“Alla nostra economia non serve la diossina”

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31/05/2010
h.12.10


Abbiamo con viva preoccupazione preso visione degli articoli pubblicati sulla stampa di Brescia e su alcuni siti web, nei quali vengono evidenziati sensibili livelli di inquinamento nelle aree circostanti l’impianto di incenerimento dei rifiuti; la cosa lascia immediatamente perplessi dato che in origine era stata, in diverse sedi, assicurata sia la sicurezza che l’avanguardia tecnologica dell’impianto stesso.
Abbiamo preso atto delle considerazioni fatte dal responsabile impianti di A2A in merito alla specifica situazione, ma considerato che in Italia esistono diversi precedenti in merito a dichiarazioni rilasciate e poi smentite sia dai fatti che da tribunali, riteniamo assolutamente opportuno che venga effettuato un ulteriore e più approfondito esame tecnico, in grado di certificare definitivamente la reale entità e sussistenza della situazione segnalata; appare certamente evidente che il livello di inquinamento denunciato, se confermato, sarebbe in grado di pregiudicare notevolmente la salute pubblica, cosa che deve essere considerata assolutamente un bene primario ed avere assoluta precedenza rispetto ad interessi economici e politici.
Quanto espresso nelle pubblicazioni consultate ci ha definitivamente convinti ad intervenire sulle sorti dell’impianto che dovrebbe sorgere a Parma, soprattutto alla luce delle preoccupanti dichiarazioni di diversi esperti del settore, che hanno stimato l’installazione sovradimensionata per le necessità locali, cosa che fa sorgere il sospetto di volersi accollare l’onere di servizio anche per altre aree, concentrando su Parma nient’altro che le spese e i problemi conseguenti all’uso dell’impianto.
Di conseguenza, data la ragionevolezza di tutti i dubbi esposti, i Repubblicani Europei auspicano e richiedono che le attività di messa in opera dell’inceneritore di Parma vengano da subito temporaneamente interrotte, in attesa di conferme dagli enti preposti ed incaricati a Brescia, in merito alla reale ed effettiva sicurezza dell’impianto, auspicando l’immediata revoca del progetto locale qualora vengano confermati eventuali dati sul presunto inquinamento ambientale.
Ci aspettiamo quindi una pronta risposta, convinti innanzitutto che i destinatari della presente, oltre essere i primi garanti della salute dei cittadini, debbano rappresentare anche i tutori della qualità del prodotto alimentare parmigiano, seriamente pregiudicato nel momento in cui non venissero coscientemente considerate le conseguenze che possono derivare dall’inefficienza dell’impianto in oggetto ed impattare, di conseguenza, negativamente sulla salute e sullo sviluppo del tessuto produttivo locale.
Riteniamo infatti che per la nostra economia, fortemente legata al settore alimentare, non possa esserci evento più inopportuno della diffusione di sostanze nocive come la diossina, Pcb e polveri sottili, cosa che danneggerebbe fortemente l’immagine e il mercato che i nostri prodotti hanno duramente conquistato, contraddicendo le caratteristiche di genuinità, qualità e rispetto dell’ambiente che da sempre contraddistingue il nostro modello produttivo.
Il tutto ad ulteriore scapito dell’attività delle aziende e dell’occupazione già fortemente compromessa dall’attuale crisi economica internazionale.
Per quanto sopra ci attendiamo chiarimenti sui seguenti temi:
E’ vero che l’impianto in progetto è sovradimensionato per le esigenze locali?
Se così fosse, la ragione riguarda l’intenzione implicita di servire anche altre aree (ipoteticamente quelle in cui la popolazione si è opposta all’installazione dell’impianto) bruciando oltre ai nostri rifiuti anche quelli di altre regioni?
In questo caso, perché le ragioni del profitto industriale di un’azienda consortile devono sopravanzare quelle del benessere collettivo ambientale e delle aziende agroalimentari locali?
Sono state prese in considerazioni altre soluzioni per risolvere il problema rifiuti (si veda compostaggio anaerobico che oltre a non causare inquinamento offre minori costi e tempi rapidi di realizzazione, maggior occupazione di personale e comunque una consistente redditività energetica)?
E se sì perché non si intende riconsiderare queste o altre soluzioni, confrontandole in modo più approfondito e consapevole?
In base a quanto sopra come intendono procedere comune e provincia?

Roberto Viani (nella foto)
Coordinatore Movimento Repubblicani Europei
Direttivo Provinciale

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