Commento alla 7° giornata di serie A (di G. Bandiera)

La giornata di campionato termina in bellezza. In un match vibrante e appassionate la Juve sbanca il terreno dell’antagonista più accreditato alla vittoria finale: l’Inter.

Una doccia fredda in casa nero azzurra perché a fine partita mister Conte ha ammesso la superiorità della sua ex squadra.

Dybala al posto di Higuain rappresenta la sorpresa last minutes. Il disegno tattico di Sarri è chiaro: aumentare il possesso palla fino ai limiti dell’area di rigore. Cosa che gli riesce già al minuto numero 3 con il goal dello stesso Dybala. L’Inter reagisce con folate più che con il gioco e su un apparentemente innocuo cross dalla tre quarti De Ligt (ancora discontinuo l’olandese) la tocca con il gomito. Il VAR conferma il rigore che batte il Toro Martinez, Scheszny intuisce ma non può nulla sulla staffilata filo palo.

La ripresa vede la squadra torinese sciorinare il suo nuovo gioco fatto di palleggio in obliquo (la palla non viene mai lanciata a casaccio ma attraversa da una capo all’altro il terreno di gioco senza soluzione di continuità). Il goal del neoentrato Higuain suggella un’azione con venti tocchi. Chapeau!

La partita ha detto alcune cose importanti:

Il tridente Higuain, CR7, Dybala non funziona.

L’Inter non ha una rosa competitiva come la Juve.

L’Inter può imparare la lezione lavorando sodo perché è già una realtà solida del campionato e comunque troverà la Juve solo nel girone di ritorno, quindi potrà rimanere agganciata al treno a lungo.

La Juve si issa al comando scavalcando i neroazzurri al primo stop stagionale.

Chi rimane indietro e sta perdendo alcuni passaggi è il Napoli che impatta sullo zero a zero in una partita scialba nella Torino granata.
Dove è finito il gioco di Ancelotti? A Napoli sperano sia solo un appannamento momentaneo e che non scoppi un caso Insigne, sostituito dopo la precedente trasferta passata dallo scugnizzo in tribuna.
Al terzo posto l’Atalanta. Batte il Lecce e dimostra che ormai può restare stabilmente in questa zona. Che realtà ragazzi! Che calcio! La sfortuna e l’inesperienza in Champions la stanno penalizzando oltremodo in campo internazionale, ma l’Italia è ancora terreno di caccia dei bergamaschi.
Cadono di contro le prime teste. E siamo solo a ottobre! Il Milan, vincitore a Genova in un match equilibrato, esonera Giampaolo, la Sampdoria ancora nel caos societario fa licenziare Di Francesco. Il vecchio seguace di Zeman sembra aver perso la bacchetta magica che aveva dimostrato a Sassuolo e solo a tratti anche a Roma.

A proposito di Roma, stigmatizziamo il post partita di Petrachi che torna al vecchio ritornello dell’arbitraggio. Anche ora che c’è la VAR alcuni dirigenti amano le lamentele e i toni forti. Se la Roma non ha battuto il Cagliari la colpa non è da imputare all’arbitraggio.

Il turno era iniziato con la sconfitta di un bruttissimo Parma schiacciato per l’intero match da un’ottima Spal. Il risultato di uno a zero non corrisponde alla realtà.

Dopo un anno, passato nei bassifondi, la Fiorentina torna in una posizione più consona. Complimenti alla nuova dirigenza che ha preso Ribery a parametro zero. È da questi particolari che si giudica una società.
Il Sassuolo non è sceso in campo a causa della morte del presidente Squinzi. In questi casi si dice sempre: è stato un grande uomo. Questa volta si può aggiungere che l’ aggettivo grande fosse anche corrispondente alla realtà come testimonia chi lo ha conosciuto dal vivo.

Ora il campo della A lascia spazio alla nazionale. Se ora sembra un impiccio fastidioso, la nazionale tornerà a infiammare i nostri cuori a giugno negli Europei che vedranno Roma tra i teatri della competizione.

Al ritorno le, apparenti, grandi incroceranno le, probabili, medio piccole. Ma le trappole sono tese dove nessuno se le aspetta.

Alla prossima.

Gianni Bandiera

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