Foibe, l’Anpi si fa scavalcare a sinistra da Salvini (di Andrea Marsiletti)

Ieri è scoppiata la polemica tra Matteo Salvini e l’Anpi sulla Foiba di Basovizza (LEGGI).

La sezione di Parma dell’associazione partigiana ha organizzato (o patrocinato? – vedi manifesto sotto) un incontro nel quale, in modo inequivocabile, vengono definiti un “falso storico” i crimini commessi nella cavità dell’altipiano del Carso dove, negli anni a cavallo del 1945, furono trucidate migliaia di persone. Qui, come nelle altre foibe presenti nei territori triestino e sloveno, le milizie jugoslave del Maresciallo Tito gettarono (molti ancora vivi) civili e militari fascisti, soldati delle SS o della Gestapo.

Non conosco gli argomenti storici con i quali l’Anpi riabilita la foiba di Basovizza, li apprenderò alla loro manifestazione di venerdì.

Mi sorprende, però, tutto questo slancio nella negazione dei crimini di Tito.

Non ce n’è bisogno.

Non ce n’è bisogno perchè quando una guerra rovescia l’assetto di uno Stato, il completamento del processo rivoluzionario porta con sè, purtroppo, inevitabili code di violenza finalizzate a eliminare il nemico e consolidare il nuovo ordine sociale, politico e militare. Lo hanno fatto anche i partigiani italiani appendendo a testa in giù Mussolini a guerra finita oppure continuando a regolare i conti con i nemici dopo il 1945. Pensiamo, ad esempio, all’intesa attività post bellica della leggendaria Volante Rossa, l’organizzazione comunista paramilitare comandata dal “tenente Alvaro” che fu l’incubo dei fascisti fino al 1949.

Stalin diceva che “la morte risolve tutti i problemi: niente uomini, niente problemi”. Quantomeno questa frase gli è stata attribuita.

A proposito di Stalin, spiazza la dedizione dell’Anpi per Tito, ovvero per un nemico giurato del leader bolscevico, ovvero di colui che, grazie al sacrificio di 23 milioni di sovietici, più di ogni altro contribuì alla sconfitta del mostro nazista, più degli eroici partigiani italiani. Tutti ricorderanno la durissima risoluzione del 1948 del Cominform (l’organizzazione internazionale che riuniva i movimenti comunisti) contro la Jugoslavia con tanto di messa al bando del suo partito comunista definito “sciovinista”, “revisionista” e “filoimperialista”. Mentre il Cominform cacciava i traditori jugoslavi dalla “famiglia dei partiti comunisti fratelli”, Tito si faceva costruire il bunker anti-atomico degli americani.

Perchè l’Anpi difende Tito quando lo stesso Stalin lo definì un criminale e il blocco dei Paesi comunisti bollò il suo regime come “vergognoso e puramente dispotico e terroristico”?

Al di là di essere giusto o sbagliato, difendere Tito è inutile.

Serve solo a falsificare i fatti e a farsi scavalcare a sinistra da Salvini.

La storia gloriosa dell’Anpi non lo merita.

Andrea Marsiletti

perlavalbaganza