Mat Smile e la Parma non mediocre. Max Scaccaglia: “Mi ricorda i Chemical Brothers”

Mat Smile e la Parma non mediocre.

“Il mio erede? Non saprei… però mi piace Eminem. Lui scrive bene” (Bob Dylan)

“A Parma non ci sono spazi per la musica”. E’ risaputo. Tutti lo dicono. “A Parma chi fa musica non è valorizzato”: un mantra ormai. Come se ci fosse un obbligo di legge a far suonare chiunque. Come se l’ascolto fosse un atto dovuto, meritato solo per il fatto di prendere in mano uno strumento, di avvicinarsi ad un microfono. A Parma mancheranno gli spazi, ma gli artisti degni di attenzione si contano sulle dita di una mano.

Di certo Afrika Bambaataa e la folta schiera di MC e DJ, non ebbero paura di sfidare critica e mainstream (che ricordiamo allora essere la Disco Music): erano sicuri della portata, politica e sonora, di quanto proposto. Erano sinceri. Per forza credibili per rimuovere tutta quella patina; riportare il focus sulla reale situazione dei ghetti, dei quartieri popolari… Voglia di verità, di cose reali. Campionamenti e basi negli appartamenti privati stavolta, niente discoteche cattedrali, oppure sparati alti nei campetti da basket: i cosiddetti “Block Party”, le feste di strada nella New York a metà dei 70’s. Da allora la musica si cominciò a fabbricare con altra musica, un continuo e mutaforma riciclo: altamente creativo. L’inizio del lento, ma inesorabile declino della classica forma “band”, della classica forma canzone…

Conoscendo più o meno la musica che gira intorno a Parma ci sono rimasto malissimo quando Nicky Rascals ha postato un video di questo giovanissimo Mat Smile. E’ di Parma, Fidenza per l’esattezza, più un feudo piacentino in realtà, ma tant’è… e io non lo avevo mai sentito nominare. Cosa scarabocchio di musica a fare allora? Corro a scriverci sopra qualcosa subito, come per tamponare la ferita, come per rimediare alla figuraccia.

 

 

Googolo affannosamente e mi si para davanti folgorante il suo ultimo lavoro, un Ep “Sixteen” del 2016 (The Saifam Group). Una bomba di lavoro! Una BOM-BA. Sette tracce, comprese intro e outro, tra cui spiccano una manciata di pezzi sorprendenti. Soprattutto considerando che il titolo sfiora la sua reale età anagrafica: la “scena” parmense, se esiste, è intasata da “post e pre quarantenni” inchiodati a postume ideologie musicali, che continuano a intasare i social di peterpanismo sonoro; proponendo invariabilmente un solo piatto: il bollito misto. Prelibatezza da Cocchi in via Gramsci, dal Cacciatore a Frassinara o al Leon D’Oro in viale Fratti, ma non di certo quando passa per i nostri lettori mp3. Mat Smile è finalmente una boccata d’aria fresca, con tutti i numeri che servono a giocarsela fuori dai campetti parrocchiali del quartiere. Moderno. Modernissimo.

Il primo indizio di questa vocazione scopro essere lo sfacciato avallo di “Cantera Hip Hop”, un ambizioso e succulento progetto della “Saifam”; etichetta discografica che il rap/hip hop italiano sembra masticarlo benissimo, come recita la pagina youtube:”Our most important hip hop artists: Fabri Fibra, Mondo Marcio, Club Dogo, Raige, Nesli, Rayden, Gionnyscandal, Ape, Zampa, Mistaman, Kiave, Michel,Microspasmi, Stokka, Madbuddy, L-Duke, Jack The Smoker, Royal Rhymes, Fred De Palma, Rise Beatbox”. Referenze ne abbiamo? Sicuro.

Vi rimando a questa intervista (leggi).

La locomotiva Mat Smile viaggia su un doppio binario, da equilibrista di talento: è un mix di freschezza e aggressività, di “scuola” e invenzione, dove la parte del leone la fanno testi sparati a mille e incastonati nel beat come le rotelle in un orologio svizzero: degnissimi, densissimi, deflagranti, senza presunzione. Dal peso specifico alto, serrati (“Beatrix”). Un messaggio a chi confonde il Rap con l’ignoranza, pensando la letteratura sempre altrove, alta; ignorando che il Rap è l’attrazione carnale del linguaggio verso la verità della strada: realismo, attualità, concretezza. Straight. Sono finiti i grandi sogni per le generazioni che si affacciano all’età adulta. La “Trap House” oggi è il tossico rifugio delle ipocrisie: “Mi avresti voluto col viso pulito ed adatto ai bambini, a parlare d’affari ed a fare scontrini, o magari, boh?, coi risvoltini…”.

Resto sorpreso dal sound, dalle basi accattivanti e sempre sul pezzo; dalle idee finalmente aggiornate al 2017 pur fermamente “di genere”.

E’ imprescindibile l’attitudine, il riferimento alla stella polare “Eminem” (“Blue Velvet/Sunrise”). E il discorso meriterebbe pagine e pagine di approfondimenti perché quel rapper bianco di Detroit ha compiuto una vera rivoluzione, non solo nel genere, producendo una scossa tellurica su tutta la musica: un maremoto di passaggio tra scuola e modernismo. Mat Smile come Eminem resta nei solchi, ma ci butta dentro tonnellate di personalità e ottima musica, per la quale azzardo un’analisi più a sensazioni, perché non ho i riferimenti certi di chi il Rap lo vive, e saprebbe abbinare ad ogni campionamento uno stile, la relativa scuola di pensiero (vedere “Riferimenti” alla fine dell’articolo per una prima sgrossatura).

Grande il merito delle basi&campioni, con bassi aggressivi, lineari e densi; sarà, ma nei momenti migliori ci sento tanto i “Chemical Brothers”, inafferrabili e influentissimi, sempre. Drumming efficace con spunti filo analogici: forse la scuola di “DJ Shadow” ha avuto più forza di quanto possa apparire.

“Wkup” più classico, scende di tensione, ma non di sostanza. Mat Smile si parla addosso, consapevole di vivere un universo in divenire costante:”wake up bitch, prova a fare questa roba, non è Rap, non è Trap, non è Swag, non è moda…”. Moderno. Modernissimo.

La tensione scende ancora in “2506” dove l’amarezza sfuma tra basi acustiche in un clima quasi solare prima dello schiaffo di “Cocaine” per cui “Come la batteria elettronica e lo scratch, i campionatori e il backbeat, il “canto” del rapper è fondamentalmente un ennesimo stato nella fitta trama del ritmo, il quale nel rap usurpa alla melodia e all’armonia le loro funzioni essenziali di identificazione, richiamo, contrappunto, movimento e progressione, il gioco della tessitura sonora (…) che affermano, sia con il loro messaggio che con la loro metrica, che le cose non possono mai essere diverse da quelle che sono.” (David Foster Wallace e Mark Costello: “Il Rap spiegato ai Bianchi”, Minimum Fax editore).

Voto 10/10

Max Scaccaglia

 

MATERIALE E CONTATTI:
Facebook: https://www.facebook.com/smilebitc99/?pnref=lhc
“SIXTEEN” (EP) https://itunes.apple.com/it/album/sixteen/id1158929838
“COCAINE”: https://www.youtube.com/watch?v=ZVURCVqik2c
“BRAVO”: https://www.youtube.com/watch?v=17oUviJDeas&feature=share

RIFERIMENTI E ASCOLTI:
Old School (Chicago House/Detroit Techno):
Afrika Bambaataa: Planet Rock: the Album (1986 Tommy Boy Records);
Classic:
Run Dmc: Raising Hell (1986 Arista);
Gangsta Rap:
Ice T: Original Gangster (1991 Sire Records);
Hardcore Rap:
Wu Tang Clan: Enter the Wu Tang (36 Chambers) (1993 RZA);
Nas: Illmatic (1994 Columbia);
B.I.G.: Ready to Die (1994 Tommy Boy Records);
Fine anni 90 – 2000:
Eminem: The Marshal Mathers Lp (2000 Interscope);
50 Cent: Get Rich or Dye Tryin’ (2003 Shady Records);
Kanye West: The College Dropout (2004 Rock-a-Fella/Def Jam)

Influenze:
DJ Shadow: Endtroducing (1996 Mo Wax);
Chemical Brothers: Dig your own Hole (1997 Virgin Records);

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