22 settembre 1979: esplosione nucleare nota come incidente Vela

Il 22 settembre 1979 il satellite Vela rilevano il flash di un’esplosione nucleare molto debole, avvenuta nei pressi dell’Isola Bouvet nell’Atlantico meridionale. L’ipotesi più accreditata è un test nucleare eseguito dal Sudafrica. L’accaduto è noto come incidente Vela o flash del sud Atlantico.

Il 22 settembre 1979, alle 00:53 GMT, il satellite statunitense 6911 di tipo Vela Hotel rivelò un “doppio lampo” alle coordinate 47°S 40°E. Il satellite era parte di una costellazione di altri dodici elementi specificamente progettati per la rilevazione di esplosioni nucleari. Oltre a trasportare strumenti in grado di rilevare raggi gamma, raggi X e neutroni, il satellite era equipaggiato con due sensori a stato solido di silicio, indicati bangmeter (rilevatori del bang), capaci di intercettare il tipico “doppio lampo” (il primo breve e molto intenso seguito da uno più lungo e meno luminoso) di un’esplosione nucleare in atmosfera.

Esistono dei dubbi circa l’attendibilità dell’osservazione. Il satellite in questione era stato lanciato il 23 maggio 1969, più di 10 anni prima, e aveva passato già da due anni il limite di vita operativa previsto. All’epoca del fatto era guasto uno dei sensori di impulsi elettromagnetici presenti a bordo e, nel luglio 1972, aveva avuto un’avaria ai sistemi di memorizzazione dei dati, poi risoltasi da sola nel marzo 1978.

Inoltre, fra le prime speculazioni era stata adombrata anche la possibilità che il satellite avesse registrato la manifestazione di fenomeni naturali, come la caduta di un asteroide o la scarica di un fulmine associata ad una meteora. Il rilevatore a bordo dei satelliti Vela aveva, infatti, già dimostrato la propria sensibilità a fulmini ascendenti di elevata potenza, quando nel 1978 contribuì ad identificarne l’occorrenza sull’isola canadese di Bell.

Tuttavia, i primi rapporti del governo degli Stati Uniti nell’ottobre del 1979 e nel gennaio 1980 dichiaravano che il lampo era stato senza dubbio generato da una esplosione nucleare (in prossimità delle Isole del Principe Edoardo) la cui responsabilità era da ascriversi al Sudafrica. Ma le capacità di rilevazione statunitense nell’area erano ridotte e non furono rilevate onde sismiche o idro-acustiche che potessero confermare l’esplosione.

Anche l’invio di una pattuglia di 25 velivoli dell’aviazione statunitense non fornì un riscontro positivo, dal momento che nessuno degli apparecchi rilevò la presenza di radioattività residua. L’unica parziale conferma fu la rilevazione di bassi livelli di iodio 131 (131I, un prodotto della fissione nucleare con breve tempo di dimezzamento) nelle ghiandole tiroidee di alcune pecore negli stati australiani di Tasmania e Victoria alcuni giorni dopo la presunta esplosione. Lo studio dei percorsi dei venti confermò, successivamente, che il materiale in ricaduta da un’esplosione nell’Oceano Indiano meridionale avrebbe potuto essere trasportato fino all’Australia sudoccidentale.

Un fenomeno da alcuni associato all’esplosione fu la rilevazione nella mattina del 22 settembre 1979 di un’onda ionosferica propagante da sud-est a nord-ovest da parte del radiotelescopio di Arecibo. Gli stessi ingegneri del Los Alamos National Laboratory che lavorarono al Programma Vela rimasero convinti della bontà della rilevazione.

Ad ogni modo, l’amministrazione Carter nominò una commissione di esperti con lo scopo di valutare l’attendibilità dei dati forniti dal satellite. Nell’estate del 1980 la commissione rese pubbliche le proprie conclusioni e dichiarò che con tutta probabilità non si era trattato di una esplosione atomica. Poiché un solo satellite aveva riscontrato il fenomeno e le ricognizioni aeree effettuate nell’area della presunta esplosione non avevano individuato tracce di radioattività, la commissione ritenne plausibile che un qualche fenomeno fosse avvenuto in prossimità del satellite e non sulla superficie terrestre. In particolare, indicò come possibile causa della rilevazione la collisione del satellite Vela con un micrometeorite. Il secondo lampo sarebbe stato generato dal materiale prodotto nella collisione che avrebbe riflesso della luce solare verso il sensore.

Tuttavia, il rapporto della commissione suscitò il dubbio che le spiegazioni fornite avessero delle motivazioni politiche. L’ipotesi dell’esplosione atomica restava certamente valida, specie in considerazione del fatto che il satellite aveva già segnalato correttamente ben 41 test nucleari in atmosfera, poi confermati anche da altre fonti.

I paesi principali sospettati di aver causato una esplosione atomica non preannunciata furono il Sudafrica ed Israele, che avevano entrambi dei programmi segreti per lo sviluppo di armi nucleari. Un loro test sarebbe stato molto scomodo per l’amministrazione Carter: Israele era un paese strettamente alleato, mentre le relazioni con il Sudafrica erano strette, nonostante fosse malvisto a causa dell’apartheid. Carter aveva lavorato intensamente sulla strada della non proliferazione nucleare e se fosse stato accertato che un paese della sfera di influenza USA avesse effettuato un test a scopi militari, ci sarebbe stata una vigorosa protesta internazionale, causando seri problemi al negoziato che aveva portato nel 1978 alla firma degli accordi di Camp David.

Se una esplosione ci fu, resta comunque difficile attribuirla a uno dei due paesi. Dai dati del satellite, può essere desunto che, nel caso, essa avvenne in un’area circolare di 4 800 km di diametro, che copre parte dell’Oceano Indiano, l’Atlantico meridionale, la punta meridionale dell’Africa ed una piccola parte dell’Antartide.

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