7 maggio 1898: Bava Beccaris ordina di sparare sulla folla

Il 7 maggio 1898 il generale Bava Beccaris ordina all’esercito di sparare sulla folla che manifesta contro l’aumento del prezzo del pane. I morti sono 80 secondo il Governo, oltre 300 secondo l’opposizione.

Fiorenzo Bava Beccaris è stato un generale italiano, noto per aver guidato la sanguinosa repressione dei moti milanesi del 1898. Per questo episodio viene ricordato nel canzoniere popolare italiano in una canzone dal titolo Il feroce monarchico Bava.

Figlio di Carlo Ignazio Bava Beccaris e Costanza Nicolis di Frassino, apparteneva a una nobile e antica famiglia piemontese. Ebbe sei fratelli: Marianna, Giuseppa, Sofia, Alessandro, Alfredo e Angela. All’età di 14 anni entrò nell’Accademia militare di Torino, facendo della carriera militare la professione della sua vita. Dopo aver partecipato alla guerra di Crimea e alla seconda (1859) e terza guerra di indipendenza italiana (1866), ottenendo il 6 dicembre 1866 il Cavalierato dell’Ordine militare di Savoia, divenne Direttore generale d’artiglieria e genio al Ministero della Guerra, e tenne il comando del VII e del III Corpo d’armata.

Nel maggio 1898, in occasione dei gravi tumulti milanesi – passati alla storia come la “protesta dello stomaco” – il governo guidato da Antonio di Rudinì proclamò lo stato d’assedio e il generale Bava Beccaris, in qualità di Regio commissario straordinario, ordinò di sparare cannonate sulla folla provocando una strage (8 maggio 1898), in cui furono uccisi 80 cittadini e altri 450 rimasero feriti. In segno di riconoscimento per quella che dalla monarchia fu giudicata una brillante azione militare, Bava Beccaris oltre alla medaglia d’oro al valor militare, ricevette il 5 giugno 1898 dal re Umberto I la Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia, e il 16 giugno 1898 ottenne un seggio al Senato.

Il 29 luglio del 1900, a Monza, Umberto I venne assassinato dall’anarchico Gaetano Bresci, che dichiarò esplicitamente di aver voluto vendicare i morti del maggio 1898 e l’offesa della decorazione al criminale Bava Beccaris, il quale definì il regicida «un folle che meriterebbe di subire lo squartamento». Fu collocato a riposo nel 1902, ottenendo dallo Stato una pensione di 8.000 lire. Negli ultimi anni di vita, ormai infermo e ammalato, partecipò sempre meno all’attività parlamentare. Scrisse numerosi articoli su riviste militari e, nel 1911, un libro sulle origini e la storia dell’Esercito italiano.

Aderì al movimento interventista che propugnava la partecipazione dell’Italia alla prima guerra mondiale. Favorevole al fascismo, nel 1922 fu tra i generali che consigliarono al re Vittorio Emanuele III di affidare il governo dell’Italia a Benito Mussolini. Morì nella sua abitazione romana alla veneranda età di 93 anni e successivamente venne sepolto nella tomba di famiglia presso il cimitero della sua città natale, Fossano.

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