Sergio Brio, l’ultimo stopper, a Parma. FOTO

E’ stata un successo la cena organizzata dallo Juventus Official Fan Club Parma ‘Gianluigi Buffon’ con Sergio Brio, il mitico difensore della Juve degli anni ’80.

La cornice era quella, splendida, del Circolo Castellazzo. Presenti il presidente Paolo Mazzera, il vicepresidente Massimo Grossi, il responsabile del tesseramento Pierfrancesco Deusebio, oltre a tanti iscritti al Club e simpatizzanti juventini.

Brio ha presentato il suo libro “L’ultimo stopper”, nel quale ha raccontato sedici anni di calcio, tutti con la maglia bianconera, tredici da stopper e tre da assistente di Giovanni Trapattoni. E lo ha fatto con l’entusiasmo e l’umiltà tipica del suo carattere. La storia parte da lontano e abbraccia tutta la sua storia calcistica, da quando ha mosso i primi passi nel Lecce, passando per la Pistoiese per approdare alla Juventus. E i ricordi si inseguono: la sua famiglia, le lezioni di Attilio Adamo con le dovute riflessioni sull’attuale crisi del settore giovanile, il Lecce, la gavetta alla Pistoiese e l’arrivo alla Juventus. E poi gli infortuni, il periodo dei consensi e quello delle critiche, lo spirito di una squadra, che ormai è diventata una cantilena, il morso del cane all’Olimpico, la delusione di Atene, la storica rivalità tra la Juve e la Roma, il pallone arancione della Supercoppa Europea, la sua prima espulsione, la felicità di Tokyo fino alla partita di addio.

“Il calcio dei miei tempi era completamente diverso da quello di oggi” ha premesso Brio. “Basti pensare alla Juventus ‘pane e salame’ di Boniperti e a quella di Marotta che ha più di trecento dipendenti.”

“Tutti, ancora oggi, conoscono a memoria la formazione titolare della mia Juve: Zoff, Gentile, Cabrini, Furino, Brio, Scirea, Bettega, Tardelli, Rossi, Platini, Boniek. Scirea, in particolare, era un uomo esemplare. Trapattoni gestì benissimo uno spogliatoio pieno di campioni del mondo che avrebbe potuto diventare una polveriera.”

Inevitabile la domanda sui 39 morti dello stadio Heysel nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool: “Abbiamo saputo della morte dei tifosi solo in albergo tre ore dopo. Coloro che ancora dicono che abbiamo vinto una coppa insanguinata offendono la memoria delle vittime.”

Chi è stato il più forte attaccante che ha marcato? “Marco Van Basten. Contro un giocatore così forte hai due possibilità: o anticiparlo o portarlo dalla parte dove è meno tecnico. Ma anticipare Van Basten non era facile (anche perchè fisicamente mi teneva testa), e non aveva punti deboli.”

Poi Brio ripercorre la sua carriera: “Fui acquistato per 80 milioni di lire da Boniperti, che mi prese a 18 anni in fiducia, senza neppure avermi visto giocare. Poi andai a farmi le ossa in serie B. Rientrai alla Juve per prendere il posto di Spinosi. Esordii contro il Napoli dopo nove mesi. Da lì iniziarono tredici anni fantastici, che sono stati i più belli della mia vita.” AM

 

lombatti_mar24