Repubblica Parma, il moralizzatore da moralizzare

27/09/2009

In questi giorni, mio malgrado, mi trovo ancora ad essere tirato in ballo polemicamente in prima pagina dal sito di Repubblica Parma in merito alla pubblicazione da parte di ParmaDaily del sondaggio IPR (clicca qui) sulla metropolitana di Parma per la mancata citazione del committente della rilevazione (elemento che cercheremo di recuperare e comunicare nei prossimi giorni).
Invece di informare i propri lettori della notizia e commentarla, quelli di Repubblica non riescono ad andare più in là dal fare i legulei sulla pubblicazione di un’indiscrezione giornalistica. Sono arrivati a dire, nonostante ParmaDaily abbia riportato il nome della ditta esecutrice della rilevazione, i giorni in cui sono state effettuate le telefonate, i quesiti e i risultati nei più minuti particolari e nella versione originale del documento, che “senza l’indicazione del committente, quel rilevamento è carta straccia”… Orbene, penso che solo chi considera i propri lettori degli allocchi o ha dei doppi fini possa scrivere una cretinata del genere… perché far finta di credere e/o voler far credere che ai parmigiani non interessa tanto conoscere l’opinione della città su quest’opera ma se lo studio è stato commissionato dal Comune, piuttosto che dalla Provincia, piuttosto che dal Ministro Matteoli, piuttosto che da Pinco Pallo, e che se non c’è scritto chi ha commissionato lo studio allora i dati scientifici non sono più validi, offende l’intelligenza dei lettori, oltre che la propria. Che pena vedere una testata nazionale importante come Repubblica ridotta in questo modo nella sua emanazione locale!
Comprendo che Repubblica Parma possa essere a corto di notizie e di idee, che preferisca creare confusione sui risultati del sondaggio per le sue strategie politiche cercando di insinuare sospetti e screditare altri media, ma davvero una polemica più scema di questa era difficile potessero metterla in piedi.
Egoisticamente li pregherei, però, se non sanno come riempire gli spazi, di evitare di coinvolgermi nelle loro baruffe… piuttosto si inventino le notizie, come già hanno fatto quando, grazie al traino del sito nazionale di Repubblica, hanno accreditato per settimane e settimane nell’opinione pubblica un pestaggio da parte della Polizia Municipale di Parma ai danni di una prostituta nigeriana. Tutti ricorderanno che quella foto, riproposta in modo ossessivo in homepage per giorni, fece il giro del mondo come emblema del razzismo e dello squadrismo imperante nel Comune di Parma, arrecando gravissimi danni all’immagine della città.
Ricordiamo però come è andata a finire quella vicenda: grazie alla testimonianza di una prostituta uruguaiana il caso è stato smontato, e dopo un anno le indagini hanno portato all’effetto boomerang della richiesta di rinvio a giudizio da parte del pubblico ministero Francesco Gigliotti per tentata violenza privata nei confronti del giornalista di Repubblica Parma Mario Robusti, autore della foto, per aver esercitato pressioni affinchè la prostituta denunciasse maltrattamenti che non ci sono stati.
Riporto qualche dettaglio sull’episodio, stralciando i passaggi più significativi del verbale depositato in Questura dalla testimone e pubblicato dalla Gazzetta di Parma nell’agosto 2008: “L’uomo mi ha confermato che mi cercava perché sarei stata maltrattata dagli agenti che mi hanno fermato e che lui stesso aveva udito le mie invettive contro gli agenti operanti. Invece non è vero…
Il giornalista, al telefono, ha insistito perché io affermassi di essere stata rinchiusa in cella di sicurezza per circa 4 ore. Anche questo è falso… Ribadisco, ancora una volta che non ho subito alcun maltrattamento da parte degli Agenti che mi hanno controllato. Lo stesso vale per le altre persone controllate insieme a me… Vista la insistenza del giornalista a volermi parlare e convincermi a denunziare presunti maltrattamenti, ho deciso, in forma autonoma di denunziare l’episodio
”.
Caro Direttore di Repubblica Parma, caro moralizzatore dei miei stivali, è più grave non riportare il committente di un sondaggio nella pubblicazione di un’indiscrezione o (se il Giudice confermerà la tesi) il tentativo di un giornalista di convincere una prostituta a denunciare dei vigili urbani chiedendo dichiarazioni false per montare un caso politico, e un giornale che lo spalleggia?
Comunque, contenta Repubblica Parma, contenti tutti… io sono convinto che questa prassi faziosa di fare giornalismo, se nel breve può pagare perché butta su dei polveroni e sparge merda nel ventilatore, alla lunga mina alla radice la credibilità della testata perché è naturale che poi su giornali di questo tipo il lettore abbia sempre il timore che la notizia sia forzata, strumentalizzata, per non dire falsa… e alla fine sia portato a pensare: “Sì, va bè, lo ha scritto Repubblica Parma, ma sarà poi vero o è una balla?”. Penso che per una testata generare di default il dubbio sulla veridicità e correttezza di quanto pubblicato sia la condizione peggiore nella quale essa si possa mettere perché è la negazione della sua stessa funzione informativa. E così facendo, per di più, non si è utili neppure al perseguimento dei fini politici per cui si è pagati, perché il giornale non è credibile e quindi non si riesce a condizionare l’opinione del lettore.
Un’ultima considerazione. Non so chi sia questo pseudonimo “Pantalone” che mi tira in ballo così di frequente… spero non sia lo stesso direttore di Repubblica Parma, Antonio Mascolo, perché altrimenti sarebbe davvero triste verificare che questi, dopo lunghi anni di giornalismo, non tanto non è stato ancora in grado di scrivere un’opinione personale su un qualsivoglia argomento della città mettendoci la sua faccia e il “prestigio” del suo nome, ma neppure di andare al di là delle banalità e della inutilità di questa rubrica di “Pantalone”… almeno dentro Repubblica nazionale, questo va riconosciuto, le professionalità non mancano. 

                                                                                Andrea Marsiletti


MA Space, lo Spazio del direttore Marsiletti Andrea


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