Love makes you feel

Assaggiami_nov24

02/11/2013

Nei giorni scorsi si è spento all’età di 71 anni Lou Reed, cantante e chitarrista dei Velvet Underground e poi solista. Il sottoscritto ha avuto il privilegio di assistere sia ad un concerto dei Velvet che di Lou da solista.
ParmaDaily decreta un periodo di lutto per 30 giorni… ogni giorno proporremo ai nostri lettori un brano del più grande talento musicale della storia della musica.
Oggi pubblichiamo “Love makes you feel”, una canzone contenuta nell’album “Lou Reed”, il primo da solista del cantante e chitarrista statunitense Lou Reed del 1972 dopo il suo abbandono dei Velvet Underground. Un album che a me piace tantissimo, ma che non ottenne un grande successo di critica.
Dopo il suo ritiro dalla band, Reed si era autoescluso dal mondo della musica tornando per un periodo a vivere a casa dei suoi genitori, accettò la proposta di suo padre di lavorare nella ditta di famiglia in qualità di dattilografo, ma resistette solo una settimana. Passò un periodo di forte esaurimento nervoso dovuto ai fallimenti commerciali passati come membro dei Velvet Underground, ma nel 1971, a svegliarlo da questo torpore ci pensò Richard Robinson, produttore discografico della RCA, che si era messo in testa di far tornare in pista Lou e di rivitalizzare la sua carriera.
Il suo album di debutto da solista era circondato da forti aspettative e curiosità, ma il risultato si dimostrò un fallimento commerciale e di critica.
All’inizio Lou Reed vendette circa settecento copie, un risultato imbarazzante per un artista della levatura di Lou Reed. Al disco venne rimproverata la produzione scarna e sciatta e l’interpretazione dei brani da parte di Lou che sfiguravano se messi a confronto con i suoi pezzi dei Velvet Underground.
Su Village Voice, Robert Christgau gli diede B+, ma aggiunse che era meno impegnato dei Velvet, meno monolitico e, in definitiva, un disco inutile. Nick Kent su New Musical Express definì l’album una delle uscite più deludenti del 1972; Lester Bangs si dichiarò deluso e aggiunse un ironico «Non è certo Edith Piaf». Sterling Morrison, ex compagno di Reed nei Velvet Underground, affermò di essere “inorridito” nel sentire come Reed aveva rovinato le canzoni già provate con la band.
Alla fine lo stesso Lou Reed disse di ritenersi insoddisfatto del risultato finale, sebbene l’album non gli dispiacesse, ammise che “c’erano moltissime lacune, e molte altre cose che non dovrebbero esserci”.

Andrea Marsiletti

Le altre canzoni pubblicate in tributo a Lou Reed
Run Run Run
Pale blue eyes
Venus in Furs