogliendo il 39% dei voti ma si trovò contro al ballottaggio quello che non ti aspetti (il giovane Pizzarotti) nel momento sbagliato (quello dell’esplosione del M5S) con Beppe Grillo che venne a Parma a fare campagna elettorale portando più di 10.000 persone in P.le della Pace. Tutto il centrodestra andò a votare per Pizzarotti che, viceversa, non aveva voto-contro visto che nessuno sapeva chi fosse.

La sconfitta di Scarpa di domenica è la più grave per il centrosinistra, perchè quella più determinata da errori seriali che da condizioni esterne sfavorevoli. E pensare che c’era il contesto giusto per vincere: Pizzarotti era solo, cacciato dal partito che lo aveva fatto eleggere cinque anni fa, che gli si era schierato pure contro; sei mesi prima il Pd aveva ottenuto in città il 51% dei consensi sul referendum costituzionale; al primo turno i nove candidati sindaco avevano quotidianamente sparato all’unisono contro Pizzarotti scalfendone l’immagine; i sondaggi attribuivano alle liste di Scarpa un consenso maggiore di quella di Pizzarotti; il sindaco uscente si era inimicato mezza città con una raccolta differenziata demenziale che ha ridotto i marciapiedi della città a discariche ed esasperato i cittadini costretti a convivere con la spazzatura in casa; il centrodestra conosceva e ha visto all’opera Pizzarotti, e quindi questa volta non poteva più accordargli la sua fiducia a scatola chiusa. Molti di loro si sono rifiutati di votare Pizzarotti, come dimostra il calo dell’affluenza al ballottaggio. E quelli di centrodestra che hanno votato Pizzarotti questa volta lo hanno fatto, per lo più, senza convinzione o per disperazione, contestando il merito di numerose decisioni amministrative, camminando costeggiando i muri del seggio, prima ancora che turandosi il naso.

C’erano tutte le condizioni per vincere, ma il centrosinistra, Scarpa e il suo staff politico in questi mesi hanno sbagliato tutto quello che potevano sbagliare e sono riusciti a perdere ancora, rovinosamente. Gli errori sono stati così tanti e seriali che necessitano di un articolo a parte che pubblicheremo nei prossimi giorni.

Una cosa è certa: ormai il centrosinistra di Parma è diventato un caso di scuola su ciò che non bisogna fare alle elezioni comunali. Ho sentito che qualcuno pensa addirittura di dedicargli un corso di laurea.

Ormai a Parma anche i gatti neri si toccano quando vedono uno del Pd.

Andrea Marsiletti

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