Al fianco degli “ultimi” con la Comunità di Sant’Egidio di Parma. INTERVISTA – Scaltriti: “Abbiamo bisogno di volontari per servire il nostro pranzo di Natale con i poveri”

Sono 50 i volontari della Comunità di Sant’Egidio di Parma che ha sede in Oltretorrente nella Chiesa di Santa Caterina, nel omonimo borgo, tra piazzale Rondani e via Bixio. In città il gruppo si è formato nel 1991 fra studenti delle scuole superiori, poi il nucleo negli anni si è ingrandito sempre più con l’obiettivo di aiutare i più poveri. Poveri che, secondo il Rapporto della Caritas presentato recentemente, erano 32.000 nel 2018 (la mensa ha accolto 1000 persone in più rispetto il 2017).

Abbiamo parlato delle attività del Centro e dei bisogni degli “ultimi” con Bruno Scaltriti, insegnante di sostegno, responsabile della Comunità di Parma.

Quali attività svolgete?

Ci occupiamo dei senza dimora, distribuendo alimenti il lunedì in stazione e, in questo periodo, anche coperte o abiti pesanti, abbiamo quattro doposcuola due alle medie e due alle elementari, durante i quali aiutiamo i bambini e i ragazzi nello studio. Poi facciamo animazione e portiamo gli anziani ospiti delle case di riposo Villa Parma e XXV Aprile in vacanza. Infine, quest’anno abbiamo aperto una scuola di lingua e cultura italiana per i cittadini immigrati.

Come sovvenzionate le vostre attività?
Riceviamo donazioni sia in denaro che in beni o in cibo, partecipiamo ai bandi della Fondazione Cariparma e mettiamo in comune parte del nostro tempo libero e del nostro denaro per portare avanti i progetti.

Cosa vi chiedono le persone che incontrate?
Soprattutto un lavoro e una casa. Ma anche di poter domiciliare qui la posta o di stampare curriculum, o indicazioni su dove farsi visitare, frequentemente i senza tetto hanno problemi di salute.

Chi si rivolge alla Comunità di Sant’Egidio?
Abbiamo un centinaio di persone che abitualmente vengono a prendere il cibo in stazione il lunedì, non tutti stanno per strada, alcuni una casa ce l’hanno, magari in condivisione, ma sono in situazione di estrema povertà e fanno fatica a fare la spesa. In media sono immigrati oppure italiani fra i 50 e i 60 anni che hanno perso il lavoro e che a quell’età fanno fatica a trovarne uno nuovo, spesso sono ex lavoratori nell’ambito delle costruzioni, facevano lavori pesanti che non riescono più a fare. Poi ci sono i giovanissimi con problemi di dipendenza. L’alcolismo purtroppo è un comune denominatore. Solo per uno su 100 è una scelta vivere così e non sono nemmeno sicuro che non sia una scelta condizionata. L’unica persona che mi ha confessato di preferire vivere libera prima si era separato dalla moglie, poi aveva perso il lavoro e la casa, infine la depressione. Non so quanto si possano chiamare “scelte” queste. Poi abbiamo alcune famiglie che vengono in sede a prendere i nostri pacchi alimentari, avendo figli evitano la stazione il lunedì sera.

Sembra un pericoloso circolo vizioso, voi cosa fate per interromperlo?
Cerchiamo di stimolare l’autostima in ogni persona, coltivando rapporti di amicizia, anche dando loro l’opportunità per stare in mezzo agli altri, creando occasione d’incontro così da non perdere totalmente le buone maniere del vivere civile. Un esempio sono i pranzi che facciamo a Natale, aperti a tutti, in tre punti della città perché la nostra chiesa può contenere un numero limitato di persone.

Voi volontari della Comunità di Sant’Egidio cosa chiedete alle istituzioni?
Il problema principale riguarda le abitazioni. Paradossalmente anche chi ha il lavoro a volte non ha una casa. Succede per esempio ai ragazzi immigrati che escono dagli Sprar. Hanno fatto il loro percorso di inserimento e quando il progetto si conclude hanno un lavoro ma non un posto dove andare. Un’altra cosa importante sarebbe avere criteri meno restrittivi per l’ingresso nei dormitori, almeno nei casi di emergenza. Il fatto che ci siano tante restrizioni fa sì che diverse persone siano costrette a dormire sotto i ponti. E andiamo verso la stagione fredda.

Eppure Parma è una città ricca.
Nel Rapporto sulla povertà presentato da Caritas è emerso che la nostra città ha un reddito pro capite superiore alla media regionale, ma anche le diseguaglianze sono maggiori rispetto alla media. Qui si vive bene, ci sono tanti servizi, ma dovremmo sforzarci di più di non lasciare indietro nessuno. Forse potremmo mettere da parte un po’ del nostro egoismo e aiutare gli altri: è una cosa che ci riempie e ci rende la vita migliore.

Quale è stata la sua soddisfazione più grande durante il suo lavoro di volontario?
Ritrovare un giovane ragazzo che avevamo aiutato per molto tempo e che non vedevamo da un po’: stava lavorando come cameriere in una pizzeria. Mi chiedevo che fine avesse fatto, è stato molto bello saperlo al sicuro e fuori dai problemi. Recentemente poi, una famiglia che abbiamo sostenuto ci ha definito “angeli custodi”. Oppure mi commuovono le reazioni degli anziani che andiamo a trovare nelle case protette: sono felici di vederci e spesso ci confessano che siamo le uniche visite che ricevono.

Un appello alla città?
Abbiamo bisogno di volontari per preparare e servire il pranzo di Natale e anche di regali per gli ospiti, sia adulti che bambini. Poi il prossimo 14 dicembre faremo un mercatino durante il quale venderemo giochi usati in buono stato che raccoglieremo nei giorni precedenti, qui nella nostra sede, dal 4 all’11 dicembre dalle 15 alle 17. Chi fosse interessato a partecipare a queste iniziative ci può contattarci via mail all’indirizzo santegidio.parma@gmail.com.

Tatiana Cogo

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