Beni confiscati, 141 cooperative in prima fila contro le mafie

Centoquarantuno. Tante sono le cooperative che in Italia gestiscono beni confiscati alle mafie. Ognuna dà lavoro in media a 8 persone e coinvolge 11 volontari. In tutto quasi 3mila persone che ogni giorno si impegnano, tra difficoltà e intimidazioni, per dimostrare che si può in ogni territorio coniugare legalità e lavoro, futuro e rispetto delle regole. Lo racconta il progetto “Cooperare per la legalità”, realizzato da Legacoop Campania e Libera e sostenuto da Coopfond, il Fondo mutualistico di Legacoop nazionale.

“Cooperare per la legalità” è un percorso sperimentale di ricerca e collaborazione per fare il punto sui beni confiscati e il rapporto con la cooperazione e avviare nelle scuole iniziative di sensibilizzazione e aiutare i giovani a passare dalla disperazione e dal disincanto al “si può fare”. In questi mesi ha mappato le esperienze in atto e ha svolto un’azione di sensibilizzazione fondamentale tra i giovani.

La ricerca racconta che sono oggi tre le modalità con cui la cooperazione si può mettere a servizio della rinascita dei beni confiscati. La più frequente sono le cooperative che li gestiscono. Nel nostro Paese, racconta la ricerca, ne esistono 141 (di cui 26 in Campania), compresi i consorzi tra cooperative. In media danno lavoro a 8 persone ognuna, possono contare su 11 volontari e complessivamente offrono assistenza ad oltre 8mila persone.

Sono, infatti, cooperative per lo più sociali, impegnate nel welfare di comunità. È il caso della cooperativa EVA che in Campania dal 1999 è impegnata nella lotta alla violenza di genere ed ora gestisce l’accoglienza donne maltrattate in una casa confiscata a Casal di Principe, oppure della cooperativa dedicata sempre in Campania al giornalista Giancarlo Siani, che fa contro-informazione da una villa confiscata.

Ma la cooperazione può essere in prima linea anche attraverso i workers buyout, sui beni confiscati come nei casi del Centro Olimpo o Terramia in Sicilia, ma non solo. Ogni azienda salvata dai lavoratori riuniti in cooperativa garantisce, infatti, opportunità di lavoro pulito e regolare a tante persone, contrastando comunque l’illegalità. E sui beni confiscati altrettanto utili potrebbero essere, domani, le cooperative di comunità, anche se esempi di questo tipo ancora non esistono.

Tutte queste opportunità grazie al progetto sono state presentate a tanti studenti, nelle province di Napoli e Salerno. Incontri che hanno coinvolto decine di volontari e protagonisti di Libera e Legacoop e che hanno raggiunto oltre 700 ragazze e ragazzi. Incontri per rigenerare innanzitutto le parole, per trovare risposte al presente grazie anche alle radici di una storia che da 130 anni lavora alla creazione di un nuovo modello di sviluppo, per tutto il Paese.

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