Legacoopsociali ER: una realtà da 25.000 lavoratori

31/03/2015

Più di 25.000 dipendenti, per la gran parte soci, 220 cooperative associate, oltre un miliardo di euro di fatturato, in lieve aumento sul 2013 e margini sempre più risicati: sono alcuni dei dati relativi al 2014 presentati oggi da Alberto Alberani, responsabile di LegacoopSociali Emilia-Romagna, all’incontro della direzione regionale dell’associazione al quale hanno preso parte l’assessore al welfare e alle politiche abitative della Regione, Elisabetta Gualmini e il presidente di Legacoop Emilia-Romagna, Giovanni Monti. 

L’89% del fatturato delle cooperative sociali deriva da rapporti con Pubbliche amministrazioni di cui il 53%, per la parte che riguarda anziani, disabilità e dipendenze, non è più regolato dagli appalti ma da un sistema di accreditamento finanziato dalla Regione e dalle Asl e, per circa la metà, dalla contribuzione degli utenti. Un sistema di “gare zero” che potrebbe presto venire adottato anche dal Comune di Bologna.
Il 20% del fatturato delle cooperative sociali di tipo “a” è legato ai clienti “Comuni” (asili nido, servizi per minori, dormitori, povertà…) ed è a rischio per via dei tagli che gli enti locali subiscono dallo Stato.
Le cooperative sociali di tipo “b”, quelle che hanno tra i soci lavoratori un’adeguata quota di persone svantaggiate, rappresentano circa il 20% del fatturato e, spiega Alberani, «sono l’ammortizzatore sociale d’eccellenza per prevenire e combattere il disagio sociale e le povertà attraverso il lavoro: 3.000 lavoratori e 3.000 persone in tirocinio nelle cooperative di tipo “b” consentono alla comuntà regionale un risparmio quantificabile in 400 milioni di euro all’anno».
Sono in aumento i contratti di rete e le aggregazioni; alcune cooperative, le più grandi, svolgono il 15% delle proprie attività in mercati extraregionali. Insomma, il rapporto con il pubblico e con gli enti dell’Emilia-Romagna offre risultati positivi per tutti i soggettti coinvolti, dalle cooperative alle istituzioni – che con queste forme di parternariato sono riuscite a non tagliare i servizi – ai cittadini. Ma le cooperative sociali guardano oltre.
«Si tratta di un settore in evoluzione – sottolinea Alberani – che, accanto ai servizi consolidati, sta elaborando nuove forme di intervento rivolgendosi direttamente all’utenza e ai cittadini. Lo facciamo – spiega – in relazione con cooperative che operano in settori diversi e con le quali è possibile dar vita a progetti comuni. Ad esempio, nella cooperazione di abitanti, tra i dettaglianti, con il consumo, le mutue. C’è una quota ampia di spesa sociosanitaria, pari al 70%, che viene coperta direttamente dalle persone e dalle famiglie e noi ci candidiamo per incontrare questi bisogni e dare loro una risposta efficiente, di alta qualità dal punto di vista dei servizi e delle relazioni umane, a costi contenuti».
«Ci ha fatto piacere – conclude Alberani – che l’assessore Gualmini abbia condiviso le nostre riflessioni sui servizi rivolti ai bambini di 0-6 anni. Servizi che, anche alla luce della riforma della scuola, devono essere ripensati mantenendo l’eccellente qualità esistente anche attraverso l’accreditamento e la realizzazione di servizi innovativi».

perlavalbaganza