Una famiglia per una famiglia: successo in Pedemontana

L’esperimento è perfettamente riuscito, tanto che il progetto “Una famiglia per una famiglia” diventerà un vero e proprio servizio, a disposizione della comunità. Per sempre.

Un servizio prezioso, che nei due anni ha visto la partecipazione di una trentina di famiglie della Pedemontana. Famiglie che aiutano altre famiglie nei momenti di difficoltà, con il sostegno di tutor e con progetti su misura messi a punto dagli operatori di Pedemontana Sociale, l’azienda del welfare dei comuni di Collecchio, Felino, Montechiarugolo, Sala Baganza e Traversetolo.

Il progetto, ideato nel 2003 dalla Fondazione Paideia di Torino e adattato da Pedemontana Sociale alla realtà territoriale dell’Unione con un contributo importante di Fondazione Cariparma, si basa sul tessere relazioni e legami per creare una rete in grado di affiancare le famiglie “in affanno”, per esempio nella gestione della vita quotidiana, a causa di lavori precari o di relazioni genitori-figli complicate e faticose, oppure in condizioni di solitudine perché lontane dal loro Paese d’origine.

Nella mattinata di venerdì 6 aprile, nella Sala del Consiglio della Corte Agresti a Traversetolo, si è svolto un convegno con un parterre di relatori esperti a livello nazionale e ai rappresentanti di Paideia per analizzare i risultati. Durante l’evento intitolato “Co-progettare INSIEME al territorio”, organizzato da Pedemontana Sociale in convenzione con l’Ordine degli Assistenti Sociali dell’Emilia-Romagna e patrocinato dalla Regione, è stato inoltre presentato il video, realizzato dal regista-storyteller Nicola Gennari, in cui le famiglie e i tutor raccontano le esperienze e le emozioni vissute durante l’affiancamento. «Oggi per noi è un momento importante – ha sottolineato Federico Manfredi, responsabile dell’Area Minori e Famiglie di Pedemontana Sociale –. Si conclude un cammino durato due anni e da questo momento il progetto rientra a pieno titolo nelle politiche sociali, a disposizione del territorio». Manfredi si è soffermato sull’Articolo 2 della Costituzione, che parla «non solo dell’individuo, ma anche dell’importanza per il cittadino di vivere all’interno di un tessuto sociale. E il tessuto sociale è costituito dalla famiglia, dalle istituzioni e dalla comunità». Un tessuto che si crea anche attraverso progetti come “Una famiglia per una famiglia”, che permettono di «costruire relazioni e legami».

L’idea sviluppata da Paideia, ha spiegato Giorgia Salvadori, responsabile dell’Area Tutela e Prevenzione della fondazione torinese, è stata proprio quella di puntare sulle relazioni tra famiglie: «C’erano persone che non accedevano ai servizi o che, se lo facevano, non raccontavano comunque le loro difficoltà. Così abbiamo pensato all’affiancamento che è un progetto preventivo per individuare le difficoltà prima che debbano essere trattate con interventi professionali». Un aiuto “tra pari” con l’assistenza di tutor, figure che hanno esperienze sociali, come insegnanti, persone che provengono dall’associazionismo o della cooperazione, ma che non sono tecnici. Una «grande innovazione», ha osservato Sabrina Fornari, responsabile del Servizio Affido e Adozioni di Pedemontana sociale che insieme alla collega Laura Cannarsa, coordinatrice delle assistenti sociali, e alla psicologa Sara Carretta, hanno seguito la nascita e lo sviluppo del progetto in Pedemontana.

«Nel settembre del 2015 abbiamo iniziato l’attività di sensibilizzazione e coinvolgimento con serate e contatti con le scuole. Contemporaneamente è iniziata l’attività di formazione degli operatori». La risposta della comunità non si è fatta attendere e nel febbraio 2016 c’erano già famiglie pronte ad aiutare altre famiglie e i tutor. Di lì a poco i primi progetti e affiancamenti che ad oggi sono arrivati a 10. «Spesso ci troviamo a operare in situazioni di emergenza – ha aggiunto Cannarsa – mentre “Una famiglia per una famiglia” ha bisogno di riflessioni e co-progettazioni. È diventato uno strumento del nostro lavoro, permettendoci di ritrovare quel contatto con il territorio che la nostra professione, se non ravvivata da progetti come questo, può anche portarci a perdere un po’ di vista. Oggi possiamo contare su famiglie e tutor per nuovi progetti».

«Si producono legami che producono valore – ha aggiunto Carretta –. Certo, i momenti di crisi non sono mancati, con domande del tipo “siamo la famiglia adatta” e momenti in cui l’affiancamento sembrava non procedere come desiderato. Ma siamo riusciti a superarli». Tra i relatori, anche Elena Bizzocchi, assistente sociale dell’azienda pedemontana, e la tutor Ilaria Camia, che hanno dato vita a una sorta di “intervista doppia” sul progetto, analizzato sotto due punti di vista diversi. Giordano Barioni, di Fondazione Paideia, ha invece svolto una riflessione sul progetto, a seguito di numerose interviste svolte con le famiglie stesse. Il giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna, Elena Buccoliero, si è concentrata sull’importanza dell’affiancamento familiare come prevenzione di situazioni gravi, mentre Monica Pedroni, del Servizio politiche sociali e socio-educative della Regione ha sottolineato l’importanza, da parte delle istituzioni, di saper cogliere le innovazioni sociali.

In apertura di convegno sono intervenuti il sindaco di Traversetolo e vicepresidente dell’Unione, Simone Dall’Orto, il presidente di Azienda Pedemontana Sociale e sindaco di Montechiarugolo, Luigi Buriola, e il vicepresidente di Fondazione Cariparma, Stefano Andreoli. «Per noi è un onore ospitare questa iniziativa – ha esordito Dall’Orto –. Questi sono progetti importanti e ringrazio Fondazione Cariparma che non si è mai tirata indietro per dare una mano a questo territori. Percorsi come “Una famiglia per una famiglia” ci fanno sentire meno soli e svolgono un ruolo di vera integrazione». «In una società che è in continua evoluzione e che ha problemi a tessere relazioni, le politiche devono adeguarsi per creare un contesto sociale migliore – ha osservato Buriola dopo essersi unito ai ringraziamenti nei confronti di Fondazione Cariparma –. Queste iniziative permettono di tessere quelle relazioni che oggi sono sempre più difficili».

Andreoli ha ricordato come il 60-70 per cento dei contributi erogati da Fondazione Cariparma siano destinati ai servizi alla persona. «A nome della Fondazione vi ringrazio per il valore del contesto in cui si inserisce questo progetto. Pedemontana Sociale è ricca di proposte valoriali. Avete chiesto un contributo economico per generare risorse che economiche non sono. E questo è un filone positivo perché si può riempire economicamente di risorse una famiglia, un disabile o un anziano, ma questo non vuol dire risolvergli dei problemi. Se non c’è la cura delle relazioni tra le persone – ha concluso Andreoli – la cura dei servizi non produce risultati sotto il profilo del vivere bene».

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