Gentile Direttore,
due giornalisti dell’agenzia di stampa Reuters sono stati condannati a 7 anni di carcere in Myanmar.
La loro colpa è di indagare sui massacri ad opera dei militari governativi, di migliaia di rohingya, minoranza di una popolazione che vive ai margini della società del paese asiatico. Nonostante la visita del Papa in Myanmar e Bangladesh nel dicembre scorso per denunciare al mondo i massacri e violenze opera dei militari le azioni dei militari proseguono. Una apposita commissione dell’ONU dopo aver visto i luoghi dei massacri e i villaggi bruciati ha espresso un severo giudizio sui militari birmani sostenendo che i responsabili andrebbero processati per crimini contro l’umanità.
Rappresentanti dell’UNHCR hanno espresso giudizi molto severi anche nei confronti della leader Aung San Suu Kyi per il suo assordante il silenzio di fronte ad una tragedia che indigna il mondo.La leader birmana Aung San Suu Kyi avrebbe dovuto dimettersi dopo la violenta campagna militare contro la minoranza musulmana Rohingya secondo l’Alto commissario Onu per i diritti umani Zeid Ra’ad Al Hussein che rincara “I tentativi del premio Nobel per la pace di giustificare le azioni dei militari sono “profondamente deplorevoli”.
Aung San Suu Kyi è cittadina onoraria di Parma, al pari di figure come Nelson Mandela.
Ritengo che la Signora non meriti di condividere l’onoroficenza che ha in comune con il leader sudafricano che ha dedicato l’intera vita per combattere la discriminazione razziale.
Prestigiose scuole inglesi, fondazioni culturali, artisti di fama mondiale hanno preso le distanze da Aung San Suu Kyi per le responsabilità e il silenzio che ha mantenuto sulla triste vicenda. Rivolgo un invito al Sindaco e al Presidente del Consiglio di valutare la possibilità di revocare la cittadinanza onoraria alla leader birmana.
Massimo Pinardi
Libertàeguale Parma