“Baciami ancora”

confartigianatomaggio

29/01/2009

Carlo e Giulia si sono amati e odiati e traditi e ora, separati, condividono la figlia Sveva. Giulia ha un nuovo compagno, un attore, mentre Carlo ha tante donne e poco amore. Marco e la moglie hanno inseguito disperatamente il desiderio di un figlio e da quel fantasma si sono lasciati corrodere.
Livia ha cresciuto Matteo da sola, Alberto ha perseguito l’indipendenza affettiva, Paolo è passato da una dipendenza ad un’altra. Il ritorno a Roma di Adriano, il padre di Matteo, dopo quasi dieci anni, li riunisce e li riporta alla fontana dei desideri, ma non c’è più acqua: o la si riempie o ci si schianta al suolo.
Dieci anni fa, L’Ultimo Bacio irrompeva sulla scena cinematografica italiana risollevandone le sorti al botteghino ma soprattutto proponendosi come uno specchio delle brame e dei tentennamenti dei trentenni, a cui la maturità pareva porre le sue richieste anzitempo; scomoda, insoddisfacente, liberticida.
Il film movimentava le acque e, forse, le coscienze, con la sua macchina da presa mai ferma e il suo protagonista sempre in corsa, per non lasciarsi sfuggire questo, per riprendere quello, per battersi sul tempo prima e per recuperarlo poi.
Oggi Carlo è esaurito. È stressato, dice il film, ma forse anche svuotato come personaggio, sacrificato a un destino di contenitore della “storia di tutte le storie d’amore”, come recita la tag-line di promozione di Baciami Ancora.
Ciò non significa che Muccino non racconti quello che conosce, al contrario: fedele alla rappresentazione di un milieu borghese, pacificato con se stesso e consapevole, non cerca l’eccezionale ma racconta la norma con un’eccezionalità di tono, non solo vocale. Perché allora non plaudire a chi ci dice come siamo e ci mette addirittura su uno schermo per dirci quanto siamo normali nelle nostre stranezze, quanto buffi e disperati, e quanto ogni errore è riparabile, se lo vogliamo veramente, perché tutto è possibile? Perché non è vero, cioè non lo è qui.
Nel film di Muccino non c’è vera libertà di scelta, si corre e si suda sul tragitto senza sbocco di un tapis roulant e il battito cardiaco accelera sì, ma per claustrofobia. Baciami Ancora è cinema del ritorno, del falso movimento, che va benissimo finché non si spaccia per cinema della possibilità o della verità.
Dell’oggi, della famiglia ampiamente intesa, della dinamica amorosa, Muccino racconta il volto esteriore, ne istoria e colora magistralmente la facciata, non si appella agli scherzi del destino o del caso, come farebbe magari un copione corale francese, nemmeno nella vicenda di Favino, apparentemente la più coraggiosa; non solleva le lenzuola (sono già stese, come sipari innocenti sul terrazzo di Come te nessuno mai), non ci dice i gesti privati, precisi, individuali, del dolore e della sorpresa; ha tutti gli strumenti per fare il cinema ma non guarda attraverso il suo filtro.




(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
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