Asp Fidenza fa il bilancio sull’emergenza Covid: “Abbiamo affrontato un urto enorme”

Quattro Case Residenze Anziani nel distretto, 150 lavoratori, 234 ospiti all’inizio dell’emergenza Covid e “un urto enorme da affrontare”, gestito con il reperimento in totale autonomia rispetto al sistema regionale di un numero sbalorditivo di Dispositivi di Protezione Individuale (70.000 euro investiti, altre decine di migliaia di euro di ordini in arrivo oltre ai materiali donati da una lunga serie di benefattori) e spesso prendendo decisioni per stare un passo avanti rispetto al virus, “anticipando le disposizioni dei diversi Decreti governativi e le ordinanze della Regione” e mettendo nero su bianco già il 19 marzo l’esigenza di tamponi a tappeto su lavoratori e ospiti.

E’ quanto scritto nel verbale dell’Assemblea dei Soci di Asp Distretto di Fidenza che traccia un importante bilancio del lavoro svolto dall’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona sulle Cra di Fidenza, San Secondo P.se, Noceto e Sissa Trecasali. Documento siglato dai Comuni di Fidenza, Salsomaggiore, Noceto, San Secondo P.se, Sissa-Trecasali, Fontanellato, Fontevivo, Roccabianca, Soragna, Polesine Zibello e dal Presidente del Cda di Asp, Massimiliano Franzoni. Documento che si apre con un sentito ringraziamento ai lavoratori di Asp e alla Direzione aziendale, protagonista di un raccordo informativo costante con i Comuni anche nei giorni più duri della crisi.

DUE RICHIESTE FORTI ALLE AUTORITA’ SANITARIE
I soci di Asp avanzano due richieste forti e attualissime alle autorità sanitarie: fare quanto prima “una campagna di tamponi e/o esami sierologici” per i 150 operatori delle strutture. Gli stessi tamponi che Asp richiese “a tappeto” per lavoratori e ospiti con una lettera ufficiale del 19 marzo, rimasta senza riscontro da parte delle istituzioni sanitarie.
La seconda richiesta alle medesime istituzioni domanda “percorsi chiari per il rientro nelle Case Residenza dei pazienti dimessi dall’Ospedale” e per l’ingresso di nuovi ospiti del distretto.

LA SICUREZZA DEI LUOGHI E DEL LAVORO
Un’analisi efficace va ricollocata nel tempo. Il 21 febbraio scoppia il caso Codogno e mentre tutto il Paese cerca il paziente zero, Asp in raccordo con i Sindaci già tre giorni dopo (24 febbraio) ordina la chiusura dei Centri Diurni e a stretto giro dispone il blocco degli ingressi per famiglie e volontari nelle Cra, anticipando il provvedimento analogo della Regione che giungerà il 9 marzo, attraverso una ordinanza. La sicurezza del lavoro per le 150 persone circa che operano nelle quattro strutture protette e per tutti gli ospiti diventa subito IL tema. Dal Presidente a tutto il team Asp insieme al supporto dei Sindaci l’azienda fa il giro del mondo scovando mascherine, gel e altre attrezzature ormai introvabili in Italia nella prima fase di picco dell’emergenza.
L’Assemblea dei Soci riporta minuziosamente cosa c’era in magazzino prima del 21 febbraio e cosa è arrivato per gestire la battaglia contro il Covid. Da 1.500 mascherine chirurgiche Asp è passata a 8.850. Da zero (0) mascherine Ffp2 l’azienda è passata a 7.350. Zero erano i calzari, ora sono 6.000, gli sterilizzatori sono raddoppiati (da 2 a 4), i concentratori di ossigeno da 9 sono balzati a 10 con altri sei in arrivo. Il gel disinfettante era stoccato per 387 litri, ora Asp ne ha 637 litri. Gli occhiali di sicurezza ora sono 420 paia, a fronte dei 40 pre emergenza.
Materiali acquistati con 70.000 euro oltre ad altre decine di migliaia di euro in ordini che stanno per essere evasi. E poi la solidarietà dei benefattori. Tanti. Che i soci di Asp ringraziano in modo non banale.

234 OSPITI, 23 I DECESSI
Complessivamente su 234 ospiti delle strutture Asp sono decedute 23 persone, con una percentuale del 10% (8 decessi con tampone Covid positivo e altri 15 decessi non certificati Covid presentavano sintomatologie affini). Un dato che incrocia il punto centrale di una lotta intrapresa con il Covid in strutture sigillate rispetto all’esterno ma nelle quali non è stato possibile contare sui tamponi richiesti il 19 marzo per ospiti e lavoratori.

COME SI E’ ROTTA LA CATENA DEI CONTAGI
Dentro alle strutture è stato predisposto l’isolamento dei pazienti sintomatici, sono stati formati i dipendenti all’uso dei dpi e soprattutto sono stati forniti i dpi stessi. Si è attuato lo sporzionamento dei pasti serviti nelle camere (non più in mensa) con materiale monouso. E poi è stata maggiorata la sanificazione dei locali, attuata una gestione della lavanderia anche in questo con misure identiche a quelle degli ospedali covid. In accordo con l’Igiene pubblica, dove necessario sono stati creati dei nuclei covid separati dal resto della struttura. Fondamentale il confronto costante con “i gestori della cooperazione sia nell’area anziani che disabili”, ai quali Asp ha anche fornito gli strumenti di sicurezza richiesti e con i quali si “sono costruite rapidamente le risposte” per non interrompere i servizi.

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