Casa della Cultura, la risposta di Buzzi

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15/09/2010
h.18.00

In merito alla polemica sollevata da tre capigruppo di opposizione circa la realizzazione della nuova Casa della Cultura all’ex Csac, il Vicesindaco Paolo Buzzi precisa quanto segue:
Per l’ennesima volta mi trovo a dover replicare alle inesattezze ed alla superficialità con la quale l’opposizione consiliare del Comune di Parma svolge il proprio ruolo.
Con riferimento alla richiamata delibera della Giunta Comunale, parlano di un nuovo impegno finanziario da parte del Comune per la realizzazione della Casa della Cultura. Basterebbe conoscere un po’ la storia di questa città per comprendere come tale deliberazione non rappresenta affatto un impegno nuovo, ma la realizzazione di un impegno assunto il 30 ottobre 2004 nella convenzione fra il Comune di Parma e la Pasubio spa. Nella convenzione si stabilisce che la società si impegna ad acquisire l’edifico (ex Csac), a fronte dell’impegno del Comune di affrontare i due terzi della spesa relativa, ed a progettare e realizzare a proprie cure e spese l’intervento di recupero dell’edificio cedendolo gratuitamente al Comune, unitamente alle opere di urbanizzazione. Inoltre, nella convenzione viene anche stabilito che, qualora in sede di approvazione del progetto di recupero dell’edificio vengano definiti costi di realizzazione dell’intervento di importo superiore, il Comune si impegna a finanziare la differenza, trasferendo alla società le risorse finanziarie necessarie, trattandosi di un’opera pubblica. Detto questo, è evidente che il Comune non si trova di fronte a nessuna nuova spesa, ma all’attuazione di una convenzione che risale al 2004.
Per quanto concerne la ripartizione dei diversi versamenti che il Comune effettuerà alla società, ciò è semplicemente dovuto al fatto che tali pagamenti conseguono allo stato di avanzamento dei lavori, come accade quando si tratta di realizzare opere pubbliche. E’ per questo motivo che non c’è nessun tentativo di scaricare gli effetti sulle amministrazioni future, ma semplicemente una buona pratica amministrativa adottata da questa Giunta.
In riferimento alla realizzazione della Casa della Cultura, stando alle affermazioni dell’opposizione vediamo che la stessa, in base a non ben chiarite priorità, ignorerebbe il recupero dell’ex Csac, lasciando un’incompiuta così importante all’interno di un comparto che verrà completamente riqualificato. Ma c’è di più: i tre capigruppo evidentemente non sanno che cosa conterrà la Casa della Cultura: il nuovo teatro Lenz, un laboratorio per le attività audiovisive, un laboratorio per le attività fotografiche, una caffè letterario ed un auditorium utilizzabile anche dal quartiere come sala civica.. Tutto questo in nome di quella socialità diffusa che sta a cuore a questa amministrazione, ma che evidentemente l’opposizione giudica non servire a questa città.
Sorvolo sulle altre amenità, che non meritano commento, per soffermarmi sull’affermazione secondo la quale “il Comune di Parma non è più in grado di pagare le imprese appaltatrici”, perché dicendo questo dimostrano di non comprendere – nonostante i ripetuti tentativi da parte nostra – che cosa sia il Patto di Stabilità. Infatti, ci troviamo nella paradossale situazione di avere un’enorme disponibilità finanziaria, ma di non poterla spendere, per i limiti stessi dettati dal Patto, e questa è una condizione che riguarda tutti gli enti locali territoriali. In proposito, il Comune si è attivato per far fronte agli impegni assunti attraverso il meccanismo della cessione di crediti maturati, come da delibera di Giunta Municipale numero 1185 del 10 settembre 2010. E’ doveroso poi ricordare che, nell’ambito di circa 20 gare d’appalto per interventi importanti bandite negli ultimi tempi, soltanto una è andata deserta, per fisiologici motivi legati al mercato immobiliare. Questo caso, è giusto dirlo, è una conseguenza dell’attivismo nell’ambito degli investimenti da parte del Comune.
Da ultimo, mi sento di suggerire un consiglio ai capigruppo scriventi: interessino pure i Revisori e la Corte dei Conti, dato che ormai hanno delegato il loro ruolo politico ad uffici esterni, ma almeno che leggano bene gli atti, in modo da evitare l’ennesima brutta figura
”.

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