Cogeneratore Citterio, “chi l’ha visto?”

29/04/2014
h.15.40

Gli ultimi rumors sul progetto dell’inceneritore del Poggio di Felino.
L’impianto è risultato del tutto impossibilitato a funzionare e così sarà anche in futuro.
Il grasso dei prosciutti, che nelle intenzioni si doveva trasformare in un carburante a buon mercato, presenta una elevata acidità totale che mette a rischio il motore.
Alimentando infatti il macchinario con questo grasso-carburante, si rovinerebbe il motore.
Impraticabile anche il tentativo di mescolarlo ad additivi chimici, visto che il risultato non cambierebbe.
Amen. Con buona pace anche per il candidato europeo Dall’Olio, accorso tempo addietro a Felino a dare il suo sostegno all’impianto, definendolo virtuoso perché chiudeva un ciclo traendo energia da una biomassa considerata rifiuto.
Niente da fare.
Nonostante la sua fine competenza, il ciclo non si vuole chiudere e la biomassa non si vuole far bruciare.
La novità, invece, è che Citterio ha attivato la lavorazione nell’impianto di rendering, per produrre farine e grasso.
Cosa ne fa se non lo può bruciare?
Le farine le vende come mangime animale per suini, il grasso lo vende alle ditte che fanno transesterificazione, trasformandolo in biocombustibile.
Pare che il percorso più agile per fare cassa sia mandare il grasso all’estero (soprattutto in Austria) dove verrà trasformato in biocombustibile e poi fatto rientrare come tale nel nostro Paese e rivenduto.
Gli odori pestilenziali della lavorazione rendering impesta l’ambiente di lavoro ed i lavoratori medesimi, ma finora pare non si senta nulla all’esterno, perché il postcombustore elimina e filtra gran parte della puzza.
Sarà sempre così? Difficile, perché il filtraggio delle emissioni del postcombustore ha bisogno di manutenzione e di ricambi continui, un impegno finanziario non indifferente.
Gli impianti di rendering infatti, proprio perché alla lunga emettono odori ed altro, sono collocati in aperta campagna, comunque distanti dai centri abitati.
Ci si meraviglia molto che il Consorzio che vigila sulle produzioni doc del nostro territorio non intervenga a stopparlo: i cattivi odori delle emissioni in piena food valley non sono proprio l’immagine migliore per un prodotto di eccellenza come il prosciutto di Parma.
Pare infine che anche le ditte Gualerzi e Beretta abbiano intenzione anche loro di impiantare un impianto di rendering a Pilastro.

Giuliano Serioli
Rete Ambiente Parma

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