Lisa Ginzburg: da Parigi a Parma per presentare il suo ultimo libro

Giovedì 19 aprile alle 18.30 arriva a Parma Lisa Ginzburg per presentare – alla libreria Mondadori di Piazza Ghiaia – la sua nuova opera “Buongiorno mezzanotte, torno a casa” edita da Italo Svevo. Dialogherà con l’autrice la giornalista Chiara Cacciani, mentre Paola Ferrari e Giuseppe Boles leggeranno alcuni passi del libro, una pubblicazione stampata su carta Fabriano e con le pagine ancora intonse, da scoprire una ad una.

Un percorso parallelo con Anna Maria Ortese, Nikolaj Gogol’, James Joyce o Jean Rhys, che lontani dalla propria terra, si confrontavano con la scrittura e la creatività, rivissuto da una scrittrice italiana residente all’estero, nel tentativo di venir fuori dal dilemma mentale di cui si sente prigioniera: voler ritornare, ma senza riuscirci. Una riflessione particolarmente significativa in un mondo ossessionato da un’unicità geografica costruita, con l’idea di non dover mai perdere l’orientamento. Ma il rischio, ormai, è che dovunque ci si trovi, non ci sia più alcun luogo in cui poter tornare.

“Il mio paese mi piace di più; molto di più. La luce è calda, familiare – e galvanizzante, che regala maggiore intensità a tutto. La vita culturale mi sembra più movimentata, interessante, mentre in nessun modo riesco ad appassionarmi a quella del paese straniero in cui abito. Sento gli amici di laggiù più affettuosi, solleciti, vicini. E l’aria, il clima, i cibi, le facce, tutto più caldo, gioioso, accogliente. Eppure non torno. Aspetto, indugio, procrastino. Perché?”

Lisa Ginzburg, scrittrice, traduttrice e filosofa italiana, nata a Firenze, vive e lavora da tanti anni a Parigi. Figlia dello storico, saggista e accademico Carlo Ginzburg e della storica e accademica Anna Rossi-Doria, respira fin da piccola l’humus ideale per trasporre su carta anche i sentimenti più reconditi e profondi, tormentati e mai semplici e univoci. Tra i suoi libri: Colpi d’ala (Feltrinelli, 2006), Malìa Bahia (Laterza, 2007), Per amore (Marsilio, 2016), Spietati i mansueti (Gaffi, 2016).

 

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