25 luglio 1897: Jack London parte per la corsa all’oro del Klondike

Il 25 luglio 1897 lo scrittore Jack London parte per unirsi alla Corsa all’oro del Klondike dove scriverà i suoi primi racconti di successo. Jack London è stato uno scrittore e giornalista statunitense, noto per romanzi quali Il richiamo della foresta, Martin Eden, Zanna Bianca, Il tallone di ferro.

Tutta la sua vita fu caratterizzata da lavori, professioni e interessi personali diversi, coerenti con uno stile di vita vagabondo: fece lo strillone di giornali, il pescatore clandestino di ostriche, il lavandaio, il cacciatore di foche, il corrispondente di guerra (guerra russo-giapponese), l’agente di assicurazioni, il pugile, il coltivatore e, appunto, il cercatore d’oro, prima di realizzarsi, dopo innumerevoli tentativi, come scrittore di successo.

Il futuro scrittore nacque a San Francisco in California nel 1876, figlio illegittimo (secondo Clarice Stasz e altri biografi) di un astrologo ambulante irlandese, William Henry Chaney, e di Flora Wellman figlia di un ricco inventore dell’Ohio. Il padre si disinteressò di lui, anche perché otto mesi dopo la sua nascita la madre si risposò con John London, contadino vedovo con due figli.

Jack venne cresciuto dalla madre e dal padre adottivo. Terminata la scuola elementare nel 1889, London iniziò a passare da un lavoro all’altro frequentando compagnie assai poco raccomandabili, come ladri e contrabbandieri. Dopo numerose esperienze lavorative, tornò a Oakland per frequentare la Oakland High School, dove partecipò alla redazione del giornale scolastico, The Aegis. Durante la gioventù, London frequentò diversi centri di rieducazione dove visse per diversi mesi.

A partire dal 1894 circa London aderì al socialismo, battendosi in difesa delle fasce deboli della società, partecipando ad esempio a una marcia di disoccupati su Washington per chiedere al Presidente il finanziamento di programmi di lavori pubblici contro la povertà e la mancanza di lavoro (richiesta che precorreva di decenni il New Deal Roosveltiano). Abbandonata questa marcia, si diede al vagabondaggio per gli Stati Uniti, di cui tenne un diario trasformato anni dopo nel romanzo itinerante The Road.

Nel 1894, volendo iscriversi alla Berkeley University, decise di concludere gli studi secondari, finanziandosi con lavoretti di pulizia nella scuola, sul giornale della quale scrisse alcuni racconti ispirati soprattutto a Stevenson e Kipling. Due anni dopo si iscrisse a Berkeley e si diede a un’intensa e confusa attività politica, invocando la lotta di classe, la rivoluzione, ma interessandosi anche a Darwin e all’evoluzionismo e aderì alle teorie relative alla sopravvivenza del più forte sul più debole proprie del darwinismo sociale, il quale ritiene che il concetto di lotta per la vita e la morte debba essere la regola delle comunità umane. Nel 1897 lasciò l’università a causa di problemi finanziari.

Nell’estate del 1897, venuto a conoscenza della scoperta di ricchi giacimenti d’oro nel Klondike, sul confine fra Canada e Alaska, parte con un amico per unirsi alla “Corsa all’oro”, che aveva il suo centro a Dawson City, dove incontra avventure e disavventure d’ogni tipo, spesso tragiche e crudeli, che saranno fonti ispiratrici di molti suoi scritti.

Nel 1898 rientra a San Francisco con un misero sacchetto d’oro, che gli frutterà pochi dollari. Si dedica allora intensamente al lavoro letterario, riuscendo a far pubblicare solo una minima parte dei suoi numerosi scritti. Fra la fine del secolo XIX e il 1916 London giunge finalmente al successo, seppur con alti a bassi notevoli, come scrittore, giornalista e inviato speciale, e ben presto diventa uno tra i più prolifici, famosi e meglio retribuiti del suo tempo: in tutta la sua carriera letteraria scrisse oltre 50 volumi.

Nel 1903 (dopo un viaggio in Gran Bretagna) scrive Il richiamo della foresta, pubblicato in seguito in circa 6.500.000 esemplari solo in lingua inglese, ma pagato all’autore solo una somma irrisoria, diritti compresi. Dopo il successo del suo romanzo più famoso, London si dedicò interamente all’attività letteraria, trattando i temi sociali che suscitavano via via i suoi interessi; tra gli appassionati di fantascienza tuttavia i suoi racconti godono fama di classici in netto anticipo sui tempi, sebbene questo lato della sua attività sia poco noto al grande pubblico.

In numerosi di questi scritti ricorre il tema del ‘giorno dopo’, che descrive un’umanità ritornata ai primordi o in procinto di farlo e prospetta anticipazioni dell’ancora inesistente ‘guerra batteriologica’ (contro una Cina divenuta enormemente popolosa e pericolosamente concorrenziale sul piano produttivo).

Nel 1904 salpa per la Corea, dove seguirà come corrispondente la guerra russo-giapponese. Nel 1906 decide di farsi costruire uno yacht per effettuare, in sette anni, il giro del mondo, cosa che non farà mai. Fra il 1907 e il 1909 viaggia e soggiorna nei Mari del Sud e in Australia e nel frattempo dà alle stampe Il tallone di ferro, romanzo fantapolitico che immagina la presa del potere, negli Stati Uniti, da parte di una ristretta oligarchia dittatoriale, con situazioni che sembrano precorrere le nascita dei regimi fascisti europei.

Nel 1909 esce il lungamente preparato Martin Eden, una sorta di libera autobiografia in terza persona, che ottiene grande successo di pubblico.

Nel 1910 acquista il Beauty Ranch, a Glen Ellen, Sonoma County, California, dove muore nel 1916 a soli 40 anni, probabilmente per un’overdose di antidolorifici, sulla volontarietà o meno della cui assunzione si è dibattuto a lungo. Si è sostenuta particolarmente la tesi del suicidio, quella di un’overdose puramente accidentale e quella di una necessità di assumere molti farmaci, a causa del dolore fisico, anche sfiorando il limite e alla fine superandolo e incorrendo nell’overdose fatale. Il certificato di morte riporta invece come causa del decesso l’uremia come conseguenza di insufficienza renale cronica.

Un recente studio realizzato negli Stati Uniti da medici della Divisione di Nefrologia e Ipertensione della facoltà di Medicina della University of North Carolina, partendo dal fatto che lo scrittore in una fotografia presenta sul viso i segni di una dermatite da mercurio, metallo utilizzato nella terapia della sifilide, ha sostenuto che è verosimile che questa malattia venerea possa essere stata la causa della morte di Jack London, o in alternativa, la causa dei dolori cronici di cui soffriva, al punto da costringerlo ad assumere molti antidolorifici; inoltre la tossicità del mercurio avrebbe accelerato il decorso fatale, anziché rallentarlo.

Come riportato nel suo romanzo “Il Tallone di Ferro”, Jack London conosceva le confraternite filomatiche, in particolare quella di Chicago.La sua appartenenza all’ordine filomatico, comunque, non è stata mai smentita dall’Associazione Filomati, che in Italia ha sempre promosso i libri del romanziere, in particolare, per l’attenzione che lo scrittore volse verso i disagiati e gli emarginati. Questo particolare piglio “socialista” di London è stato ripreso ne “Il popolo dell’Abisso”, testo redatto in forma diaristica, ed in cui egli stesso ne è protagonista in un suo viaggio in Inghilterra. Qui, a Londra, ebbe un incontro con l’Esercito della Salvezza.

Le sue idee politiche e sociali possedevano una grandissima vitalità ed erano potentemente espresse, ma la concezione del socialismo e della lotta di classe di London era approssimativa, romantica e volubile, tanto più che oscillava fra suggestioni riferibili a Nietzsche e Kipling e disordinate letture di Marx, Proudhon, Saint-Simon, Spencer.

London è stato, e probabilmente è ancora, l’autore statunitense più tradotto all’estero; fra l’altro le sue opere di denuncia sociale sono state utilizzate a scopo propagandistico e hanno incontrato fortuna nei paesi del blocco sovietico, ma per contro la celebrazione della forza da lui esaltata fece sì che fosse uno degli autori più diffusi anche nelle biblioteche nell’Italia fascista del ventennio.

La sua prosa rimane una delle più potenti e solide della narrativa statunitense.

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