“ParmaInfanzia è un modello che funziona”

26/11/2013
h.15.50

Ieri sera alla Corale Verdi si è tenuto un incontro pubblico sul futuro dei servizi educativi comunali promosso dall’associazione ParmaBeneComune alla presenza di un centinaio di persone. Il tema della serata era la scadenza del contratto di servizio nel 2014 di ParmaInfanzia (la società pubblico-privata che gestisce alcuni asili comunali, partecipata dal Comune di Parma e dalla Cooperativa sociale Proges).
Oltre a Roberta Roberti (portavoce ed ex candidato sindaco di ParmaBeneComune) erano presenti tra i relatori il vicesindaco di Parma Nicoletta Paci, i consiglieri comunali Giuseppe Bizzi (Pd) e Paolo Buzzi (FI), l’assessore del Comune di Napoli Enrico Panini, il responsabile dei servizi educativi di Proges Marco Papotti.
Dopo l’introduzione di Roberta Roberti, è intervenuto Paolo Buzzi che ha valorizzato l’esperienza di ParmaInfanzia: “Con questa società il Comune mantiene le funzioni di indirizzo e controllo, la gestione è privata. Questa soluzione ha consentito negli anni di realizzare nuove strutture per 10 milioni di euro e di creare 400 posti in più nei nidi e 250 nelle materne con un miglioramento del servizio”.
Il vicesindaco Nicoletta Paci: “Quello che scade l’anno prossimo è il contratto di servizio, la società ParmaInfanzia termina nel 2042. Il contratto di servizio verrà riproposto attraverso un nuovo bando pubblico al quale potrà partecipare l’attuale socio privato ed altri soggetti interessati. Ciò significa che il modello pubblico-privato rimarrà; far scadere questo tipo di società e di gestione comporterebbe per il Comune costi insostenibili.
La soddisfazione di chi utilizza questi servizi rasenta il 100% sia nelle strutture a gestione diretta comunale che quelle gestite da ParmaInfanzia e Parma06, così emerge dai dati sul grado di soddisfazione dei genitori dei nidi e delle scuole dell’infanzia nell’anno scolastico 2012-2013″.

La Paci legge la tabella della soddisfazione delle famiglie di cui sopra, che contiene anche i costi annuo per bambino. Come si evince dalla tabella, il grado di soddisfazione delle famiglie che hanno i loro bimbi in ParmaInfanzia è superiore a quello dei nidi a gestione con personale comunale, ed il costo all’anno di un bambino di ParmaInfanzia è di circa 1.000 euro inferiore a quello dei nidi a gestione diretta.
“Sostanzialmente la percentuale dei “non soddisfatti”, prosegue la Paci, è praticamente irrisoria e fisiologica. Il gradimento delle famiglie è ciò che interessa alla nostra Amministrazione. Quella di ParmaInfanzia non può essere considerata una privatizzazione perchè il controllo dell’Amministrazione comunale è molto incisivo, il Comune ha potere di veto su tutte le decisioni qualificate e di definizione di tutti gli indirizzi, a partire dall’indirizzo pedagogico. C’è poi un sovra-coordinamento provinciale che dà ancora più garanzie su tutta una serie di parametri di qualità da rispettare.
Per quanto riguarda le lista d’attesa, quelle dei nidi sono praticamente azzerate mentre in quella delle materne ci sono 500 bambini”.
Marco Papotti (Proges) ha fornito ulteriori informazioni e risposte ai presenti: “ParmaInfanzia è una società sana che non si pone un obiettivo di guadagno. Gli utili di ParmaInfanzia sono pari a circa 10.000 euro all’anno e per Statuto sono rinvestiti nella formazione del personale”.
A questo punto è intervenuto il consigliere comunale del Pd Giuseppe Bizzi che ha riconosciuto l’alta qualità dei servizi di ParmaInfanzia (come sostenuto anche dalla stessa Roberti) “che non è mai stata messa da noi in discussione a differenza del M5S che nel suo programma elettorale aveva previsto la chiusura di Parma06”. Il problema, prosegue Bizzi, “è il pluralismo dell’offerta”.
Si è poi aperto il dibattito, nel quale il tema dei bambini è scomparso al punto che un paio di interventi si sono persino spinti a sostenere che “la qualità dei servizi educativi non si deve misurare dal gradimento delle famiglie ma dalla soddisfazione degli insegnanti. La soddisfazione degli insegnanti incide sulla qualità”. Gli interventi critici su ParmaInfanzia si sono quindi rivolti al contratto nazionale della cooperazione che prevede compensi più bassi per i cooperatori rispetto a quelli dei dipendenti pubblici, e “ciò rende economicamente più vantaggioso per il Comune la gestione di ParmaInfanzia. Ma non è giusto che chi svolge la stessa mansione con la stessa qualità del pubblico percepisca anche 300 euro al mese di meno”.
E così alla fine sono proprio i sindacati Cgil, Cisl e Uil a finire sul banco degli imputati: “La prossima volta dobbiamo mettere al tavolo chi ha firmato quel contratto nazionale della cooperazione, li vogliamo vedere in faccia e vogliamo mettere in discussione quello che hanno firmato” annuncia un sindacalista di base strappando qualche applauso e chiudendo la serata.

PrD

lombatti_mar24