Nessuno dovrebbe morire in carcere (di MarcoMaria Freddi)

Nessuno dovrebbe morire in carcere.

Condannato a morte per vendetta, non certo per ragioni di sicurezza, Egidio Tiraborrelli 82 anni è morto lo scorso 6 settembre nel carcere di Parma.

É stato trasportato in terapia intensiva quando ormai era allo stremo, rinchiuso in carcere nonostante l’età ed il tumore ai polmoni, lo scorso 18 dicembre.

Il carcere è una tortura violenta e disumana, uno strumento di intimidazione che uccide fisicamente e socialmente.

Un istituto fallito, quello del carcere, nei numeri e nei principi ispiratori la nostra costituzione e la presenza nelle carceri italiane di quasi 800 anziani ci dice quanto questo istituto sia una tremenda, cinica macchina di vendetta e non certo un mezzo perché le pene si possano considerare percorsi umani che tendono alla rieducazione del condannato.

Negli ultimi 10 anni il numero dei detenuti over 70 in Italia è raddoppiato, ciò che chiedo alla politica, al legislatore ed alla magistratura, è avere più coraggio nella concessione di misure alternative al carcere – soprattutto ma non solo – per le persone anziane.

Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso dalla mafia, davanti alle immagini di Bernardo Provenzano vecchio e malato, quasi incapace di parlare, citò proprio alcune parole del fratello: “Ho rispettato anche chi aveva ordinato un’infinità di delitti, perché non bisogna mai dimenticare che in ognuno c’è sempre un barlume di dignità”.

Un Paese che ha deciso di ripudiare la pena di morte, sottoscrivendola anche nella propria Costituzione, deve anche rifiutare la detenzione in carcere fino alla morte, alla morte per pena, poiché questo viola i principi umanitari che sono alla base di una società che possa definirsi realmente civile.

Ci si dovrebbe domandare quali alternative alla cella possibili, come l’istituzione di reti di accoglienza, anche alloggiative, per anziani altrimenti costretti a morire nelle carceri.

Le soluzioni possono essere molte, certamente, tutte da scrivere.

Al netto dell’inutilità del carcere e dei continui inasprimenti di pene che prevedono solo e solamente il carcere come pena in un paese che da 25 anni vede il continuo calare dei reati, la morte in carcere, la morte per pena, è una vera e propria pagina triste e buia per la giustizia italiana.

Molte, troppe persone – perché di persone parliamo – sono già morte per suicidio o di morte naturale, e l’ergastolo, purtroppo, è ancora nel nostro ordinamento.

La condanna a morte per pena in questo strano paese, un paese crudele che tiene e fa morire, persone anziane e malate chiuse a chiave in una cella, trasforma la giustizia in vendetta e violenza, un luogo dove s’invecchia e si muore e mentre un anziano muore, muore la nostra umanità.

MarcoMaria Freddi

Radicale, Consigliere Comunale di Effetto Parma – Federico Pizzarotti Sindaco

lombatti_mar24