“Meglio le scritte sui muri dei cessi delle discoteche che la noia di queste provinciali”

21/05/2009

Mancano poco più di due settimane al voto e, se non ci fossero state le polemiche infuocate sulle bollette di Lavagetto che hanno preceduto la sua candidatura, forse tanti cittadini non saprebbero neppure che il 6-7 giugno si vota per le provinciali.
Eh sì, perché una campagna elettorale così sciatta come quella che stiamo vivendo io non la ricordo: è un tran tran di comunicatini stampa miseri miseri, nessun pathos, una produzione vaga di proposte che hanno meno capacità di attrarre l’attenzione degli elettori delle scritte sui cessi delle discoteche.
E poi nessuna polemica tra i candidati. E mi lamento di questo accomodante galateo istituzionale non tanto per soddisfare la sete di sangue di un direttore di giornale ma perché sono convinto che lo scontro aspro, se sul merito delle questioni e non fine a se stesso (in quest’ultimo caso è sempre controproducente), sia indispensabile per fare comprendere le differenze sui programmi e, perché no, per suscitare un po’ di interesse.
Calma piatta… confermata anche dagli slogan elettorali passi, vuoti: “La Provincia che verrà” è il grido di battaglia autoreferenziale di Lavagetto che con questa dicitura vuole sottolineare la continuità tra la sua candidatura e l’esperienza dalla sua associazione “Parma che verrà”, comitato elettorale che si è dimostrato impareggiabile nell’organizzazione di convention e nel produrre preferenze ma che non credo abbia poi lasciato quel segno nella storia recente di Parma, tanto nei contenuti quanto nel cuore dei cittadini, tale da giustificare questa scelta comunicativa.
“Un presidente concreto ed efficace” è il refrain della campagna elettorale di Bernazzoli… bastava che questi mettesse dentro anche la parola “sinergia” che sarebbe riuscito nell’impresa di inserire tutte le banalità in un unico slogan.
E così si va avanti con i candidati che girano per la provincia, Bernazzoli che racconta quanto ha speso in questi ultimi anni per ogni comune che visita, incentrando il messaggio politico tutto sulla sua persona ben guardandosi, considerato il vento che spira a livello nazionale, dal politicizzare la partita (sembrano passati secoli dallo slogan disperato del centrosinistra alle comunali 2002 “Se vuoi dire no a Berlusconi, comincia a dire sì alla Soliani”) o dal valorizzare alcuni assessori uscenti davvero imbarazzanti per come hanno sprecato il denaro pubblico; Lavagetto che monta il suo “Family Village” di giochi di gomma su cui saltellano i bambini auspicando un dimagrimento della Provincia e distillando proposte giornaliere sui vari argomenti che sfido chiunque a ricordarne una.
E i giorni passano, e le elezioni si avvicinano sempre più.
Ma se questo andazzo soporifero è non solo comprensibile ma funzionale a Bernazzoli che, volendo confermare il suo aplomb presidenziale e forte dei sondaggi a lui favorevoli, ha tutto l’interesse a scivolare verso il voto senza imprevisti e senza innescare elementi polemici, non si riesce davvero a comprendere la strategia suicida di Lavagetto che dovrebbe al contrario provare ad inventarsi qualcosa per invertire i pronostici.
A dire il vero un colpo di coda in questa campagna elettorale Lavagetto qualche settimana fa lo ha dato sul tema delle bollette del suo cellulare, anche se sarebbe stato meglio non lo avesse fatto. Invece di accontentasi di incassare la riduzione delle fatture pattuita con Telecom, ha minacciato mezzo stampa di denunciare il Comune che gli ha prontamente risposto in modo piccato al punto che la Gazzetta ha titolato in prima pagina “Il Comune attacca Lavagetto”. Un errore di comunicazione clamoroso, forse senza precedenti da quando seguo la politica locale: in un sol colpo Lavagetto ha reso pubblica la frattura tra lui ed il Comune di Parma e di fatto, rompendo con il Comune, ha delegittimato se stesso e la sua storia politica… perchè se Lavagetto non è più l‘ottimo assessore comunale delle giunte Ubaldi e Vignali non è che un iscritto del PDL-Forza Italia, di minoranza. Un po’ poco per battere Bernazzoli.
Mai vista una campagna elettorale così. Alle ultime comunali Alfredo Peri aveva accettato una sfida difficilissima ma si era battuto come un leone, arrivando anche ad eccessi di aggressività, come quando durante il ballottaggio arrivò a comperare pagine sulla Gazzetta per sfidare pubblicamente Vignali ad un faccia a faccia gladiatorio, per non dire truculento, in Piazza Garibaldi senza rete, senza la faziosità della mediazione giornalistica locale. Anche quello fu un errore di comunicazione, comunque sintomo di voglia di provarci e di lottare.
Ma anche alle scorse provinciali il clima era più passionale… al punto che un pezzo da 90 come Elvio Ubaldi accettò di scendere in campo in prima persona e di farsi fotografare sui manifesti appesi in tutta la città con il candidato Roberto Lisi e la dicitura “io voto Lisi”… un’esposizione pubblica che poi ad urne aperte non si rivelò così convincente ma che fu un gesto di grande disponibilità; l’esatto opposto del fenomeno tutto nuovo a cui abbiamo assistito in queste settimane a Parma, ovvero alla defezione delle conferenze stampa di presentazione del proprio candidato, al nascondimento, al disimpegno.
Forse alla fine della fiera, anche vedendo questa campagna elettorale, viene da dare ragione al candidato dell’UDC Mauro Libè che ha confermato la proposta di abolire le Provincie che andava tanto di moda fino ad un anno fa in piena indignazione popolare anti-casta.
Sì, chiudendo le Province si risparmierebbero un sacco di quattrini e, aggiungo io, anche una buona dose di noia. Due piccioni con una fava. Si può fare! 

                                                                                Andrea Marsiletti

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perlavalbaganza

“Meglio le scritte sui muri dei cessi delle discoteche che la noia di queste provinciali”

Shadow 2.0
Finalità del Progetto
Elenco dei
membri del Governo Ombra
___
21/05/2009

Il presente intervento è a titolo personale e i suoi contenuti non impegnano in nessun modo il Governo Ombra del Comune e della Provincia di Parma Shadow 2.0.

Mancano poco più di due settimane al voto e, se non ci fossero state le polemiche infuocate sulle bollette di Lavagetto che hanno preceduto la sua candidatura, forse tanti cittadini non saprebbero neppure che il 6-7 giugno si vota per le provinciali.
Eh sì, perché una campagna elettorale così sciatta come quella che stiamo vivendo io non la ricordo: è un tran tran di comunicatini stampa miseri miseri, nessun pathos, una produzione vaga di proposte che hanno meno capacità di attrarre l’attenzione degli elettori delle scritte sui cessi delle discoteche.
E poi nessuna polemica tra i candidati. E mi lamento di questo accomodante galateo istituzionale non tanto per soddisfare la sete di sangue di un direttore di giornale ma perché sono convinto che lo scontro aspro, se sul merito delle questioni e non fine a se stesso (in quest’ultimo caso è sempre controproducente), sia indispensabile per fare comprendere le differenze sui programmi e, perché no, per suscitare un po’ di interesse.
Calma piatta… confermata anche dagli slogan elettorali passi, vuoti: “La Provincia che verrà” è il grido di battaglia autoreferenziale di Lavagetto che con questa dicitura vuole sottolineare la continuità tra la sua candidatura e l’esperienza dalla sua associazione “Parma che verrà”, comitato elettorale che si è dimostrato impareggiabile nell’organizzazione di convention e nel produrre preferenze ma che non credo abbia poi lasciato quel segno nella storia recente di Parma, tanto nei contenuti quanto nel cuore dei cittadini, tale da giustificare questa scelta comunicativa.
“Un presidente concreto ed efficace” è il refrain della campagna elettorale di Bernazzoli… bastava che questi mettesse dentro anche la parola “sinergia” che sarebbe riuscito nell’impresa di inserire tutte le banalità in un unico slogan.
E così si va avanti con i candidati che girano per la provincia, Bernazzoli che racconta quanto ha speso in questi ultimi anni per ogni comune che visita, incentrando il messaggio politico tutto sulla sua persona ben guardandosi, considerato il vento che spira a livello nazionale, dal politicizzare la partita (sembrano passati secoli dallo slogan disperato del centrosinistra alle comunali 2002 “Se vuoi dire no a Berlusconi, comincia a dire sì alla Soliani”) o dal valorizzare alcuni assessori uscenti davvero imbarazzanti per come hanno sprecato il denaro pubblico; Lavagetto che monta il suo “Family Village” di giochi di gomma su cui saltellano i bambini auspicando un dimagrimento della Provincia e distillando proposte giornaliere sui vari argomenti che sfido chiunque a ricordarne una.
E i giorni passano, e le elezioni si avvicinano sempre più.
Ma se questo andazzo soporifero è non solo comprensibile ma funzionale a Bernazzoli che, volendo confermare il suo aplomb presidenziale e forte dei sondaggi a lui favorevoli, ha tutto l’interesse a scivolare verso il voto senza imprevisti e senza innescare elementi polemici, non si riesce davvero a comprendere la strategia suicida di Lavagetto che dovrebbe al contrario provare ad inventarsi qualcosa per invertire i pronostici.
A dire il vero un colpo di coda in questa campagna elettorale Lavagetto qualche settimana fa lo ha dato sul tema delle bollette del suo cellulare, anche se sarebbe stato meglio non lo avesse fatto. Invece di accontentasi di incassare la riduzione delle fatture pattuita con Telecom, ha minacciato mezzo stampa di denunciare il Comune che gli ha prontamente risposto in modo piccato al punto che la Gazzetta ha titolato in prima pagina “Il Comune attacca Lavagetto”. Un errore di comunicazione clamoroso, forse senza precedenti da quando seguo la politica locale: in un sol colpo Lavagetto ha reso pubblica la frattura tra lui ed il Comune di Parma e di fatto, rompendo con il Comune, ha delegittimato se stesso e la sua storia politica… perchè se Lavagetto non è più l‘ottimo assessore comunale delle giunte Ubaldi e Vignali non è che un iscritto del PDL-Forza Italia, di minoranza. Un po’ poco per battere Bernazzoli.
Mai vista una campagna elettorale così. Alle ultime comunali Alfredo Peri aveva accettato una sfida difficilissima ma si era battuto come un leone, arrivando anche ad eccessi di aggressività, come quando durante il ballottaggio arrivò a comperare pagine sulla Gazzetta per sfidare pubblicamente Vignali ad un faccia a faccia gladiatorio, per non dire truculento, in Piazza Garibaldi senza rete, senza la faziosità della mediazione giornalistica locale. Anche quello fu un errore di comunicazione, comunque sintomo di voglia di provarci e di lottare.
Ma anche alle scorse provinciali il clima era più passionale… al punto che un pezzo da 90 come Elvio Ubaldi accettò di scendere in campo in prima persona e di farsi fotografare sui manifesti appesi in tutta la città con il candidato Roberto Lisi e la dicitura “io voto Lisi”… un’esposizione pubblica che poi ad urne aperte non si rivelò così convincente ma che fu un gesto di grande disponibilità; l’esatto opposto del fenomeno tutto nuovo a cui abbiamo assistito in queste settimane a Parma, ovvero alla defezione delle conferenze stampa di presentazione del proprio candidato, al nascondimento, al disimpegno.
Forse alla fine della fiera, anche vedendo questa campagna elettorale, viene da dare ragione al candidato dell’UDC Mauro Libè che ha confermato la proposta di abolire le Provincie che andava tanto di moda fino ad un anno fa in piena indignazione popolare anti-casta.
Sì, chiudendo le Province si risparmierebbero un sacco di quattrini e, aggiungo io, anche una buona dose di noia. Due piccioni con una fava. Si può fare! 

                                                                                Andrea Marsiletti

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