Informazione, “non si può più fare a meno di Internet”

31/03/2009


Andrea, parlaci di come è iniziata la tua passione per il giornalismo.
E’ difficile spiegare una passione che per quanto riguarda la sua genesi non mi spiego neppure io. Nel senso che non l’ho cercata ma me la sono ritrovata addosso sin da quando ero un bambino.
Giocavo a fare il cronista, ed ho sempre subito il fascino di coloro che ti raccontavano una storia laddove questa si realizzava. Forse la curiositá. Il privilegio di poter capire per primo cosa é successo e perché é successo.
Direi un insieme di cose che riguardano non solo l’amore per una professione, ma la natura di una persona.

Cosa vuol dire per te “fare giornalismo”?
Significa essere dei privilegiati con una grande responsabilitá. Il privilegio di cui dicevo prima. Esserci, vedere, capire. Fare da interprete all’evoluzione della vita di un paese e della sua societá. La responsabilitá, quella di non lasciarsi prendere la mano. Di spersonalizzarsi e cercare di essere un testimone fedele dimenticandosi il proprio punto di vista.
Da te possono dipendere molto cose, bisogna non cedere alla tentazione di approfittarsene. E considerato che l’essere umano é debole, i rischi sono elevati.

Dall’ex Capo dello Stato Ciampi a Beppe Grillo, tutti parlano della necessità di “giornalisti con la schiena dritta”. E’ davvero possibile oggi in Italia? Dove e quali sono i veri ostacoli?
Io sono convinto di sì, e questo perché ogni persona é figlia dei propri valori.
Ognuno di noi risponde prima che al suo editore alla propria coscienza. Sembra banale un discorso di questo tipo, ma alla fine dipende da te. Se ci sono delle ingerenze sei tu che decidi se lasciarti manipolare oppure no. Sei tu che decidi se dare un futuro autonomo alla tua professione o legarla ad un compromesso.
E se ti vincoli segni forse il tuo successo sul momento, ma firmi anche il tuo tramonto nel momento in cui cambiano le condizioni.

Torniamo agli albori della tua carriera: che ricordi hai della tua esperienza a Teletricolore a Reggio Emilia?
Ho iniziato a Teletricolore che avevo appena 18 anni. Se non ci fosse stata Teletricolore non farei questo mestiere oggi. Io sono molto grato a chi mi ha dato la possibilitá di cominciare.
Mi ritengo molto fortunato perché in questo mestiere il difficile non é farlo, quanto avere l’opportunitá di poterlo fare. Io l’ho avuta. Ci sono un sacco di colleghi molto piú bravi di me che questa possibilitá non sono riusciti ad ottenerla. Teletricolore mi ha dato fiducia, il premio piú importante che si possa conquistare.
Il valore di quella esperienza lo capisco solo oggi. Lavorare in una piccola emittente, anche se oggi.
Teletricolore é tutt’altro che una piccola tv, significa fare tutto. E fare tutto significa entrare nell’anima della televisione.
Io tuttora a Sky godo e beneficio di ció che ho imparato a fare a Teletricolore.

Poi sei approdato a Sky.
Ho iniziato a Sky come corrispondente dall’Emilia Romagna.
Nasceva questa tv satellitare a cui tutti guardavano con un certo scetticismo. In tanti pensavano che Sky non sarebbe mai decollata. Io scrissi una lettera al direttore Emilio Carelli. Non mandai il curriculum. Gli scrissi semplicemente di me. Rimase stupito di un particolare.
Per iniziare a lavorare in tv mi ero comprato uno spazio che mi ripagavo vendendo la pubblicitá. Mi autoproducevo. Non venivo pagato per lavorare, ma al contrario pagavo per lavorare. Mi chiamò un sabato di luglio. Il martedí feci il colloquio a Milano. Due settimane dopo ero a Roma. Il 31 agosto Sky Tg24 era in onda.

Oggi sei un volto noto di Sky Tg 24, oltre a condurre periodicamente la trasmissione di approfondimento Nightline (ndr: in onda tutte le sere, sempre su Sky Tg 24, dalle 22.30 alle 24.00). Cosa si prova?
Si prova la soddisfazione di essere lì dovevi avevi sempre sognato di essere. Si prova un’emozione che si rinnova ogni giorno, sempre uguale a quella degli esordi. Si prova la paura di non essere all’altezza della situazione. Ma quando entri in sigla e dici buongiorno tutto finisce.

Nel tuo profilo facebook per quanto riguarda l’orientamento politico ti definisci “Moderate”. Che opinione hai della politica italiana?
Odio gli estremismi. Sia da una parte che dall’altra. Di ogni tipo e di ogni genere. La politica italiana mi ricorda molto il motore ingolfato di una macchina. Si cerca di accenderlo, ma la chiavetta gira a vuoto, fa rumore e non si avvia.
La politica italiana cosí com’é stata negli ultimi 20 anni non parla alla gente e non risponde ai bisogni della gente. E’ diventata come quegli esclusivi golf club dove a giocare sono sempre gli stessi soci. Con l’aggravante che non si va mai in buca e l’erbetta non é piú verde da molto tempo.

Se la TV brucia i tempi dell’informazione cartacea, il web brucia quelli della TV. Cosa pensi dell’informazione on line?
Penso che non se ne possa piú fare a meno. Cosí come non si puó piú fare a meno dell’informazione in tempo reale. Sono i cambiamenti della nostra societá che lo impongono.
Chi ha ancora la possibilitá di farsi trovare tassativamente alle otto di sera davanti alla tv per guardarsi il TG? Chi ha ancora la pazienza di aspettare il giornale di domani per sapere cosa sta succedendo? Nessuno.
Per questo anche i giornali stanno cambiando e con il tempo diventeranno un’altra cosa. Uno strumento per capire ma che partirá dalla fine della notizia. Dará quasi per scontato la cronaca del fatto. Io lavoro in un TG che ha successo perché si muove esattamente come un sito web. Sempre accesso. Sempre aggiornato. In tempo reale.

Sei stato un reggiano che ha lavorato a Parma. Ti sei occupato di comunicazione pubblica al fianco dell’attuale sindaco Vignali. Cosa avete da imparare dai cugini?
Dobbiamo sicuramente vincere l’imbarazzo nel metterci in mostra. Spesso noi reggiani facciamo e non raccontiamo. Siamo per certi versi troppo modesti. E alla fine c’e’ chi si appropria di risultati che non gli appartengono.
Sul piano amministrativo da Parma dobbiamo imparare invece il pragmatismo dell’azione. Fare cose per migliorare la qualitá della cittá e della sua vita senza porsi il problema se certe azioni possano essere classificate come di destra o di sinistra. Tutto ció che migliora la cittá non ha colore politico.
Questo i nostri amministratori spesso se lo dimenticano.

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