“Per la cultura ci vogliono shock morali benefici”

17/04/2009
h.13.20

Mi chiamo Natalia Borri, sono consigliera comunale e membro della Commissione cultura e da più di 20 anni ormai, mi occupo di comunicazione. Sono anche un’imprenditrice che dal 2000 ha scelto di far convivere qui a Parma la vocazione e dimensione internazionale del mio progetto professionale con la vocazione alla qualità del mio progetto di vita.
Mi scuserete se prendo ad esempio la mia esperienza personale/professionale, ma è stato per me inevitabile il collegamento. Non più tardi di tre settimane fa ho convocato gli «stati generali» della mia azienda e ho condiviso, con il cda ma anche con tutto il mio staff, una scelta di indirizzo. Di fronte alle riduzioni dei budget mtgk e ai tagli sugli investimenti in comunicazione, di fronte insomma alla «crisi», le nostre possibilità erano tre:
– tagliare i costi fissi e quindi il personale
– abbassare la qualità del nostro lavoro = prodotto
– mantenere alto lo standard qualitativo e l’impegno etico nei confronti dei collaboratori, ma chiedere a tutti di lavorare di più. Produrre di più e meglio.
Abbiamo scelto quest’ultima strada.
Oggi ci troviamo qui a parlare di verifica e rilancio della cultura a Parma. E di crisi: dei finanziamenti pubblici, di quelli privati, ma più in generale crisi di un sistema che, com’è stato detto, ha prodotto un collasso o il rischio di un collasso fatto di scollamenti, eccesso di personalismi, ipercinetismo culturale… Si sente il bisogno di fare chiarezza, di fare amicizia, di fare la pace!
Qualche malalingua ha letto in quest’iniziativa un modo innovativo per fare e comunicare i tagli al settore. Voglio credere che non sia così, che non usciremo da queste giornate convinti che il ridimensionamento degli organici sia la strada giusta per guardare al futuro.
L’assessore ha parlato di un nuovo patto franco fra Istituzioni e società.
Io mi permetto di aggiungere che questo patto, prima ancora che al di fuori vada indirizzato all’interno. O meglio: mi sembra di poter leggere anche questo obiettivo, più che mai necessario. Patto fra Istituzioni ed Istituzioni. Patto all’interno delle singole Istituzioni. Patto vuol dire innanzitutto condividere un obiettivo, un percorso, una visione. E non posso non notare che nei due anni passati, alcune scelte dell’amministrazione comunale (a partire dallo sdoppiamento di deleghe fra assessore ed agente) non sono andate in questa direzione. Le incongruenze ci sono state, così come i proclami e le battute d’arresto destabilizzanti e… la difficoltà ad individuare una visione strategica unitaria.
Quindi, nonostante alcune assenze che mi hanno stupito e che non ho potuto non notare – sia fra i relatori che fra gli invitati – ben venga oggi lo spirito e il senso di quest’iniziativa, che io leggo appunto come… non dico un mea culpa, ma una presa di coscienza quanto mai opportuna.
E ben venga quest’incontro con le associazioni culturali della città, che spero costituisca la ripresa reale di quel principio di sussidiarietà che, per passare dalle dichiarazioni ai fatti, ha bisogno di tanto lavoro di tessitura, paziente e costante: ne appprofitto per suggerire al neo assessore di riprendere, fra l’altro, quel tentativo di censimento delle associazioni che il suo predecessore aveva iniziato ma che è rimasto purtroppo incompiuto, e che credo sia fondamentale premessa per far crescere la messa in rete del tessuto culturale della nostra città.
Di fronte all’incertezza delle risorse (anzi, alla certezza della loro contrazione), è giusto ripartire dal metodo. E la condivisione in questi casi è IL metodo. Quel che serve è, come è stato detto, il terzo elemento, la programmazione. Ed è per questo che siamo qui: la difficoltà aguzza l’ingegno. Di fronte alla crisi, siamo quindi tutti chiamati a sopperire con le idee, per contribuire ad individuare priorità ed obiettivi.
Quando chiesero ad Alfred Hitchcock il senso del suo cinema, lui rispose: voglio procurare al pubblico shock morali benefici. Una definizione bellissima, che ho cercato più volte di far mia e che vorrei provare oggi a fare nostra.
La cultura nella nostra città può avere come obiettivo quello di procurare shock morali benefici? Scuotere, far crescere la coscienza prima ancora che la conoscenza, far bene e fare il bene?!
Si è parlato ieri di brand Parma: giusto, ma un brand per essere tale deve avere dei suoi valori chiari e deve avere una sua identità forte. Deve avere un suo posto in una mappa, una sua visione e i suoi obiettivi. Deve individuare i suoi elementi di forza, distintività e capacità attrattiva. Prima ancora che per essere comunicata, per esistere e competere.
Troppe volte, io credo, il brand Parma non è esistito in questi anni. Quando si è affidato a valori non suoi propri e distintivi, quando si è ispirato a modelli altrui, quando ha scelto percorsi generalisti e replicabili ovunque, quando debole o timoroso ha scelto la scorciatoia del testimonial forte (e si sa, il rischio in questi casi è che la gente ricordi il testimonial – e ne apprezzi le sinuose forme – ma non l’azienda e i suoi prodotti).
Per un brand, investire con coerenza sul proprio valore è l’unico modo di sopravvivere.
Esistono eccellenze su cui la città e il nostro territorio hanno il compito di costruire o continuare a costruire una propria identità culturale.
Di Correggio già si è detto. Così come di Verdi e del percorso verso il Bicentenario Verdiano del 2013. Ma c’è un tema, un “valore” su cui ho avuto modo più volte di esprimermi e su cui sento che sarebbe imperdonabile non soffermarsi. E sto parlando di un “valore” che è forse più apprezzato e capito e amato fuori dalle nostre mura che in casa nostra.
Gian Battista Bodoni: il 2013 sarà il bicentenario della morte anche di questo grandissimo personaggio, nominato dal duca Ferdinando direttore della tipografia reale di Parma, dove visse e morì nel 1813 e a cui è dedicato il Museo Bodoniano.
Bodoni non è solo un tassello della nostra storia, un incisore, tipografo e stampatore che ha segnato l’arte tipografica dal ‘700 in avanti; Bodoni è un tipo di carattere (il classico font con grazie moderno), il più utilizzato ancora oggi in tutto il mondo, la sintesi dei 4 meravigliosi principi di bellezza da lui stesso elaborati (uniformità, eleganza, buon gusto ed incanto).
Bodoni attraversa tutti i continenti della terra, collega le più svariate discipline artistiche, unisce le generazioni e le forme espressive, dal libro alla computer graphic.
Bodoni è un’eccellenza tutta nostra, su cui mi auguro possano convergere tante energie nel prossimo futuro. Da parte mia, come consigliera comunale, come cittadina di questa città e come appassionata di grafica, comunicazione e cultura, mi impegno per promuovere, con l’occasione della scadenza del 2013, un percorso che da una parte valorizzi un nostro patrimonio, dall’altra lo renda motore di un progetto innovativo e “nostro”: non ispirato ad altri, né generalista e quindi replicabile da altri; e proprio per questo, capace di procurare «shock morali benefici».

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