24 febbraio 2003: muore a Roma Alberto Sordi

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Il 24 febbraio 2003 muore a Roma Alberto Sordi.

Alberto Sordi (Roma, 15 giugno 1920 – Roma, 24 febbraio 2003) è stato un attore cinematografico, regista,sceneggiatore, conduttore televisivo, compositore, cantante e doppiatore italiano.

Importante interprete della storia del cinema italiano, con Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni e Nino Manfredi fu uno dei “mostri” della commedia all’italiana, nonché, insieme ad Aldo Fabrizi e Anna Magnani, rappresentante della romanità. Si è cimentato (anche se molto raramente) anche in ruoli drammatici, dove ha dato prova della sua versatilità di attore. Ha recitato in circa 160 film.

Nella sua carriera ha vinto 9 David di Donatello, 6 Nastri d’argento, un Orso d’oro e un Orso d’argento per il miglior attore al Festival di Berlino e un Golden Globe per il miglior attore in un film commedia o musicale per il film Il diavolo.

Colpito da tumore ai polmoni due anni prima, afflitto durante l’intera stagione invernale da forme di polmonite e bronchite, Alberto Sordi muore nella notte del 24 febbraio 2003 all’età di 82 anni, nella sua casa di Via Druso, già via della Ferratella, posta all’interno del parco archeologico delle Terme di Caracalla e fatta costruire nel 1933 da Alessandro Chiavolini, per molti anni segretario particolare di Benito Mussolini.

La salma, sottoposta a imbalsamazione, viene traslata nella sala delle armi del Campidoglio, dove per due giorni riceve l’omaggio ininterrotto di una folla immensa; il 27 febbraio si svolgono i funerali solenni nella Basilica di San Giovanni in Laterano davanti a circa 500.000 persone.

Sordi riposa oggi nella sua tomba di famiglia, presso il cimitero monumentale del Verano. L’epitaffio sulla lapide recita: “Sor Marchese, è l’ora”, battuta ripresa da uno dei suoi film più famosi e riusciti, Il marchese del Grillo.

Estremamente riservato, non si è mai sposato (l’unica relazione sentimentale conosciuta dell’attore è quella avuta con Andreina Pagnani, più grande di lui, durata nove anni) giustificando tale scelta con la nota argomentazione «Che mi metto un’estranea in casa?».

Ha vissuto sempre a Roma, sino al 1930 nella natia via san Cosimato 7 e poi, dopo la demolizione per il costruendo palazzo delle Sacre Congregazioni, nella vicina via Venezia, dunque oltrepassando Ponte Sisto e la sua Trastevere, in un appartamento di Via dei Pettinari e, dal 1958 fino alla morte, nella villa di Via Druso, insieme alle sorelle Savina (deceduta nel 1972) e Aurelia (Roma, 1917 – Roma, 2014) e con il fratello Giuseppe (Roma, 1915 – Livorno, 1990), suo amministratore, e con la segretaria Annunziata che oggi sovrintende al suo archivio personale.