5 febbraio 1885: le truppe italiane occupano Massaua in Eritrea

Il 5 febbraio 1885 le truppe italiane occupano Massaua in Eritrea.

Massaua è una città dell’Eritrea, capoluogo del distretto omonimo, nella regione del Mar Rosso Settentrionale. È il principale porto dell’Eritrea ed è generalmente considerata come la seconda città per importanza del paese dopo la capitale Asmara. Fu capitale dell’Eritrea italiana dal 1890 al 1897.

Sorge su due isole, Massaua e Taulud, collegate alla terraferma da due dighe. A poche miglia di distanza dal porto di Massaua si trovano le isole Dahlac, caratterizzate da un ambiente naturale incontaminato; sono sufficientemente vicine da poter essere facilmente raggiunte anche con i sambuchi (le imbarcazioni dei pescatori locali). Conta 39.758 abitanti secondo il censimento del 2007.

Nel 1520 venne occupata dai portoghesi, che la abbandonarono sei anni più tardi. Tornata al suo antico splendore, nel 1557 vi fecero il loro ingresso le truppe ottomane. I turchi infatti la conquistarono con l’ambizioso intento d’impossessarsi di tutta l’Abissinia. Tuttavia l’impresa non riuscì e presto l’amministrazione di Massaua venne affidata ai Naib, appartenenti alla popolazione dei Belloi.

Fino al 1872, anno in cui l’Impero turco cedette il controllo della costa eritrea all’Egitto, che la fece prontamente occupare, la città era a capo di un piccolo principato autonomo. Massaua divenne possedimento coloniale italiano alla fine del XIX secolo. L’occupazione (5 febbraio 1885) coinvolse un corpo di spedizione di 1500 bersaglieri comandato dal colonnello Tancredi Saletta, e si svolse in modo pacifico.

L’occupazione italiana di Massaua aveva il beneplacito della Gran Bretagna, che anzi era addirittura arrivata a sollecitare l’operazione. I britannici, infatti, intendevano ostacolare l’espansione francese in Africa e al tempo stesso reprimere l’insurrezione degli indipendentisti sudanesi di Muhammad Ahmad (noto come il “Mahdi”).

A opporsi all’occupazione furono invece l’Egitto e la Turchia, che risultarono però troppo isolati per poter far valere le proprie proteste. La guarnigione egiziana a Massaua non tentò alcuna resistenza ed i militari egiziani vennero in seguito rimpatriati. I militari indigeni che rappresentavano la maggioranza della guarnigione egiziana vennero, invece, arruolati dagli italiani.

Al primo contingente italiano seguirono due ulteriori spedizioni, rispettivamente il 12 febbraio (42 ufficiali e 920 soldati) e il 24. In tre, le truppe italiane presero il controllo di tutta la costa compresa fra Massaua e Assab.

Massaua divenne in seguito capitale della colonia Eritrea.

Durante il Governo di Jacopo Gasparini, dal 1923 al 1928 Massaua, che nel 1921 era stata colpita da un forte terremoto, fu ricostruita e divenne un importante centro per la commercializzazione dei prodotti e delle materie prime provenienti da tutta l’Etiopia.

La città fu teatro di pesanti scontri (con vittime e gravi danni) durante la guerra di indipendenza eritrea e venne liberata nel febbraio 1990 con l’operazione Fenkil.

Già prima dell’occupazione, a Massaua era presente una agenzia consolare italiana a cui veniva recapitata la posta raccomandata proveniente da Assab (quest’ultima infatti era collettoria di seconda classe e quindi non abilitata al recapito di raccomandate). Questo sistema rimase in vigore fino al giugno del 1884.

Sempre a Massaua si trovava dal 1867 un ufficio postale egiziano, che rimase attivo almeno fino alla fine di giugno del 1885, come attestano prove documentarie (sono state ritrovate lettere per Parigi inviate in data 29 giugno).

Il 22 febbraio 1885, un decreto ministeriale autorizzò la creazione di un ufficio di prima classe a Massaua. Il documento prevedeva l’apertura il 1º marzo, ma si ritiene che l’ufficio sia divenuto attivo solo alla fine del mese (la prima data visibile in un bollo dell’epoca indica il 6 aprile).

Quando venne formalizzata l’istituzione della colonia d’Eritrea (1º gennaio 1890), Massaua divenne capitale e il suo ufficio postale divenne l’ufficio postale principale della colonia.

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