Roberti: “Aeroporto opera indispensabile? Facciamo un referendum!”

E’ francamente imbarazzante assistere all’ennesima selva di dichiarazioni sul rilancio dell’aeroporto Verdi e non sentir nemmeno citare le gravi questioni ancora irrisolte connesse non solo con l’ampliamento della pista, ma con l’esistenza stessa dello scalo parmense.

Nelle dichiarazioni entusiastiche delle autorità non si spende infatti neppure una parola sull’inchiesta in corso per il mancato adeguamento del piano rischi aeroportuale nè sul sequestro del cantiere del vicino costruendo mall per incompatibilità con l’aerea di sicurezza prevista per legge nelle adiacenze di un aeroporto. Si affrontano tematiche di enorme rilievo con la solita arroganza, con la protervia di chi ritiene di essere oltre le regole e di poter procedere in totale dispregio delle stesse, senza curarsi né della sicurezza e della salute dei cittadini, né della sostenibilità ambientale ed economica del progetto.

Non condividiamo né l’enfasi con cui sono stati presentati la sigla di un accordo commerciale con l’aeroporto di Bologna e l’arrivo di nuovi ulteriori finanziamenti regionali né l’entusiasmo per le pretese “magnifiche sorti e progressive” dello scalo parmense nel futuro. Crediamo al contrario che l’aeroporto non costituirà per la nostra città un punto di forza o un’occasione di sviluppo, quanto piuttosto l’ennesima fonte di inquinamento, di cementificazione e di disagio per molti e di profitto per pochi. Riteniamo che, al di là delle chiacchiere e delle vuote promesse, il Verdi diverrà un aeroporto cargo a pieno regime dal pesantissimo impatto ambientale e che non verranno concessi i voli passeggeri per ottenere i quali i parmigiani vengono sollecitati a sostenere il progetto.

Si parla tanto di sostenibilità e si sbandiera ai quattro venti la prospettiva dell’Area vasta, salvo poi indignarsi al pensiero che la stazione mediopadana sia a Reggio Emilia e che Piacenza potrebbe soffiarci lo scalo cargo. Sembra quasi che l’obiettivo dell’Unesco City of Gastronomy sia quello di peggiorare sistematicamente la qualità dell’aria della Food valley, visto che l’unico effetto davvero visibile sarà un aumento del traffico di mezzi pesanti attorno ad un’area già fortemente provata dalla presenza dell’autostrada e, a poca distanza, dell’inceneritore. Auspichiamo che laddove non arriva la politica arrivino i provvedimenti della magistratura e che le inchieste in corso tutelino la sicurezza e la salute dei cittadini di Parma, visto che pare nessuno se ne faccia carico come dovrebbe.

Si proclama a gran voce che questa è un’opera indispensabile e fortemente voluta dai parmigiani: potremmo sbagliarci, ma la pensiamo diversamente.

E per questo chiediamo al Sindaco Pizzarotti: perché non indire un referendum per verificare che cosa ne pensano i cittadini? Sarebbe un gesto concreto per realizzare quella democrazia partecipativa finora rimasta troppo spesso soltanto sulla carta.

Roberta Roberti, consigliera comunale di Parma (Gruppo misto)

perlavalbaganza